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UN PREMIO PER QUESTO BLOG: LIEBSTER AWARD

DA......


UN PREMIO PER ME: LIEBSTER AWARD



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RINGRAZIO DI CUORE  HOBBYSIMO per aver scelto Il mio mondo della lettura, tra gli altri due BLOG dell'iniziativa, per assegnarmi questo PRIMO RICONOSCIMENTO !!!
 Lo ritiro con piacere e

  • LA RINGRAZIO CON QUESTO POST 
  • rispondo ad una serie di domande per  farmi conoscere meglio
  • assegno  il premio ad altri blog

QUI LE MIE RISPOSTE:

-Qual è il progetto a cui hai lavorato e al quale tieni di più?
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CONVEGNO D'AUTUNNO  -TODI - 
Il Convegno proposto dal Comune di Todi e dall’Associazione Culturale VerdeTodi, si è proposto di mettere al centro dell’attenzione il tema della “Città Sostenibile” cui vanno di pari passo la tutela della Salute (benessere psico-fisico), la Tutela dell’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile della Città e del Territorio e, al contempo, di svilupparlo in modo multidisciplinare di fronte ad un Pubblico molto eterogeneo e partecipativo.
Comitato Scientifico:
Dott.ssa Gioia Maria Campolo, Pediatra- Allergologo-Immunologo Clinico
Dott. Maurizio Brugnetta M.M.G. Cardiologo
Dott. Giovanni Dominici M.M.G.

In un confronto produttivo tra Medici, Architetti , Urbanisti, Paesaggisti ed Operatori del settore Cultura e Turismo si sono cimentati Professionisti Tuderti e di altre Città Umbre con lo scopo di evidenziare le risorse esistenti e la loro salutistica utilizzazione per “Sostenere lo sviluppo della Città
 Per l'Evento ho preparato dei Segnalibro (QUI LE IMMAGINI) come gadget simbolo della Giornata




LA  LOCANDINA

...ed insieme a mia sorella ho partecipato alla Sezione pomeridiana con il  CONTRIBUTO : Il giardino e la sua storia - Il giardino è letteratura e la letteratura giardino

- Che progetti hai per il futuro?
Vivere serenamente questo periodo che mi porta a compiere ...un po' di annetti !!!   L'essenziale è comunque stare in salute, augurare una buona vita per i FIGLIOLONI ( TRE: MATTEO MARCO GIULIO)e per Vito con cui condivido il cammino da lunga pezza!!

-Se avessi un progetto, una collaborazione, con chi vorresti farla?
A me piace collaborare e  chiunque mi proponesse un progetto realativo alle mie capacità e competenze....sarebbe ben accetto...

- Meglio l'inverno o l'estate?
 Senza meno l'estate: vivere il mare passeggiare lungo la battigia con l'atmosfera di libertà che ti dà proprio la distesa d'acqua ...

- Riesci a ritagliare un pò di tempo da dedicare a te stessa?
Ora che sono in pensione da due anni (dopo lunga militanza come insegnante di Lettere) e da che i "miei ragazzi" hanno la loro casa, ho più tempo per  miei interessi che sono molteplici, non da ultimo usare il pc sia per comunicare che per informarmi e tenermi aggiornata.

- L'aggettivo che ti descrive maggiormente

Vulcanica...
 

- C'è una cosa che hai provato a fare ma proprio non ti riesce?

 Mi piacerebbe avere la tendenza innata per disegnare poiché l'arte mi piace, amo la musica e suono degli strumenti ma poter esprimere con il segno dim una matita o di un pennello delle sensazioni è il mio sogno...

-Meglio cane o gatto?

Da ragazzina avrei preferito un cagnolino, ora da anni in casa (e nel mio piccolo giardino) il GATTO e nella fattispecie Spike, un incrocio dal pelo bianco-grigio perla con occhi azzurri...

- Hai un sogno nel cassetto? Se sì, ti va di raccontarcelo?

Non è proprio un sogno nel cassetto ma un desiderio, quello di viaggiare per conoscere luoghi nuovi tradizioni e culture diverse 

- Preferisci creare in assoluto silenzio o in perfetta compagnia?

 Le mie "creazioni" grafiche al computer o quelle relative ai blog che curo non hanno bisogno di grande concentrazione (perché ho già pronto il progetto/materiale/immagini/testo ecc  anzi spesso chiedo consiglio a chi in quel momento "transita"  nei dintorni). Invece se mi siedo alla tastiera, allora ho bisogno di concentrazione...

PER IL  PREMIO  SEGNALO  QUESTI  BLOG

 - Laura Leotta ed il suo   ALOE VERA

- Innassia e il   Taccuino delle voci

- Genny di A me piace così

Buona giornata a tutti !!!




RICETTE TRADIZIONALI E LIBRI E FILM IN CUI LE RI-TROVIAMO # 6


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dal film    RATATOUILLE  

LA STORIA


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Remy è un topolino della campagna francese, ha la passione per le cose buone e il sogno di diventare un vero cuoco. Lascia la provincia per trasferirsi a Parigi, nei sotterranei di uno dei più importanti ristoranti della città, reso famoso dal grande chef Auguste Gusteau. Per Remy la vita è dura, ogni giorno rischia di prendersi un coltello nella schiena, un mestolo sulla testa, una forchetta su un orecchio, ma le cose sembrano cambiare quando Remy incontra lo sguattero Linguini e nell'aggiustare una sua zuppa crea un nuovo piatto che viene elogiato dai maggiori critici culinari di tutto il mondo.




OLTRE AD  innamorarsi del topino Remy  colpisce la scena nella quale il critico assaggia la ratatouille.. e   riaffiorano ricordi di quando era bimbo e la sua mamma gliela preparava... 
Ma allora mi sono domandata  " c'è qualcosa di diverso in quella ratatouille!"
Ho letto  che il consulente gastronomico del film di animazione Ratatouille è stato Thomas Keller (chef del French Laundry -Yountville, California-  e di un impero gastronomico  dal Per Se a New York alla catena Bouchon Backery)    e la ricetta tradizionale si trova anche nel suo libro con il nome "confit Byaldi",  un piatto inventato dallo chef Michel Guérardnel 1976 e divenuto noto attraverso lo chef Thomas Keller  nel film citato  senza friggere le verdure, togliendo i peperoni ed aggiungendo i funghi, nella versione di Keller vengono aggiunte due salse, una di peperoni
 
 e pomodoro, sul fondo e la vinaigrette in cima.
 
E' una ricetta che richiede pazienza e molto tempo.. sia nella preparazione che nella cottura.. però ne vale davvero la pena... la squisitezza delle verdure servite su quella specie di salsa di peperoni e condite con la vinaigrette ti ripaga della fatica!!!!!


 Ingredienti

Aglio 2-3 spicchi
Alloro 2 foglie
Cipolle 2 bianche
Melanzane 2 strette e lunghe
Peperoni 1 verde, 1 rosso
Pomodori 500 gr.
Zucchine 2 strette e lunghe
Sale
Pepe Olio di oliva extravergine 6 cucchiai

Basilico per guarnire




PROCEDIMENTO



Preriscaldate il forno a 180°. Sistemate su una teglia i peperoni tagliati a metà e SENZA  semi. Infornateli e fateli arrostire per circa 15 minuti, fino a quando la pelle si staccherà facilmente. Lasciateli raffreddare per poter togliere la pelle e tritateli finemente con un coltello.

Fate soffriggere a fiamma bassa lo scalogno tritato finemente e l’aglio in due cucchiai d’olio. Togliete l’aglio quando comincia a scurirsi e aggiungete i peperoni tritati. Fate rosolare il tutto per un minuto, aggiungete la polpa di pomodoro, salate e cuocete per circa 10 minuti mescolando e senza asciugare troppo la salsa. Aggiungete timo fresco  prima di spegnere la fiamma e lasciate riposare qualche minuto.

Lavate le verdure e tagliatele a rondelle sottili. Ungete una pirofila da forno e stendete uno strato di salsa di peperoni sul fondo, conservandone 4 cucchiai in una ciotola. Disponete le verdure sulla salsa alternando rondelle di zucchine, melanzane, pomodori e zucca gialla come nella foto.

Preparate una vinaigrette con olio, sale e timo fresco poco aceto balsamico  e versatela sulle verdure. Con un foglio di carta da forno ricoprite interamente la pirofila e infornatela per 60 minuti a 160°. Successivamente togliete la carta da forno e rimettete la pirofila in forno per altri 15 minuti.

Disponete le verdure sul piatto stando attenti a non rompere le rondelle. Decorate con un cucchiaio della salsa ai peperoni che avete messo da parte e un rametto di timo fresco.



IL CONSIGLIO DELLO CHEF


Potete servire la Ratatouille come antipasto oppure come contorno per accompagnare del pesce grigliato. Potete anche servirla come piatto a sè stante accompagnandola con riso o pane abbrustolito.



 












INIZIATIVA-CONTEST CON LE RICETTE TRADIZIONALI E LIBRI E FILM IN CUI LE RI-TROVIAMO #7,

PER CHI SEGUE QUESTA MIA INIZIATIVA: HO PROROGATO IL TERMINE ALLA FINE DI GENNAIO PER DARE L'OPPORTUNITA' AD ALTRI, INTERESSATI ALLA RICERCA E RACCOLTA,  DI INSERIRE IN QUESTO CONTEST RICETTE TRADIZIONALI TROVATE IN LIBRI ROMANZI FILM O MEMORIE FAMILIARI..


QUESTO  LOGO INSERITELO NEL VOSTRO BLOG COME SEGNO DI CONDIVISIONE DEL CONTEST

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LOGO DELL' INIZIATIVA....
ED ORA VENIAMO AD ALTRI CONTRIBUTI CHE STANNO ARRIVANDO A VALANGA....


Da Il coniglio mannaro:" Di Nonne, cipolle..." 

Una storia vera. E saporita.  

"La piccola cucina è inondata di sole.
E’ la luce dorata, discreta e soffusa, di una giornata gelida d’inverno, in cui anche il sole si copre di soffici nuvole, come se persino lui soffrisse il freddo.
Arriccio il naso, lo sguardo va ai fornelli dove borbotta  un plotone di pignatte e tegami; quelli grossi, da guerra, che raramente vedono il mondo fuori dal proprio ripostiglio.
Annuso gli effluvi che salgono lenti dalle mutevoli superfici di cottura, dove interfacce di composite miscele organiche gorgogliano, ribollono, gemmano in vescicole viscose, da cui  traboccano con liquidi schiamazzi le vaporose risultanze delle energie convettive sottostanti.
Il piccolo laboratorio biochimico del mio organo olfattivo si dimostra all’altezza dei millenni di perfezionamenti a cui l’evoluzione l’ha sottoposto, restituendomi l’ordinato rapporto analitico delle impronte odorose di un vasto connubio di ortaggi.!
Zuppa di cipolle 
 
Per apprezzare il gusto ed il sapore di un tempo, quello delle tavole apparecchiate in maniera rustica, ecco la classica ricetta della nonna: la zuppa di cipolle. Proprio dalla tradizione contadina, la zuppa   è arrivata sulle nostre tavole anche se alcuni storceranno il naso.
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COME SI PREPARA? COSA SERVE per un'ottima zuppa di cipolle della tradizione italiana.

Ingredienti per  4 persone
  • 600 g di cipolle bianche
  • 1 litro di brodo vegetale
  • qualche foglia di salvia
  • un bicchiere d'acqua
  • 2 cucchiai di farina
  • sale e pepe, olio extra vergine di oliva
  •  pane da abbrustolire per fare i crostini
  • 3  fettine di formaggio (fontina o emmenthal)
Procedimento 

Innanzitutto scegliere  cipolle dal sapore più delicato, magari quelle piccoline e schiacciate. Sbucciarle degli strati esteriori, lavarle bene, tagliarle a fettine molto sottili. Mettere sul fuoco un tegame con dell'olio e circa 10 cl di acqua,  quando si scalda, aggiungere le  cipolle. Si deve ottenere una sorta di stufato di cipolle, lasciare cuocere per circa un quarto d'ora coprendo con coperchio, aggiungere    foglie di salvia, e aggiustare di sale e pepe. Intanto  preparare in un tegame a parte del brodo vegetale, con i classici odori, e lasciare bollire. Dopo circa 15 minuti di cottura, mettere un paio di cucchiai di farina e  mescolare per bene,  coprire con il brodo bollente. Lasciare cuocere per altri 50 minuti circa: la zuppa di cipolle è praticamente fatta.
  

Per aggiungere alla zuppa di cipolle un gusto forte e corposo, mettere sul fondo dei piatti dove si verserà,  delle fette di pane tostato con formaggio grattugiato  oppure mettere direttamente le fettine (cone  sottilette) sul pane. Versare  infine la zuppa di cipolle nella scodella, aggiungere un filo di olio, sale e pepe.


 

UN CONTRIBUTO D'ECCELLENZA: FOSCO MARAINI PER RICETTE TRADIZIONALI E LIBRI E FILM IN CUI LE RI-TROVIAMO 8


IL CONTRIBUTO DA....

  Il coniglio mannaro 

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...  quella parte di ognuno di noi che si è persa in un posto magico e guarda da lontano il nostro mondo e la sua luna. Continua a raccontare storie fantastiche e frammenti di sogni, a volte fingendo di voler tornare indietro.

Di Nonne, cipolle e....aldeidi leggere

Il breve racconto, oltre che partecipare al 34° Carnevale della Chimica da Leonardo Petrillo, è tratto da una storia vera. E saporita.  

"La piccola cucina è inondata di sole.
E’ la luce dorata, discreta e soffusa, di una giornata gelida d’inverno, in cui anche il sole si copre di soffici nuvole, come se persino lui soffrisse il freddo.
Arriccio il naso, lo sguardo va ai fornelli dove borbotta  un plotone di pignatte e tegami; quelli grossi, da guerra, che raramente vedono il mondo fuori dal proprio ripostiglio.
Annuso gli effluvi che salgono lenti dalle mutevoli superfici di cottura, dove interfacce di composite miscele organiche gorgogliano, ribollono, gemmano in vescicole viscose, da cui  traboccano con liquidi schiamazzi le vaporose risultanze delle energie convettive sottostanti.
Il piccolo laboratorio biochimico del mio organo olfattivo si dimostra all’altezza dei millenni di perfezionamenti a cui l’evoluzione l’ha sottoposto, restituendomi l’ordinato rapporto analitico delle impronte odorose di un vasto connubio di ortaggi."
 

Trancio di Maialino  in casseruola

 Per 6 persone.
 
 1/2 kg di fesa di maiale
3 scalogni2 noci di burro
Succo di 1 limone
80 gr di pangrattato
Una manciata di prezzemolo
Timo e rosmarino
Sale e pepe

PROCEDIMENTO

Tagliare gli scalogni e rosolarli  nel burro per 10 minuti. Aggiungere il prezzemolo tritato, il succo del limone, sale, pepe e pangrattato. Mescolare  tutti gli ingredienti e lasciar  raffreddare. Incidere la carne internamente in modo da poterla farcire. Riempirla  con il composto.Tritare insieme timo, rosmarino e un pò di sale e pepe. Massaggiare esternamente la carne con questo trito.Scaldare un grosso tegame  con un filo d'olio e rosolare l'arrosto su tutti i lati.
Disporlo  su una teglia da forno e cuocere a forno preriscaldato a 180° per un'ora circa.
Tagliare a fette non troppo sottili e servire. 
 

Con l'omaggio a  Fosco Maraini e la sua “Gnosi delle Fanfole”

Banate un tronfo di maiale grongo, di grossa frammassa
Forbitelo di odorastre, gramitelo di sale e maratelo col vino trefotto, finché è locchio.
In una casseruola strafossola, trimite una cipollona in grighi piccoli. Fate sgrattevolare nell’olio, gruvate di sale e fistrine.
Morate la carne borra, lasciando sfrettolare da tutti i lati, finché stremola tutta e frungolisce bene.
Poi remolate il fuoco, lemettate con il vino e stipettate un coperchio grongo, lasciando recolare finché sbollotta piano.
Ripollate per due ore, sollinando di tanto in tanto finché il poppolo si sfella. Poi coffelate a tavola, ben prunito e reguroso. Col vino trefotto.


APPROFONDIMENTO LETTERARIO DA  POPINGA ...

"La Gnosi delle Fànfole di Fosco Maraini, 
 
  
 
la straordinaria raccolta di poesie scritte in una lingua “composta di termini privi di senso se non per quello, obliquo, conferito ad essi dal loro stesso suono”, è stato il primo esempio italiano di “poesia metasemantica”. Maraini ha pubblicato questo piccolo capolavoro nel 1994, ma ci ha lavorato per almeno due decenni, con il minuzioso metodo di continua insoddisfazione, revisione, correzione, limatura e controllo che caratterizza i grandi poeti, quasi mai “ispirati” al punto da scrivere di getto versi immortali. In realtà, prima del 1994 sono comparsi qua e là sulle riviste letterarie e nelle raccolte collettive ed individuali alcuni esempi di poesie composte interamente o parzialmente con parole inventate, per cui il mio giudizio iniziale andrebbe in parte rivisto: Maraini ha portato a compimento artistico un’idea che era nell’aria in quegli anni di grande sperimentazione e, ancor prima, dai tempi dello Zang Tumb Tuum di Marinetti e dei futuristi. La cosa non deve stupire: i poeti sono, chi più chi meno, onomaturghi, inventori di parole, e, anche quando non ne inventano di nuove, sanno conferire a quelle vecchie nuovi significati e, attraverso il loro accostamento, aprire nuove prospettive da cui guardare dentro il mondo e noi stessi".




DIRETTAMENTE DALLA PUGLIA, DA UNA SIMPATICA ED ENERGICA "ZIA TERESA", DA UNA FAMIGLIA TRADIZIONALE UNA RICETTA REGIONALE # 9

ULTIMA DOMENICA D'AVVENTO..E COME NON FESTEGGIARLO CON UN PIATTO CHE ARRIVA DALLA RIDENTE E GENEROSA PUGLIA ??!!


"Orecchiette" perchè hanno questo nome,  ci chiediamo noi PROFANI !!
Perché  hanno la forma di piccole orecchie, più grandi, come si fanno  dalle parti di Brindisi,  con farina integrale, dette recch d'i prevt , orecchie del prete. 
Mentre a  Bari troviamo l' strascinaet, soprattutto quando restano piatte, senza la forma concava, infine presso le zone di Taranto,  le chiancarelle.



In Inglese Fresh pasta from Apulia
In  Francese Pâtes fraîches des Pouilles
In Spagnolo  Pasta fresca de la región Puglia
In Tedesco Frische Nudeln aus Apulien
  
Chi sarà stato a lavorare farina o semola con acqua dando una forma così particolare a piccoli pezzi dell'impasto?
Non si hanno  testimonianze certe  ed  anche per le orecchiette girano “voci” diverse riguardo la loro provenienza. La tesi che più piace ai Baresi è quella che testimonia  in città la presenza delle orecchiette  già nel '500, secondo un testamento in cui il titolare di un panificio lasciava il negozio a sua figlia al pari di una dote data l'abilità della fanciulla nel fare questo tipo di pasta, le orecchiette.

Gli antichi Romani sembra abbiano  contribuito a tramandare questo tipo di impasto   con le “lixulae”(1) , forse lontane parenti delle orecchiette, lavorate a mano, impastando farina e acqua, di forma concava, insaporite con formaggio.
Anche i Francesi, anzi gli abitanti della Provenza, nel Medioevo potrebbero aver inventato questo particolare  formato di pasta, lavorando semola di grano proveniente dal sud della Francia,  ancora oggi  uno dei più importanti Paesi produttori di grano duro.
La pasta si lasciava asciugare, anzi  “seccare” per evitare le  muffe durante il trasporto. Sarebbero stati poi i Conti di Provenza, dinastia D'Angiò, durante la dominazione in Puglia, intorno al '200, a far conoscere tale forma  di pasta dando  il  nome di orecchiette.



MIA SORELLA  CI OFFRE UN TRADIZIONALE  CONTRIBUTO DOC



 La ricetta di zia Teresa : orecchiette alla barese

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"Zia Teresa velocemente prepara la farina sul tavolo, aggiunge acqua e sale, impasta con perizia e altrettanto velocemente già vedi corti e tozzi spaghetti che poi con un fulmineo movimento del coltello diventano piccoli gnocchi: un leggero tocco con il dito indice e voilà ecco l’orecchietta delicata e al tempo stesso arcuata pronta ad accogliere il condimento. 
Questa donna di oltre ottanta anni, zia di mio marito, simpatica e piena di energia, ha un sogno nel cassetto: diventare uno chef! E me lo confessa come un segreto che non ha avuto mai il coraggio di confidare a nessuno. 
“Certamente lo saresti diventata – dico io , mentre finisce di arrotolare le orecchiette - in cucina sei un portento! Non è mai troppo tardi !”. Mi guarda con la speranza negli occhi, poi ritorna nella realtà e con un’espressione tipicamente barese mi dà il giusto consiglio per la buona riuscita di un buon piatto di orecchiette:” Scola la pasta aqquànne iè sòpe alla tenùte!”. “Cioè?” dico io. “La pasta deve essere non troppo cotta, ma un po' al dente”."

Ingredienti per due persone


500 g di cime di rapa
2 cucchiai di olio extravergine
2 spicchi di aglio
2 filetti di  acciuga sotto olio 
Peperoncino
160 g di pasta "orecchiette"


PROCEDIMENTO  

Pulire le cime di rapa prendendo fiori e foglie più teneri, lavarle con abbondante acqua fresca corrente, mettere a cuocere la verdura in molta acqua salata e scolarla nel piatto di portata. Far cuocere le orecchiette nella stessa acqua dove sono state cotte le verdure, mentre la pasta cuoce, in un pentolino, posto su un altro tegame più grande con acqua portata ad ebollizione, mettere le acciughe, l’aglio, l’olio ed il peperoncino cosicché i filetti si sfaldino al calore.  Scolare le orecchiette , versarle nel piatto di portata dove abbiamo sistemato la verdura, unire il contenuto del pentolino (olio, acciughe, aglio, peperoncino) ed amalgamare bene il tutto. Servire e, se si vuole, aggiungere una spolverata di pecorino o di ricotta “ascuante” formaggio tipico della Puglia


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  • (1)da Ilaria Roglieri

    La nascita delle orecchiette è avvolta nel mistero. Il poeta latino Varrone parla delle lixulae, un tipo di pasta a forma rotonda con il centro concavo ottenuta con farina, acqua.
    Nel Medioevo, nella zona provenzale, si produceva una pasta simile alle orecchiette, le crosets. Con il grano duro si lavorava una pasta piuttosto spessa, che veniva tagliata in dischi dal diametro irregolare, incavati con la pressione del pollice al centro.
    Alcune fonti attribuiscono alla Napoli duecentesca dei d’Angiò Conti di Provenza, il merito di diffondere la pasta provenzale con il nome di orecchietta. Essi avevano tra i loro domini anche le terre di Puglia. Si hanno notizie anche intorno alla seconda metà del 1500 da Giambattista del Tufo, scrittore napoletano le cui opere sono ricchissime di notizie storiche sugli usi e costumi dell’Italia meridionale. Per la prima volta le orecchiette venivano descritte come prodotto tipico di Bari.
    Il nome da quel momento diventa “strascinate e maccheroni incavati di Bari”. Secondo la tradizione locale, la forma delle orecchiette sembra s’ispiri a quella dei tetti dei trulli.
    Attorno alla fine del ’500, negli archivi della chiesa di San Nicola a Bari fu ritrovato un documento con il quale un padre donava il panificio alla figlia. Nell’atto notarile si poteva anche leggere che la cosa più importante lasciata in dote matrimoniale era l’abilità della figlia di preparare le recchietedde.
    La semola è l’ingrediente principale delle orecchiette. È una farina di grano duro, più granulosa e ricca di glutine. Talvolta viene utilizzata la semola integrale, più grezza. Per preparare le orecchiette, la semola va impastata con acqua tiepida, in un rapporto di circa 1/3 rispetto al peso della farina. Alcune versioni della ricetta prevedono anche l’aggiunta di un uovo che rende l’impasto più “calloso”.
    La ricetta vuole così:
    Prendi la semola, fai il camino, mettici al centro l’acqua opportunamente salata e impasta fino a quando la semola non assorbe tutta l’acqua. Qualcuno ci mette pure una o due uova per rendere le orecchiette più callose.
    Dopo aver impastato, riunire la massa tutta insieme e, quando diventa liscia come il velluto, metterla da parte coperta da un piatto per non farla asciugare. Tagliarne un pezzo, impastarlo per bene e stenderlo con le mani finché non diventi un bastoncino lungo e sottile; più sottile è, e più piccole verrano le orecchiette.
    Dopodiché prendere il coltello e cominciare l’opera. E qui sta il segreto perché è una questione di dita, di come si muovono fra impasto, coltello e piano. Col coltello raschiare avanti e dietro il piano per renderlo rasposo così da far venire la pasta rugosa e non liscia.
    Prendere lo “sferre” con le due mani appoggiando sopra l’indice e il medio e sotto il pollice: tagliare un pezzo di mazza e tirare, facendo con i due indici un mezzo cerchio sopra il tocchetto così che l’orecchietta si rovesci direttamente sotto il coltello e non vada girata sul dito, come fanno quelle che non sono di Bari.
    Man mano che si fanno, mettere le orecchiette ad asciugare al sole.
    L’usanza vuole che le orecchiette per il ragù siano più piccole e preferibilmente secche, mentre quelle da fare con le cime di cavolo devono essere più grosse e fresche.
    Lo “sferre” è un coltello senza manico e non zigrinato, utilizzato per strascinare i pezzettini d’impasto sul tavolo. “U’ tavelidd” è invece un piano di legno su cui si lavora la pasta fresca. Più è usato e meglio funziona: infatti viene addirittura raschiato per conferire la tipica rugosità alle orecchiette.
    Le orecchiette hanno persino proprietà divinatorie. Per prevedere il sesso del nascituro, la futura madre era solita mettere nell’acqua bollente una recchietedde ed un pezzo di maccherone grosso detto zito. Al forte bollore, questi andavano su e gi nella pentola: se la donna vedeva salire a galla prima la recchietedde pronosticava che sarebbe nata una femmina. Se invece vedeva salire prima lo zito, sarebbe nato un maschio
    .
    Fonti:
    Signorile Vito, Ce se mange iòsce? Madonne ce ccròsce! Le tradizioni
    gastronomiche raccontate da un buongustaio, Gelso Rosso, Bari, 2008.
    Sbisà Nicola, Puglia in Tavola, Le ricette della tradizione, Adda, Bari, 2009

RICETTE E TRADIZIONI FAMILIARI #10: UN CONTRIBUTO DI ECCELLENZA

DA OGGI, ANTIVIGILIA DI NATALE, SI COMINCIA A MANGIARE DI MAGRO E CI SI PREPARA ALL'"ABBUFFATA" NATALIZIA !!

QUALE CONSIGLIO MIGLIORE PER PARTECIPARE AL  CONTEST...  

 LE RICETTE TRADIZIONALI  LIBRI FILM TRADIZIONI FAMILIARI... IN CUI LE RITROVIAMO...

...SE NON GUSTARE, IN TUTTI I SENSI, UN PIATTO VEGETARINO PRESENTATO IN MODO GUSTOSO E ORIGINALE DA SPARTACO ?


GIORNATA IN FAMIGLIA ....SEGUE LA RICETTA 

"Del broccolo strinato (per genitori ai fornelli e non)
Succede che a volte siamo a pranzo dai suoceri. Che, si può obiettare, se capita di domenica, in Italia, non è né insolito né degno di nota.
Ma intanto son lauti pasti, allietati da buona compagnia e passan via che è un piacere, che all’ora di andarsene ti dispiace, ci son poche domeniche e troppe robe con cui riempirle. E questa è una fortuna, non di tutti, di star bene a pranzo con i suoceri che ti dispiace andar via.
Poi ci sono i broccoli saltati di mia suocera.
Affidati alle sue cure, le verdi infiorescenze giungono in tavola proprio bene. Son cotte al punto, né troppo acquose, né troppo secche. Hanno un qualcosa a cui solo la prova diretta renderebbe giustizia, una composizione alchemica fra la tenera succosità della verdura e una consistenza carnosa, come di polpa ben rosolata. 
Per scoprirla il tatto, che nel palato abbonda, ti indica la via, ma ci voglion gli altri sensi per svelare il mistero.
Va individuata, come la singola nota in una sinfonia, una stilla aguzza di lieve amaro; ed un refolo di aroma, pungente di appena men che bruciato, dev’essere scovato con narici attente. Lo sguardo poi non mancherà di notare qualche punto in cui il broccolo, sorta di frattale, interrompe la sua natura ricorsiva e sempre uguale a sé stessa laddove il calore lo ha colpito, bruciacchiato, arrostito appena un po’.

Questo è il segreto, il cuore del mistero del broccolo strinato. Ciò che colpisce non è tanto scoprire che l’amata brassicacea, anzi che esserne rovinata, dall’eccesso di calore ne guadagna in sapore e consistenza.

Ma è apprendere che l’equilibrio perfetto, al netto degli anni ai fornelli, si raggiunge quando di loro ci si dimentica, e solo un po’.

Quando si lascia il tegame al suo destino, rivolgendo altrove l’attenzione, ad altre cure, ai fornelli o più in là.
Avendo però cura di tornare a vedere e non troppo tardi, di intervenire non quando ormai l’arrosto è già a tutto fumo. Si scoverà così l'attimo in cui il giusto mezzo si è raggiunto e non superato, l'eccesso di fiamma non è stato eccessivo, il broccolo è strinato, ma non incenerito. 
Oh che buona dritta per chi dovesse fare il genitore, quando i rampolli scalpitano e han voglia di toccar con mano un fuocherello che non promette buono.
Si lascian fare, per un po’. Si guarda da un’altra parte, qualche volta. Ma, prima che poi, si prende la padella per il manico e si da una bella rimescolata, rimettendo le cose al posto giusto.
Se si cucina bene, broccoli e figlioli si prendono qualche strinata. Ma una puntina, quel po’ di giusto, tanto appena che rimane e si ricorda.
E nella vita, come in cucina, difficilmente guasta." 


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INGREDIENTI PER 4 PERSONE

 2 KG di broccoli
|olio extravergine 2 cucchiai
succo di un limone
sale
peperoncino (facoltativo) 

PREPARAZIONE
  
Tagliate le cimette dei broccoli, lavatele benissimo e sgocciolatele.
Mettete i broccoli a bollire in una pentola con una moderata quantità di acqua salata, e disponendo in gambi a contatto con l'acqua.
Lasciate cuocere le verdure per circa 20 minuti, fino a quando i gambi saranno morbidi ma ancora croccanti. Scolate i broccoli e conditeli con un filo di olio evo, succo di limone e un pizzico di peperoncino.


 CONSIGLI DELLA BRAVA DONNA DI CASA !!!

Sembrerà strano che si scriva una lode per i broccoli lessi. In realtà, anche se possono non piacere a tutti, si tratta di un piatto leggero e sano: fanno bene e vale davvero la pena "costringersi" a mangiarli. Contengono glucorafanina che il nostro corpo rielabora nel composto sulforafano, con proprietà antagoniste allo sviluppo di cellule tumorali, funzionano contro il colesterolo, aiutano a combattere le allergie e le infiammazioni perchè sono ricchi di isotiocianati, ottimi antinfiammatori fitonutrienti, completamente naturali, contengono vitamina C, antiossidanti, aiutano nella perdita del peso perchè tengono basso il livello di zuccheri nel sangue, e hanno un forte potere depurativo. Insomma.....

Inoltre l' acqua di cottura si può utilizzare  per cuocere la pasta da condire con i broccoli, o per una minestra di verdure o un brodo vegetale.
Quando si cucinano le verdure lesse facciamo  attenzione, perchè molti degli elementi nutritivi possono finire nell’acqua di cottura, che poi in genere si butta via.  Ecco perchè, quando prepariamo i BROCCOLI LESSI meglio utilizzare meno acqua possibile e  tenere sotto controllo la cottura, non  più di venti minuti.  Se vogliamo  evitare la bollitura per conservare tutti i nutrienti, cuocere al vapore : usare anche due piatti zuppiere e porli con i broccoli su una pentola con acqua in ebollizione. I broccoli così cotti  hanno intatte tutte le proprietà

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STORIA

Conosciuto fin dall’antichità, il broccolo (Brassica oleracea), il cui  nome deriva da “brocco” ovvero il germoglio, è originario dell’Asia Minore. Questo ortaggio era considerato sacro dai Greci, i Romani loutilizzavano per curare le più svariate malattie e lo mangiavano crudo, prima dei banchetti, per aiutare l’organismo ad assorbire meglio l’alcool, mentre con le foglie pestate medicavano ulcerazioni e ferite.



Iniziative Blog, RICETTE TRADIZONALI E LIBRI E FILM IN CUI LE RI-TROVIAMO #11: CONTAMINAZIONE TRA BLOG

SIAMO AGLI SGOCCIOLI DEL 2013 E CONTINUIAMO A RICEVERE GLI ORIGINALI E FANTASTICI CONTRIBUTI PER QUESTA INIZIATIVA  ORGANIZZATA DA ME SU GOOGLE PLUS   


DA "IL TACCUINO DELLE VOCI"    Blog di Inassia Z   

UN SUGGESTIVO RIFERIMENTO A    Bella Notte 

BELLA NOTTE  

è dolce sognar
e lasciarsi cullar
nell'incanto della notte
le stelle d'or
con il loro splendor
sono gli occhi della notte
Sii vicino al tuo amore
e a te ti stringerà
la notte con la sua magia
quanti cuor unir saprà
è dolce sognar
e lasciarsi cullar
nell'incanto della notte
Dolce sognar
e lasciarsi cullar
nell'incanto della notte
le stelle d'or
con il loro splendor
sono gli occhi della notte
Sei vicino al tuo amore
e a te ti stringerà
La notte con la sua magia
quanti cuori unir saprà
è dolce sognar
e lasciarsi cullar
nell'incanto della notte 


…e si, il Natale è arrivato. Se non sapete che cosa cucinare anche nei giorni successivi , la curatrice del Blog Inassia Z,  una  giovane  sarda DOC, suggerisce il piatto: spaghetti bella notte. E’ la ricetta di Lilli e il Vagabondo tratto dal libro “Disney ricetteda fiaba. 101 ricette ispirate ai più bei film Disney” di Ira L. Meyer, a cura di Marcello Garofalo.  E'  un coloratissimo volume, pieno di foto e bozzetti inediti ma anche un manuale pratico di cucina. Finalmente gli irriducibili e golosi amanti dei fumetti  potranno prepararsi da soli questi proverbiali spaghetti con polpette di Lilli e il vagabondo, ed anche la crostata di uva spina di Biancaneve e i sette nani 

Ira L. Meyer, con un colpo magico  di bacchetta  ha ricreato  gli stessi piatti che i personaggi Disney gustano o cucinano nei film e nei cartoni animati. Ha mescolato  sapientemente aromi e sapori,  ha evocato le atmosfere incantate e le personalità dei protagonisti delle pellicole più amate dagli adulti e dai bambini di tutto il mondo. 101 originali ricette, appetitose e facili da preparare.
 

E  gli Spaghetti Bella notte sono  un piatto unico da accompagnare con un buon vino di annata. 


INGREDIENTI PER IL SUGO:
60 g d’olio d’oliva, 
4 spicchi d’aglio tritato, 
30 g di cipolla tritata, 
700 g di pomodori pelati, 
½ cucchiaino di sale e pepe,
 2 cucchiaini di zucchero, 
2 cucchiaini di prezzemolo tritato, 
10 foglie di basilico tritato
PROCEDIMENTO 
Scaldate l’olio in un tegame, aggiungete l’aglio e la cipolla e soffriggete fino a doratura. Schiacciate i pelati e aggiungeteli al soffritto. Portate a bollore e abbassate la fiamma. Aggiungete sale, pepe, zucchero e prezzemolo. Regolate di sale e cuocete a fuoco lento per 10 minuti. A fine cottura aggiungete il basilico.

INGREDIENTI PER LE POLPETTE: 

180 g di manzo magrissima, 
60 g di trita di maiale, 
60 g di vitello, 
120 g di mollica di pane fresca oppure 100 g di ricotta, 
60 g di latte, 
30 g di parmigiano grattugiato, 
sale e pepe a piacere, 
2 cucchiai di prezzemolo tritato, 
1 uovo, 
1 ½ di cucchiaio d’olio d’oliva, 
farina per infarinare le polpette. 

PROCEDIMENTO 
 
In una terrina mescolate le carni tritate. Unite la mollica di pane dopo averla fatta ammollare nel latte (oppure usate la ricotta), il parmigiano, il sale, il pepe, il prezzemolo, l’uovo e l’olio d’oliva. Amalgamate il tutto e formate delle piccole palline. Versate un filo d’olio in una padella. Quando sarà caldo mettete nella padella le polpette leggermente infarinate e lasciatele cuocere per 3 o 4 minuti.Intanto portate a bollore abbondante acqua salata. Fate cuocere 500 g di spaghetti al dente, scolateli e saltateli con il sugo per circa 1 minuto. Disponeteli in un piatto da portata e mettete sopra le polpette. A parte servite il parmigiano, il sugo per chi desidera aggiungerne e il basilico al momento di servire.
Buon Appetito e Auguri di Buone Feste. 

















JESSICA ED I SUOI CONSIGLI CULINARI PER IL TRADIZIONALE CENONE: RICETTE REGIONALI E I LIBRI E FILM IN CUI LE RI-TROVIAMO 12








LA BLOGGER CUOCA D'ECCEZIONE JESSICA PIEROBON


 PER LA MIA INIZIATIVA

 RICETTE REGIONALI E I LIBRI  FILM TRADIZIONI FAMILIARI IN CUI LE RI-TROVIAMO


 MI HA CONQUISTATO DAPPRIMA  CON LE SUE Storie dalla Cucina - Una tavola lunga mezzo milione di anni.  

LO SPIEDO 

E date le sue origini bresciane non poteva non raccontarci un po' la storia dello spiedo, piatto - utensile  tipico di questa città, incastrato perfettamente tra la tradizione bresciana e quella della sua famiglia. Un  accenno storico e una storia che la  tocca personalmente.Arrostire le carni direttamente sul fuoco è stata certamente la prima forma di cottura utilizzata dall'uomo dopo che l'ebbe scoperto, il cui uso domestico risale a circa due milioni di anni fa , mentre il primo focolare sinora individuato sembra posteriore di circa cinquecentomila anni.

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Nelle grandi cucine dei nobili e dei potenti sin dal Medioevo esistevano spiedi di diversa lunghezza e caratura, lo spiedo era in genere montato su anelli di un paio di pesanti sostegni di metallo disegnati per reggere lo spiedo ad altezza variabile messi direttamente davanti al fuoco di un camino. 
 La specialità gastronomica dello 'spiedo”, o spet, a Brescia  - ci ricorda Jessica - designa il piatto 'principe” della sua cucina, divenendo, nel corso dei secoli un vero oggetto di culto.
Numerosi ristoranti offrono questo piatto da consumare sia sul posto che da poter portare a casa e lo si puo consumare anche alla varie feste in tutti i villaggi e paesini che circondano la provincia.
Jessica inoltre ribadisce come lo spiedo oggi si componga  di pezzi di carni differenti, coniglio, maiale e pollo, pezzini di lardo, salvia e qualche patata. E in alcuni posti si trovano ancora i tradizionali uccelletti anche se lei quelli proprio non riesce a mangiarli. Detto questo ci dice che dalle sue parti,  per molti anni è stato il piatto tipico da mangiare la sera della Vigilia. 
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LA TRADIZIONE DELLO SPIEDO


 LE BELLE TRADIZIONI
Per molto tempo, fin da quando era piccola la sua famiglia si riuniva  a casa dei nonni materni e in questo ambiente caldo e familiare il nonno e suo  papà se ne stavano a turno davanti al camino per un minimo di sette ore a far cuocere lo spiedo. Questa tradizione per lei era particolarmente toccante, soprattutto quando era piccola: vedere questi due uomini particolarmente cari al suo  cuore sedersi davanti al camino. Preparare per tutti  questo piatto era ormai la cosa che più aspettava nel periodo natalizio.

Finito di cuocere lo spiedo lo si mangiava con tutta la famiglia che proveniva da vari punti dell'Europa, seduta intorno alla stessa tavola a raccontarsi tutto quello che a causa della lontananza non si era potuto condividere prima.  Dopo la cena il fuoco si spegneva magicamente, e in qualche  modo apparivano tanti piccoli pacchetti e pacchettini con carte natalizia e fiocchi rossi, sicuramente portati da Babbo Natale!

Per Jessica lo spiedo, la Vigilia e la feste con la famiglia erano e sono tutt'ora il momento che preferisce dell'anno. Oggi, dato che il macchinario per lo spiedo  è andato perso nella casetta del nonno,  lo hanno dovuto ricomprare ma  la gioia è  comunque grande e le tradizioni sono rimaste, come quella di  raccontarsi tutto cio' che non si è potuto condividere durante l'anno lunghissimo in cui non ci si è visti  ma la riunione è stata ricca di risate e tutto il resto... le è sembrato di nuovo di avere 10 anni, quando il nonno, ancora in forma e non essendo ancora malato poteva occuparsi del camino, del fuoco e dello spiedo.

 PER IL CENONE DI DI SAN SILVESTRO...

Pomponette in Cucina 

.....il  piatto principale per  la sera della Vigilia (31 dicembre)  in tema marittimo, forse per ricordare  le  origini bretoni  della famiglia oppure solo perché sono dei fan   dei prodotti del mare, in ogni caso mi ha lasciato  la ricetta della zuppa di pesce come la fanno loro :  un misto tra il caciucco alla livornese e la Ragoût de Poisson celtica e la Bouillabaisse  marsigliese
La ricetta di questo piatto si perde nelle orgini della Bretagna e dei porti di mare del sud della Francia, non si sa esattamente da dove provenga ma gli ingredienti di base sono ovunque più o meno gli stessi, ovvero i pesci che restavano impigliati tra le maglie delle reti dei pescatori e quindi sul fondo dei loro cesti.

INGREDIENTI (per 4 persone):

200 gr di totani
200 gr di moscardini
200 gr di pesce spada
200 gr di seppie
200 gr di gamberetti
100 gr di preparato per soffritto
100 gr di passato di pomodoro 
100 gr di vongole sgusciate
2 spicchi di aglio
prezzemolo
3 foglie di alloro
olio extra vergine di oliva
sale e pepe 
1 cucchiaino da caffé di concentrato di pomodoro
1 bicchiere di vino bianco

PREPARAZIONE:

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Lavare per bene gli  ingredienti, sopprattutto quando vengono dal mare per evitare di trovare lische, ossi di seppia o semplicemente della sabbia. In una pentola dai bordi alti mettete un filo di olio, le foglie di alloro, gli spicchi d'aglio tagliati a metà e il preparato per soffritto. Lasciate soffriggere qualche minuto mentre taglierete i pesci a pezzettini. Dopo qualche minuto buttate anche il pesce in pentola (tranne i gamberetti che aggiungerete dieci minuti dipo) e sfumate il tutto con un bicchiere di vino bianco. Lasciate cuocere ancora qualche minuto e poi aggiungete il cucchiaino di concentrato di pomodoro e la passata.  Mescolate e abbassate il fuoco. Salate e pepate a piacere oppure aggiungete un dado e 1/2 e in seguito, lasciate cuocere a fuoco basso per circa 20 minuti,quando è pronto spegnete il fuoco e coprite di prezzemolo. Nel frattempo fate tostare delle fette spesse di pane in forno con un po di olio e aglio. Quando sono pronte preparate dei recipienti fondi, mettete sotto il pane grigliato e sopra la vostra zuppa.  Se volete potete cuocere insieme anche delle cozze, noi le facciamo a parte perché Jessica ( come altri)  è  allergica .
Se  le volete cuocere separatamente dovete farle aprire in padella, sgusciarle e cuocerle in un pochino di olio, una foglia  di alloro e del pomodoro. Semplice, buono e di grande effetto. Yeah!!!








BUON ANNO CON GUFETTO PORTAFORTUNA: I BLOG DELLA SETTIMANA SONO....



RIPRENDO CON ENTUSIASMO QUESTA ASSEGNAZIONE PERSONALE DI GUFETTI PORTAFORTUNA A QUEI  BLOG CHE MI HANNO COLPITO.
PERCIO', BLOG PRESCELTI, INSERITE QUESTO PORTAFORTUNA NEL VOSTRO BLOG  CON MOLTI VOTI AUGURALI PER IL NUOVO ANNO




CON L' AUGURIO DAL BLOG CHE HA  QUESTO LOGO...

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COME PRIMO BLOG SIMPATICO RICCO DI IDEE, PROMUOVO "IN CUCINA CON NONNA GUFETTA" CHE  augura a tutti  un meraviglioso 2014 con tanti miglioramenti nella vita!!!oltre ad un insieme di utili ricette



UN ALTRO BLOG VISITATO DA ME  TRAMITE IL LINKPARTY "DIAMANTI SUL SOFA" ED AL QUALE ASSEGNO IL GUFETTO DA PORTARE VIA,E'

Spicchi del gusto   

ricette, moda, recensioni,concorsi e tutto quello che fa parte del SUO  mondo CON    Ricette golose per Natale

prelibatezze assai  utili per arricchire le  tavole di Natale di ognuno di noi:  ricette ricette ricette !!!



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PRONTI...VIA !!! FAVOLE IN CUCINA PER RICETTE TRADIZIONALI LIBRI FILM IN CUI LE RI-TROVIAMO 12,






UNA SIMPATICA RACCOLTA QUELLA  DI 
  Ricette pronte in favola

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 Dino Ticli in Ricette ponte in favola. Per chi vuole mangiare con i personaggi delle fiabe prende in esame dieci favole classiche (Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata, Il fagiolo magico, Il gatto con gli stivali, I tre porcellini, Hänsel e Gretel, Sette in un colpo, La Bella e la bestia) NE mette in risalto gli aspetti più gastronomici  proponendo poi le ricette per la realizzazione dei piatti di cui si parla nei racconti. Ne viene fuori un libro gustosoin cui oltre a un invito a riprendere la sana tradizione di raccontare le favole ai piccoli si lega  la passione per la manualità e per il cibo che accompagna una sana crescita. 

Torta di patate di Cenerentola...così nel  libro

Ingredienti per 4 persone:

700 g di patate250 g di spinaci2 uova50 g di parmigiano150 g di mozzarella75 g di prosciutto cottopane grattugiatosalepepe e noce moscata se graditi

PROCEDIMENTO

Lessare le patate, passarle al setaccio,mescolare la purea ottenuta con le uova e il parmigiano e gli spinaci lessati passati, sale pepe e noce moscata. Disporre metà composto in una teglia imburrata  cosparsa di pane grattugiato, mettere uno strato di mozzarella e prosciutto, coprire con il resto dell'impasto, dei fiocchetti di burro e pane grattato. Forno caldo (180°) per 20 minuti.

Le favole SONO RICCHE di cibi e pietanze varie: tavole e  manicaretti degni di re e regine, case di marzapane, delicatezze usate come merce di scambio. Mangiare, mangiare tanto, mangiare bene come metafora di un mondo incantato, di un mondo felice. La bravura del raccontare favole, poi, è direttamente proporzionale all’inventiva che si ha nel rielaborare i menù che troviamo nelle fiabe stesse. 

Proviamo a raccontare a dei piccoli uditori la favola di Cappuccetto Rosso mettendo nel cestino della merenda che porta alla nonna tutte le leccornie che piacciono ai piccoli di oggi: i loro occhi si faranno grandi grandi e sentiranno la fiaba come più vicina alla loro esperienza

 da  

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Vegan Blog: Ricette e trucchi della cucina Vegan, per una dieta Etica, Gustosa e Naturale

UNA FANTASTICA TORTA INTEGRALE, CAPPUCCETTO ROSSO

Ingredienti:

300 g di farina di farro integrale bio
250 g di zucchero di canna grezzo bio
1 tazzina da caffè per metà olio di sesamo e metà olio evo
300 ml di latte di soia bio
1/2 bustina di lievito per dolci
2 cachi bio
1/2 arancio bio

Procedimento:

Amalgamare la farina di farro con lievito, zucchero e la scorza d’arancia grattuggiata, in un secondo momento la tazzina di olio; versare il latte di soia mescolando bene in modo tale da ottenere un crema liscia. Successivamente aggiungere la polpa dei cachi amalgamando il tutto. E via in forno a 180 per 40-50 minuti. Questa appena descritta è la ricetta della torta che Cappuccetto Rosso prepara per la nonna ammalata che abita nel bosco, storia che racconto due volte al giorno a mio figlio, prima della nanna pomeridiana e prima della buona notte; ormai la preparazione della torta fa parte integrante della fiaba e se provo a saltarla me la chiede lui… torta?… E’ amante dei dolci o meglio di qualsiasi cosa…

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Rubrica Verde del Lunedì, 13 gennaio: nell’Inghilterra verde di Jane Austen


Nell’Inghilterra verde di Jane Austen

Elisabeth Bennet e Mr. Darcy hanno da poco compiuto 200 anni. Era  il 1813 quando il romanzo Orgoglio e pregiudizio venne pubblicato per la prima volta. Voglio proporvi un itinerario verde nei luoghi che ispirarono Jane Austen per il suo romanzo. Bath, nel Somerset, Patrimonio UNESCO e nota fin dall’epoca romana per le sue terme,
Ecco  le  Primule schiera delle piante frettolose, anticipatrici del risveglio della natura e dell'arrivo imminente della bella stagione. Proprio per questa loro fretta, secondo Shakespeare, “muoiono zitelle” perché non riuscirebbero mai a sfruttare a pieno l’opera di pronubi ancora immersi nel lungo sonno invernale. Simboleggiano la prima giovinezza e l’insieme delle sue prerogative più preziose come si legge in tutto il romanzo della Austen

Le Primule hanno anche seguito gli alti e bassi delle mode, come è accaduto alla Primula auricula, 
per tutto l’800 è stato il fiore preferito di intere classi sociali, dai modestissimi minatori, operai e manovali ai grandi ricchi dell'era vittoriana.
Alcune  credenze popolari accordavano loro la benefica potenzialità di allontanare gli spiriti del male,  le indicavano quale fiore prediletto dalle ninfe e dai folletti dei boschi. Come tutti i vegetali annunciatori della nuova stagione e del rinnovarsi della natura la Primula è diventata anche augurio di Buona fortuna


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La visione “sentimentale” della vita trova applicazione anche in campo vegetale; c’è  una specie rampicante Antigonon leptopus, di origine messicana spesso  ancora in fiore in  autunno, che arrampicandosi su ringhiere e graticci grazie a robusti viticci, forma ghirlande intrecciate di fiori di un rosa così delicato da essere chiamato  “catena d’amore”, come ci ricorda la Austen..


ecco ora  la  "brughiera" strettamente legata alla pianta più diffusa e caratteristica in questa tipologia di vegetazione: il Brugo (Calluna vulgaris), piccolo cespuglio sempreverde, non più alto di 50 cm.l'erica, una pianta così mite e semplice, il simbolo  di un grande amore.Che ci regali un momento di sogno.

                                   
                La leggenda dell'erica bianca (Calluna Vulgaris), simbolo d'amore

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L'erica  (Calluna Vulgaris) è uno dei simboli porta fortuna più famosi della Scozia. Essa, molto diffusa in tutto il Paese, nelle sue varie tonalità, viene donata alle persone care, soprattutto come augurio di felice matrimonio.
 La leggenda racconta che la figlia del bardo Ossian, Malvina, era una ragazza molto dolce e di indubbio fascino. La giovane donna era promessa sposa al nobile guerriero Oscar che fu costretto a partire, in cerca di fortuna. In un giorno d'autunno, Malvina intenta ad ascoltare il padre cantare, pensando all'amato partito per una battaglia, all'orizzonte vide una figura avvicinarsi tra l'erica. Era il messaggero di Oscar, ferito e sanguinante, venuto a portare notizie dell'amato a Malvina.
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Oscar, durante un combattimento, era stato ferito a morte e non sarebbe mai più tornato a casa. Prima di morire, però, aveva raccolto un mazzetto di fiori da donare alla sua amata come segno di amore eterno. All'udire quelle parole, Malvina fuggì verso la collina scoppiando in un doloroso pianto. Una lacrima della giovane, scivolando sui petali dei fiori viola, li fece diventare improvvisamente bianchi. Malvina guardando i fiori allora esclamò "Che l'erica, simbolo del mio dolore, porti fortuna a chiunque la trovi".

30 SETTIMANE....DI LIBRI. LEGGERE PER...UN LIBRO TRA LE MANI #17



CARI LETTORI DELLA RUBRICA, DOPO UNA LUNGA ASSENZA TORNO CON DEI CONSIGLI DI LETTURA PATICOLARI POICHE' VISITANDO SPESSO LA RETE HO NOTATO COME LO SCRIVERE IN ITALIANO  STIA DIVENTANDO UNA OPZIONE ...PERCIO' ECCO QUALI STRATEGIE METTERE IN CAMPO: CONSIGLIARE DEI LIBRI-GUIDA  CHE FANNO AL CASO NOSTRO

Scrive  RomanoSergio:" Per chi - come me - ama la lingua italiana e il mondo della comunicazione, oggi si pone un grande problema: la corruzione del linguaggio. C'è chi si appropria di parole che non appartengono assolutamente alla propria cultura e le fa proprie come se da sempre gli appartenessero stravolgendo il significato delle parole stesse."
 Ed io aggiungo, c'è di più. Oggi vi  sono parole che non si possono usare perché politicamente scorrette e quindi non gradite. Ma non è  una nuova forma di dittatura? 


Il giornalista nel rispondere ad un interlocutore afferma:"A differenza della Francia, l' Italia non ha istituzioni che difendono la lingua nazionale e cercano di contrastare la sproporzionata invasione di parole inglesi, spesso usate per rendere ancora meno comprensibile ai profani il gergo oscuro delle banche, delle compagnie d' assicurazione, dei consulenti aziendali, dei burocrati e dei foglietti illustrativi che dovrebbero facilitare l' uso di un congegno elettronico. Ma ha sempre avuto, per fortuna, un buon numero di persone che si sono occupate della lingua, anche sui giornali, con chiarezza, buon senso, eleganza e un pizzico di umorismo."
 
Consiglio due libri apparsi recentemente.

 Il primoè di Massimo Birattari, scrittore con  lunga esperienza nel mondo dell' editoria.
Il secondo  è un interessante e completo contributo di Sergio Lepri per lo stile del giornalismo italiano. Dopo molti anni trascorsi alla direzione dell' Ansa (dal 1961 al 1990) e alla facoltà di Scienze politiche della Luiss come docente di Linguaggio dell' informazione (dal 1986 al 2004), Lepri a 92 anni suonati, pubblica un ritorno sul tema:  “ Manuale di linguaggio e di stile per l’informazione scritta e parlata”, edito da Rizzoli Etas con una prefazione di Tullio De Mauro,  spiegazioni, raccomandazioni, esempi e consigli

 Scrivere bene è un gioco da ragazzi ha perseguito un obiettivo, che  chi prende in mano il libro  si appassioni alle avventure dei protagonisti e per questo mentre l'autore scrive i suoi libri  inventa  colpi di scena, sorprese,  battute divertenti da mettere in bocca ai personaggi.   In “Scrivere bene è un gioco da ragazzi” gli esercizi sono i livelli da superare, e i testi scritti dai protagonisti “creano” i paesaggi, i personaggi e addirittura lo sviluppo narrativo della storia come in un gioco di ruolo. In sostanza alla fine il lettore ha l’impressione che scrivere bene non sia un’impresa poi così difficile… e secondo me, bisogna concentrarsi su alcuni obiettivi: essere chiari, spiegare in ordine e con semplicità quello che si vuole dire,  rileggere per eliminare errori e ripetizioni. A quel punto anche l'intervistatrice Laura Ogna, comprende   che scrivere bene è meno difficile di quanto si pensi. Però bisogna allenarsi a scrivere, e prima ancora a leggere molto
La storia creata  funziona proprio come un videogioco, si chiama  “Scriptoria”. Uno scienziato pazzo, il professor Evaristo Tritacarne, inventa una macchina in grado di trasformare in realtà tutto ciò che è scritto bene, ossia  con linguaggio appropriato e con frasi lessicalmente e strutturalmente corrette. Per testarla ricorre ad un ex allievo, ora anch’egli insegnante, il professor Furio Mangiafuoco e lo invita a recarsi nel suo laboratorio segretissimo  portando “un gruppo scelto di giovani allievi”. Questi non sanno che verranno trasformati in bit e catapultati in un emisfero virtuale in cui si muoveranno come in un videogioco. 
Ragazzi  e  professore devono  superare varie prove legate alla scrittura,  una serie di testi da  utilizzare secondo le consegne stabilite da Scriptoria. Se eseguiranno i compiti assegnati esprimendosi “bene”, con chiarezza, passeranno al livello successivo, e così  fino al termine delle prove proposte; se  i risultati non saranno soddisfacenti, perché i ragazzi hanno elaborato “male” i loro scritti, moriranno virtualmente (per poi risuscitare ad un nuovo livello) e non potranno né abbandonare il videogioco né tornare a casa. 
Ed a pag. 40 ....“Mangiafuoco resta immobile a fissare lo scienziato. E’ pazzo, ed è molto pericoloso, pensa. Capisce che sarà molto difficile riportare indietro i ragazzi, sani e salvi” 

Dunque: entrare nel mondo di Scriptoria è semplice, uscirne è  complicato. Bisogna saper descrivere paesaggi, far vivere oggetti, inventare animali, affascinare i lettori con storie fantastiche,  con proprietà di linguaggio e  correttezza grammaticale e sintattica. 
Questo libro che mi ha colpito e che consiglio non è un manuale come la maggior parte dei testi parascolastici sulla scrittura creativa, è un romanzo che persegue comunque lo stesso intento,  con la differenza di essere originale nel presentare una storia il cui filo conduttore è una guida per proporre esercizi che sembrano avventure e giochi. 
Dedicato ai ragazzi che possono utilizzarne le indicazioni di lavoro, ma anche ai genitori che desiderano seguire i propri figli nelle attività scolastiche ma non sempre hanno gli strumenti adatti per potenziare e rafforzare la programmazione didattica svolta in classe. Proprio essi potrebbero scoprire che questa storia è una fonte di idee da fare proprie ed avere suggerimenti per scrivere meglio. E c’è sempre da imparare. Anche la veste grafica  aiuta il lettore:  colore che puntualizza la metodologia di lavoro,  riquadri in verde chiaro,  a fine capitolo, su “consigli di scrittura”;  riquadri in verde intenso indicano i vari livelli-obiettivi da raggiungere; le frecce in verde  sottolineano  esempi di scrittura. Per gli stessi caratteri del libro  due soli  colori: in nero la storia, in violetto   esercizi e spiegazioni che non sono parte integrante della trama del romanzo. L’ultimo capitolo infine offre  una serie di proposte di lavoro, simili a quelle contenute nella storia, per far continuare il gioco. 
Da ex Prof di Lettere  ritengo che il libro, se utilizzato con giovani studenti, debba essere consultato  insieme ad un adulto, per sfruttarne al meglio il contenuto. Per gli adulti è un ottimo e divertente ripasso
Ma è  a Massimo Birattari, con il suo E' più facile scrivere bene che scrivere male. Corso di sopravvivenza, Ponte delle grazie, 2012,  questo manuale di scrittura rigorosamente "non creativa" destinato a chi debba scrivere in modo sintetico e comprensibile per lavoro, che tocca lo sgradevole compito di spogliarci dell'ultimo brandello di illusione: perfino coloro da cui si richiederebbero semplicità e chiarezza di linguaggio nello scrivere testi al servizio di utenti di vario genere, sono restii ad abbandonare la ridondanza  del linguaggio burocratico e, in fondo, vorrebbero sentirsi un po'"scrittori" pure nell'elaborare i testi della modulistica bancaria, delle postille contrattuali o delle "istruzioni per l'uso" 

 Sergio Lepri con il suo manuale
 

 si propone come  guida per i giornalisti italiani e per tutti coloro che vogliono saper scrivere. Egli  parte dall’idea che tutti i più grandi mezzi di informazione hanno un manuale di linguaggio; i più noti sono gli style book della BBCo dell’Economist. E lo stesso Lepri, direttore storico dell’Ansa, dal 1961 al 1990 e per vent’anni docente di linguaggi dell’informazione alla Luiss, ha dedicato le sue energie alla composizione di questo vademecum del giornalismo. Ora arricchito dalla prefazione del linguista Tullio de Mauro, che sottolinea come Lepri "sia tornato al mestiere dell’informare con un manuale di pratici consigli sempre  utili e con l' occhio attento all’evolversi della comunicazione  dei massmedia. Sono d'accordo con Lepri  quando afferma che nel giornalismo una cosa non cambia mai: il suo fondamento, il perché è nato e si è diffuso, il suo potere tra i moltissimi fatti che accadono ogni giorno".
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Questo manuale è suddiviso  in tre sezioni: informazione e linguaggio, l’universo dei fruitore dell’informazione, i modi di lettura, ascolto e visione. Numerosi i consigli  nel testo, in relazione all’uso di nomi stranieri, all’abbondanza di stereotipi e alla presenza di errori.
In sostanza un utilissimo mezzo per  chi intende scrivere da giornalista  ma anche per chi vuole migliorare la tecnica perché è partendo dalle semplici basi del mestiere di scrivere,  dalla giusta selezione di dati e notizie e dalla precisione dei termini, che esce un " inattaccabile articolo".

Ribadisce de Mauro:“…alla buona informazione Lepri, in sintesi, suggerisce fondamentalmente tre cose:  dare le notizie interessanti per il pubblico destinatario della fonte informativa;  darle in modo completo, dunque accurato;  darle in modo comprensibile, dunque in un linguaggio chiaro e accessibile.

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CONOSCERE CHI CURA UN BLOG E CONDIVIDE INIZIATIVE COME UN WINTER LINKY PARTY

WINTER LINKY PARTY - UN LINKY PARTY SENZA REGOLE! 


LA MIA PROPOSTA : Leggere italiano con Italo Calvino

 
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sognante, avvolto in un’aura fantastica, perfetto nella sua lingua cristallina. Geniale, leggero, affascinante, profondo, sicuro. Su Calvino si è scritto,si è detto si è scritto tutto. I suoi libri sono stati analizzati eppure il suo mistero rimane ancora intatto, e affascina tutte le generazioni
Pur se i suoi scritti sono interessanti, voglio stilare una selezione di alcune delle opere di Italo Calvino che secondo me è obbligo leggere:

1.  Le città invisibili 
 
Piccolo libro tra i più particolari della produzione calviniana. Marco Polo, alla corte di Kublai Khan, racconta e descrive tutte le città incontrate nel suo lungo viaggio nei confini dell’Impero. La particolarità: le città esistono solo nella mente del narratore. E forse proprio per questa ragione, questi luoghi si connotano in modo fantastico esprimendo, ciascuna a suo modo, sfumature differenti e significative.
 


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Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, sono le cinque caratteristiche principali della letteratura secondo Italo Calvino,  quelle che a lui stavano più a cuore. Il libro raccoglie le cinque lezioni che l’autore avrebbe dovuto tenere ad Harvard, poco prima di morire. Sono le sue “sei proposte per il prossimo millennio” (la sesta è rimasta incompiuta). Uno spunto prezioso per noi che in questo millennio viviamo e abbiamo molto da scoprire.

 
Bellissima raccolta di racconti che  riconduce a uno degli aspetti più curiosi di Calvino: il suo amore per la scienza, sicuramente ereditato dalla famiglia. Il titolo stesso si riferisce al paradosso di Zenone,che fornisce anche il tema del racconto omonimo.


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A Ti con Zero è legato questo libro con cui ha in comune anche  un personaggio, l’impronunciabile Qfwfq. E, come si legge bene nel  titolo, anche in questo caso si tratta di racconti incentrati sulla scienza, ma con uno sguardo ironico e paradossale, caratteristica di tutti i racconti.

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Il più noto tra i romanzi “per ragazzi” di Calvino. Parte della cosiddetta trilogia araldica (o dei Nostri Antenati), questa storia racconta le avventure di Cosimo di Rondò, narrate dalla voce del fratello minore. Nel paese immaginario di Ombrosa, dopo un litigio con i genitori avvenuto il 15 giugno 1767, il ragazzino decide di salire su un albero e di non scendere mai più. Il libro è la lunga cronaca della sua vita sospesa da terra: una vera pietra miliare della fantasia.









ASSEGNO IL GUFETTO PORTAFORTUNA TRA GIARDINI SEGRETI, ILLUSIONI OTTICHE, DA UN PUNTO ALL'ALTRO E HOBBISSIMO...


QUESTA SETTIMANA ASSEGNO IL GUFETTO PORTAFORTUNA




 che ci invita :" ogni tanto capitano i periodi in cui c'è il boom dei party per blogger e quindi...per il momento io mi sono iscritta e aderisco   al linky party creato da Debby sul suo blog, il Giardino Segreto ^^ "Anche io come altri blogger   certamente farò il giro di molti blog alla ricerca di altri party consigliando queste iniziative se vogliamo assolutamente   far conoscere il proprio blog blog e   conoscerne degli altri!

...E UN ALTRO GUFETTO PORTAFORTUNA AL BLOG  IL GIARDINO SEGRETO


per la dedizione e il desiderio di organizzare un Garden Party nel suo  blog,  fare nuove amicizie.  Il Garden Party scadrà il 31 Marzo 2014, quindi si avrà tempo per conoscere e far conoscere i propri blog i propri interessi insomma comunicare in modo simpatico e senza implicazioni se non quelle d condivedere il proprio angolo e in quest caso ...IL PROPRIO GIARDINO 

FINO AD ORA BEN  92 sono stati i contatti tra adesioni  con commento e risposte della curatrice del blog e tra i più simpatici.....

Eccomiiii!! Grazie per avermi avvisata del tuo party, partecipo molto volentieri!! ^_^  Corro a scrivere il post!!! =^_^=

 Ciao Debby, allora il mio primo desiderio è esaudito...grazie per essere passata da me! Partecipo con entusiasmo al tuo bel party...devo darmi subito da fare per l'iscrizione e il contatto di nuovi blogger! Un abbraccio grande e quando vuoi passa a trovarmi nell'angolino green, mi farà molto piacere! A presto! Patty

   LA  CURATRICE  DEL  BLOG  CI  SALUTA  COSI' ....

♥ Grazie per avermi lasciato il tuo commento ♥ Lasciami il tuo LINK, così sarà più facile rintracciarti. Love ya! debby
 
UN BLOG A CUI ASSEGNO UN ALTRO GUFETTO E'
  DA UN PUNTO ALL'ALTRO
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Borsetta... con gufo!   DA UN PUNTO DOPO L' ALTRO

 

 




PARTECIPARE AD UN WINTER LINKY PARTY ...NON è tempo perso ma vuol dire creare connessioni


PARTENDO DALLA MIA PARTECIPAZIONE ENTUSIASTA A  WINTER LINKY PARTY - UN LINKY PARTY SENZA REGOLE ....  confermo  che il curare un blog  oggi  per me che sono una "giovane anziana", assume molti significati


 -cercare di creare relazioni umane che vanno oltre Internet. Grazie al blog si conoscono persone interessanti che difficilmente avresti potuto incontrare.
consapevolezza superiore alla norma dei meccanismi della rete,
- non lasciarsi sommergere dalla quantità di informazione che ti circonda .
- Agli occhi degli altri significa avere parecchio tempo da buttare. Quando ad una mia collega, per risolvere un problema di lavoro, ho suggerito di collegarsi al mio blog , mi ha risposto: “Pure un blog? Certo che ne hai di tempo da perdere…”.
- avere avere la consapevolezza che questo NON è tempo perso.
metterci passione nelle cose
avere delle competenze che fino a qualche anno fa  non possedevo.
 

...creare connessioni...il Blogger tiene un “diario in rete” in cui  pubblica le proprie emozioni, sensazioni, pensieri, opinioni, impressioni.. C’è chi si prende sul serio, chi un pò meno. C’è chi viene preso sul serio, chi un pò meno.

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:)
  Ma in fondo che importa, perchè abbiamo sempre tutti la smania di categorizzare qualcosa o qualcuno? Essere diversi l’uno dall’altro, non vuol dire per forza essere meno validi o competenti.


PER IL CONTEST RICETTE LIBRI FILM TRADIZIONI... IN CUI LE RI-TROVIAMO CON UN NUMERO FORTUNATO, IL13, IL CONTRIBUTO DI FAUSTO


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LOGO INIZIATIVA

UN NUOVO AMICO, FAUSTO, SI E' AGGIUNTO AI CONTRIBUTI PER L'INIZIATIVA RICETTE DOVE LE RI-TROVIAMO....


...ECCO COME SI PRESENTA

Memorabilie


La mia cucina è frutto di ricordi, di profumi, sapori ed immagini che mi tornano alla mente e, spesso, vedere un cibo o assaggiarlo, evoca sensazioni vissute e riposte in un angolo.
Il cibo non è fine a se stesso, il cibo del convivio intendo, non quello del quotidiano…
Esistono più livelli, uno che classifico “alimentazione” (ed è volto esclusivamente al sostentamento), poi si passa al “cibo” ed infine al “banchetto”.
Anche da ragazzo ricordo nitidamente i banchetti, le feste ed i momenti in cui la tavola diventava aggregazione e fratellanza, i riti e le tradizioni che si tramandavano affinchè
l’incantesimo” si rinnovasse la volta successiva.
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https://plus.google.com/u/0/events/c3brri4mruqs88cf5d66ui6c260
UNO DEI SEGNALIBRO IN PALIO

La tavola ed il cibo intesi come momento aggregante, di confronto e di scambio di opinioni … un naturale slow-food in cui anche il tempo diventa componente essenziale per gustare ogni aspetto del ritrovarsi. Ci sono immagini che hanno segnato momenti legati a questa “filosofia”, talvolta ne ripesco qualcuna e, perchè no, è bello riguardarla e rinnovare il ricordo.


...ECCO IL SUO ORIGINALISSIMO E PERSONALE CONTRIBUTO DAL SUO SITO BLOG : http://www.chezmoibyfausto.it/involtini-di-spada-chezmoi/


 A casa, da piccoli, si sentiva il rumore della “lambretta” (l’Apecar  era un mezzo molto usato per trasportare qualsiasi merce), poi il classico grido: “Alici e pruppi!!!!” (alici e polpi), o “custardeddi” (costardelle, che sono un pesce azzurro  locale).Ogni commerciante ambulante aveva il suo richiamo riconoscibile e si passava dal “facitivi a provvista ri patati” (fate la vostra provvista di patate) a “varechina la vibonese” (candeggina di una marca di Vibo Valentia), e poi c’era don Paolo (il lattaio), lui non gridava ma suonava il clacson e noi


uscivamo a dargli la bottiglia vuota (rigorosamente di vetro) e ritiravamo quella piena di
latte fresco, ma questo è un altro capitolo …Erano i suoni che portavano il mercato in casa e quando la “treruote” si fermava, si creava il classico capannello da bancarella … vociare, contrattare, schernirsi, tutto contribuiva a creare un’atmosfera unica.A volte, don Pepè, (un pescatore nato pescatore, con la faccia da pescatore, la voce da pescatore, le mani da pescatore ma i modi da “zio buono”) non si fermava davanti casa nostra, a volte mio padre lo incontrava più avanti, attorniato da quattro o cinque clienti e, se sollevava lo sguardo e diceva:”Prussuri, pi vvui pisci non ndavi” (professore per voi pesce non ce n’è), voleva dire che il pesce non era fresco di giornata….



Se arrivava con pesce spada appena catturato (preda di una spadara di Bagnara), ecco che l’Apecar si fermava davanti casa nostra e “u Prussuri” usciva per comprarne delle fette.A casa nostra si faceva alla griglia, con l’immancabile “sarmurigghiu” (olio, limone, aglio ed origano selvatico), oppure si facevano gli involtini … gli involtini di spada che prendevo sempre al ristorante e che sono uno dei sapori della mia infanzia, indelebili ricordi della mia famiglia riunita attorno al tavolo….Se trovo pesce spada che abbia un colore ed un’aspetto che mi piace, ecco che “u Prussuri” che c’è in me non riesce a fare a meno di prenderne un bel trancio per ritornare a gustare, non solo qualche involtino, ma anche il “gusto” del rumore dell’Apecar, del vociare attorno a don Pepè e dell’armeggiare di mio padre per preparare “u sarmurigghiu”.Questa è una variante ai tradizionali involtini di pesce spada , arricchita da elementi diversi dall’agrodolce siciliano e dal “solo salato” reggino, serviti con contorno di chips di patata (cotte a microonde) aromatizzate con erbe provenzali.Gli aromi ed il sapore dei pomodorini confit bene si sposano con mazzancolle, pesce spada ed origano selvatico, esaltandone le “note” meridionali.


Involtini di spada “chezmoi”


Ingredienti:

pesce spada -
pomodorini confit -
mazzancolle -
radicchio -
lattughina -
parmigiano reggiano -
pangrattato -
brandy -
olio e. v. o. -
origano selvatico -


Preparazione:


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Tagliare fette sottili di pesce spada (e "batterle" tra due fogli di carta oleata per appiattirle ulteriormente), disporle sul piano di lavoro e cominciare a distribuire gli ingredienti all'interno:Un mix di sale, pangrattato, origano selvatico secco e parmigiano reggiano su tutta la fettina, poi mettere all'inizio una coda di mazzancola cruda, a seguire   uno o due pomodorini confit ed un pugnetto di radicchio e lattughina tagliati a striscioline sottili.Arrotolare bene, passare nel mix (pangrattato, parmigiano, origano e sale), metterne quattro o cinque accanto ed infilzarli con due o tre spiedini lunghi.Scaldare bene una padella antiaderente, un filo d'olio e procedere ad una buona rosolata da entrambi i lati, sfiammare con il brandy e portare a fine cottura, coperti ed un goccio d'acqua in padella.


....CARI FOLLOWERS, AL PROSSIMO CONTRIBUTO

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CON "APPRENDISTI PASTICCIONI" IL 15° CONTRIBUTO PER UNA RICCO ARCHIVIO-NOTIZIARIO TRA RICETTE RICORDI E TRADIZIONITRADIZIONALI

CARI LETTORI, IL WEB E' RICCHISSIMO DI ANGOLI PARTICOLARMENTE CURATI SIA NELLA VESTE GRAFICA CHE NEI CONTENUTI.

 QUANDO ALLA FINE DI SETTEMBRE HO PENSATO DI ISTITUIRE QUESTA INIZIATIVA - EVENTO...

 MI SONO RIVOLTA PRIMA AGLI AMICI ....POI  AI PARENTI...
MA LE ADESIONI, MANCO A DIRLO, SONO ARRIVATE PROPRIO DA CHI USA IN MODO COMUNICATIVO INTERNET

ED IL SIMPATICISSIMO CONTRIBUTO CHE ORA PUBBLICO E' UNO DI QUESTI...GLI "APPRENDISTI PASTICCIONI"




ORA VIENE IL BELLO !!!  LA PATATA!!!"...  inizia così il loro post


... ve lo dico da subito perché già mi immagino le proteste:
X: "Ma il cavolfiore puzza!"
Y: "Peccato, ma io non lo digerisco..."
Z: "Purtroppo mi causa degli orribili episodi di flatulenza".
MA
 "Basta aggiungere una patata e il cavolfiore si riduce a più miti consigli: aggiunta durante la bollitura del cavolfiore, ne riduce le emissioni .... pestilenziali e ne aumenta la digeribilità, oltre a ridurre il gonfiore. NON vi aspettate miracoli però eh!?!
Ora, come si dice dalle mie parti, per il cavolfiore, la "morte sua"è con la pasta ammiscata (pasta mista), ma non avendola in casa ho usato delle conchiglie." 
  Ma la tradizione vuole  che presso ogni famiglia ......vi sia una tradizione particolare anche nell'uso quotidiano del piatto IN per eccellenza: LA PASTA

ED I NOSTRI APPRENDISTI ECCO COME CE LA PRESENTANO 



"Piccola nota di folklore sulla pasta 
 ammiscata:
 
Quando ancora la pasta veniva venduta sfusa, il pizzicagnolo giù alla cantonata la riponeva in cassoni di legno e succedeva che, con le continue manipolazioni, una parte si rompesse. Nei cassoni quindi rimanevano i frammenti di pasta ('e minuzzaglie) che il bravo bottegaio ('casantuoglio) raccoglieva a beneficio di chi non poteva permettersi di  acquistare spaghetti, ziti, candele e quant'altro. La pasta ammiscata 
  diventa così la pasta popolare per eccellenza: nella tradizione napoletana la si trova accompagnata da zucca, patate, cavolfiore, legumi etc. La pasta mista, lungi dall'essere vicina, nella filosofia o nella forma, alla pasta ammiscata, lo è nella sostanza, almeno per chi la pasta la mangia al dente: piccole disparità di consistenza per rendere ogni boccone, lievemente diverso da quello che lo ha preceduto e da quello che seguirà, quasi una sorpresa ad ogni cucchiaiata. 
A casa dei miei nonni, quando ero ancora ragazzo, era usanza prepararla, anzi farla preparare ai nipoti, si raccoglievano spaghetti, ziti, mafalde e quei piccoli rimasugli di pasta da buste e scatole varie e si tenevano buone le piccole pesti a spezzare la pasta, poco importava che  gli spaghetti cuociono in 8 minuti e i ziti in 10. 'A pasta ammiscatase faceva accussì. E non fatevi fregare dalla pasta mista (formato speciale a prezzo speciale)... Quella cuoce tutta allo stesso modo.

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Ingredienti per 6-8 persone:
Ingredienti per 6-8 persone:

Per la salsa Mornay (a modo mio):
 
750ml di latte
100g di burro
100g di farina
2 tuorli
formaggio grattugiato a piacere
noce moscata
sale 

 
Per la terrina di pasta e cavolfiore

1 gran bel cavolfiore (è il sapore principale, DEVE essere grande e bello)
400g di pasta corta, quella mista è fortemente raccomandata
1 scamorza affumicata di circa 300g a dadini
salsa Mornay
2 o 3 salsicce (circa 400g)
formaggio grattugiato
1 o 2 spicchi d'aglio
peperoncino (facoltativo)

 
Per la terrina:

Lessate IL BEL cavolfiore che avete acquistato (o raccolto dall'orto) in abbondante acqua salata, diviso in cime e accompagnato da una patata; scolatelo e tenete da parte. "Sbudellate" le salsicce, sgranatele e saltatele in padella, con un filino di olio, quando saranno ben colorite, ma ancora morbide togliete dalla padella, conservando l'eventuale fondo che andrà integrato con 2 o 3 cucchiai di olio. Fate soffriggere nell'olio l'aglio in camicia leggermente schiacciato e il peperoncino, quando l'aglio sarà ben colorito eliminatelo, spostate la padella dal fuoco e versatevi , con molta attenzione , le cimette di cavolfiore. Rimettete sul fuoco e fatele soffriggere,  schiacciandole con la cucchiarella
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 'a cucchiarella
aggiustate di sale e fate rosolare. Riportate la salsiccia nella padella e fate saltare ancora per qualche minuto. Nel frattempo avrete messo su anche la pentola dove cuocerete la pasta, che appena sarà pronta andrà scolata e versata nel cavolfiore per farla insaporire. 

CONSIGLI: scolare la pasta poco prima che abbia raggiunto la cottura ottimale, visto che andrà sia saltata che infornata.
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Ricoprite il fondo di una pirofila con uno strato di salsa Mornay(riferimeni  immagine  qui )  versate metà della pasta condita e ricoprite con la scamorza e altra salsa. Coprite con l'altra metà della pasta, ancora salsa e una generosa spolverata di formaggio grattugiato. Mettete in forno a 180°-200° fino a quando la parte superiore non avrà raggiunto una discreta colorazione.

Ora Gigi ci invita ... dovete impiattare prima di mangiare !!!  Jamme bbell, jà!

GRAZIE  Gigi !!!

Pasta e Cavolfiore al Gratin

LA PATATA!!!

Ecco, ve lo dico da subito perché già mi immagino le proteste:
X: "Ma il cavolfiore puzza!"
Y: "Peccato, ma io non lo digerisco..."
Z: "Purtroppo mi causa degli orribili episodi di flatulenza".
- See more at: http://apprendistipasticcioni.blogspot.it/2014/01/pasta-e-cavolfiore-al-gratin.html#sthash.DNVrdbX5.dpuf

Pasta e Cavolfiore al Gratin

LA PATATA!!!

Ecco, ve lo dico da subito perché già mi immagino le proteste:
X: "Ma il cavolfiore puzza!"
Y: "Peccato, ma io non lo digerisco..."
Z: "Purtroppo mi causa degli orribili episodi di flatulenza".
- See more at: http://apprendistipasticcioni.blogspot.it/2014/01/pasta-e-cavolfiore-al-gratin.html#sthash.DNVrdbX5.dpuf

UN CONTEST CREATIVO...12 FIABE IN CERCA D'AUTORE NEL BOSCO DI HANSEL E GRETEL

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STO PARTECIPANDO A...12 fiabe in cerca d'autore -
Eccoci già  al 5° appuntamento di questo contest iniziato a settembre e che ho scoperto solo da una settimana !! ...

....poco tempo direte voi per preparare un "qualcosa di creativo" per presentarmi oggi 18 gennaio, puntuale  all'appuntamento !!
Ce  l'ho messa tutta per rispettare le consegne:"  Ogni mese, ognuna di noi dovrà, partendo da un racconto / fiaba creare qualcosa che immediatamente la ricordi. Potrete scegliere il personaggio che più amate, quello che vi ispira di più, un paesaggio…ad esempio. Potrete utilizzare qualunque tecnica, qualunque colore, qualunque supporto. Libertà assoluta."


...COSI'    INIZIA la storia di Hansel e Gretel 


"il terzo giorno, quand'ebbero camminato fino a mezzogiorno, giunsero a una casina fatta di pane e ricoperta di focaccia, con le finestre di zucchero trasparente. "Ci siederemo qui e mangeremo a sazietà," disse Hänsel. "Io mangerò un pezzo di tetto; tu, Gretel, mangia un pezzo di finestra: è dolce." Quando Gretel incominciò a rosicchiare lo zucchero, una voce sottile gridò dall'interno:

"Chi mi mangia la casina
zuccherosa e sopraffina?"

I bambini risposero:

"E' il vento che piega ogni stelo,
il bel bambino venuto dal cielo."
E continuarono a mangiare. Gretel tirò fuori tutto un vetro rotondo e Hänsel staccò un enorme pezzo di focaccia dal tetto."

(Le fiabe dei fratelli Grimm )



 quella di Pane e Zucchero

 
RICETTA PER FARE UNA CASETTA DOLCE

200 g di burro
200 g di farina
200 g di zucchero
10 g di lievito per dolci
400 g di panna montata zuccherata
3 cucchiai di cacao
canditi a dadini
pastiglie di cioccolato rivestite di zucchero
cioccolato fondente
fiori di zucchero
biscotti di pasta frolla

 Sbattere le uova con lo zucchero, poi aggiungere la farina con il lievito e il burro fuso. Dividere il tutto in 2 parti e a una metà incorporare un cucchiaio di cacao amaro. Versare i 2 composti  in 2 teglie (Formato  20 x 20 cm),  infornare a 190 per 30 minuti.    Lasciare  raffreddare le basi di pasta preparate, dividere  in 2 parti uguali la pasta chiara. Praticate nella base al cacao 2 tagli in diagonale, e ottenere 4 triangoli, che si divideranno a  metà. Con un coltello togliere  la crosta piu dura intorno al bordo.  Mettere sul piano di lavoro i 2 rettangoli di pasta chiara, uno sull'altro. Sistermarvi  sopra, uno accanto  all'altro, i triangoli di pasta al cacao, pareggiare bene i lati obliqui con   un coltello seghettato.  Dividere  la panna montata in 2 parti. A una metà aggiungere il cacao rimasto, mescolare  delicatamente e  incorporarlo bene. Con una spatola ricoprire la base di pasta con la panna bianca.  
Stendere la panna al cacao sul tetto della casetta , completare spolverando con  cioccolato grattugiato e decorare con  canditi, pastiglie di cioccolato,  fiori di zucchero e  biscotti.(TUTTE LE INDICAZIONI E FOTO QUI) 

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...POI DEDICARSI  ALLA CREATIVITA' SULLE ORME DI CHI HA SCRITTO STORIE FIABESCHE....

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 «La fiaba – scriveva Tolkien– è un reame che contiene molte altre cose accanto a elfi e fate, oltre a gnomi, streghe, trolls, giganti e draghi: racchiude i mari, il sole, la luna, il cielo, e la terra e tutte le cose che sono in essa, alberi e uccelli, acque e sassi, pane e vino, e noi stessi, uomini mortali, quando siamo vittime di un incantesimo»




...e  rileggendo LA STORIA DI HANSEL E GRETEL  per questo CONTEST, ho ideato dei SEGNALIBRO....



 ...i  bambini hanno bisogno di sentirsi raccontare la vita e da sempre, le storie sono impegnate ad assolvere questo desiderio- bisogno fondamentale


Questa storia piena di significati e di simboli della natura (bosco, il buio, gli animali), dell’uomo (la casa, il cibo),affronta le paure più profonde dei bambini: l’abbandono, la solitudine, la povertà, la fame,i luoghi sconosciuti, le persone sconosciute “diverse”. E’ un’antica storia che parla agli adulti e ai bambini/e di oggi.


È un percorso di crescita e di speranza di due fratelli solidali che superano da soli le prove del mondo a volte anche dentro le mura di casa ostile. 



 ...LEGGERE ED ANALIZZARE SECONDO UNO SCHEMA 

LOGICO STRUTTURALE


Situazione di partenza:una famiglia affronta fame.
Complicazione:La madre convince il padre ad abbandonare i figli nella foresta.
Dinamica:I bambini trovano la loro strada una prima volta. La seconda volta hanno trovato una casa da mangiare.
Complicazione: la  casa è una trappola: una strega ci vive e tiene i bambini intrappolati.
Risoluzione: la ragazza riesce a racchiudere la strega in un forno, libera il  fratello. Insieme, essi prendono le ricchezze della strega e fuggono.
Situazione finale: Hanno trovato la loro casa, la povertà è sconfitta, la madre muore.   Infine  il padre abbraccia i suoi figli:  gioia del ricongiungimento.








Per alcuni il Giro d'Italia - ma quello Letterario- inizia il 19 gennaio con Fenoglio


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Il  blog Se una notte d'inverno un lettore...     ha compiuto un anno qualche settimana fa  e, sulla scia di altri, la curatrice ha creato  un evento per festeggiare questa esperienza decidendo di mantenere il tema dei suoi post e organizzando  un  Giro d’Italia Letterario.
 L'Evento è presente anche su Facebook
Nel condividere questo CONTEST, penso che sia simpatico partecipare in  modo continuativo o anche solo per alcune tappe.
Con il libro letto per LA PRIMA TAPPA - SIAMO IN PIEMONTE, NELLE LANGHE- è La paga del sabato  di Fenoglio, opera neorealista nella misura in cui l'autore vive questa realtà, pone in essa il suo personaggio e lo pone in contatto diretto con le contraddizioni morali che vi si trovano e la trama "pudicamente" taciuta eppure così diffusa. Ma nell’intera produzione del nostro autore vi è ben poco neorealismo se esso viene inteso nel senso classico del termine: devo ricordare, a proposito del  libro che ho letto, almeno il fatto che a Fenoglio non interessa la storia di una classe di individui nella lotta quotidiana contro difficoltà comuni, ma l’individuo davanti alla pesante  responsabilità di scelte non condivisibili. 

Nel ri-leggere questo romanzo a distanza di molto tempo ed ora con maggiore consapevolezza sociologica,  ho incontrato delle difficoltà soprattutto al pensare alla storia dei suoi personaggi: protagonisti maschili così poco inseriti,  moralmente discutibili (Ettore e Bianco, ex partigiani che si macchiano di delitti vari...); il tema dell'amore che diventa quasi una questione di forza, dove il sesso e la sensualità trovano una loro dimensione chiara e preponderante (come ben poche altre volte si era "visto" in precedenza, se ci limitiamo alla letteratura italiana); la violenza, fisica e verbale, che caratterizza il rapporto di Ettore con la madre. 
Ecco forse, sono proprio la tensione, la pesantezza dei rapporti tra i personaggi a rendere La paga del sabato un testo sempre "complicato"
Fenoglio affermava che scriveva “… per un'infinità di motivi. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti."
 Interessante l' espressione di «uomo finito», che ha trovato il critico Eduardo Saccone come un riferimento a Un uomo finito di Papini, cui si affianca la scelta d’intitolare il romanzo La paga del sabato, altro titolo citato, secondo lo studioso, come allusione ironica all’incontro con il destino, ad un debito da pagare. Quale? La risposta forse si potrebbe ricercare nelle inaccettabili soluzioni che sembrava offrire il Dopoguerra, come il fastidio di lavorare sotto un padrone, perdere la propria individualità e il prestigio acquisito in guerra. E sebbene Francesco De Nicola abbia rilevato l’indubbia vicinanza tra La paga del sabato ed un racconto di Hemingway , Soldier’s Home, incentrato sulle difficoltà di reinserimento nella società del soldato Krebs, avvalorata dall’amore e dalla conoscenza che Fenoglio aveva della letteratura americana ed anglosassone, la coincidenza dei due possibili riferimenti a Papini forse vi allude in modo  voluto. 
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Langhe

Poi devo ricordare che nel 1915, nella Paga del sabato, lo scrittore aveva inneggiato alla dichiarazione di guerra dell’Italia, auspicando un riscatto dalla sudditanza, in nome del glorioso passato italico. Fenoglio sembra rispondergli a distanza, con  sarcasmo, sullo sfondo di un’Italia malconcia, e proclamarsi, a differenza di Papini che aveva ancora «tante cose da dire», «un uomo finito», un uomo che canta una melodia senza parole, senza più nulla da raccontare, cosciente, ormai, che l’eroe ha definitivamente ceduto il posto al «comune giovanotto di paese»



I LUOGHI DELLE LANGHE

Fenoglio è lo scrittore di Alba e delle Langhe, dai suoi luoghi natii non si è mai allontanato. Qui nasce nel 1922, qui studia, combatte e lavora, qui muore nel 1963. Non avrebbe potuto vivere, e soprattutto scrivere, senza Alba, Mango, Barbaresco, Neive, Santo Stefano Belbo, Castino, Gorzegno, Valdivilla, Mombarcaro, Manforte, Murazzano,senza gli alti scenari tra le valli del Belbo e del Bormida. Qui hanno vissuto i suoi antenati.
Alba è la città della sua formazione al Liceo Govone, dove incontra, bravi professori che gli insegnano i valori della libertà e del coraggio e la lingua e la cultura inglese con Marlowe, Shakespeare, Bronte. 

 
L’inglese diventa per Beppe l’orizzonte culturale, tanto più vasto della provincia, e forma la sua educazione letteraria ricca di una straordinaria originalità espressiva e linguistica. Nei romanzi le parole inglesi si intrecciano con i neologismi e danno pathos e spessore alla narrazione, ma è nelle sue radici della terra natale che trae la fonte di ispirazione. 
Su quei sentieri della Langa, nella solitudine e nel silenzio del paesaggio, si possono ritrovare i luoghi percorsi dal suo passo lungo e sicuro e descritti perché la Langa è un luogo unico, reale e simbolico insieme, un paesaggio dell’animo dove si ritrova la costante presenza di un solo paesaggio,la geografia fisica e antropologica delle langhe e solamente nelle Langhe, Fenoglio, il gentleman-scrittore dal carattere duro e ostinato, ritroso e selvatico, ritrova e riconosce intero se stesso e il mondo tanto che affermava che «Se andassi da un’altra parte  non troverei più il tempo per scrivere»
Meta imperdibile e notissima per il turista in cerca di suggestioni anche eno-gastronomiche, le Langhe sono una destinazione privilegiata per scoprire un paesaggio fatto di colline e di grandi richiami letterari. In quel mare di basse alture che si inseguono tra Cuneo e Savona sono nati e hanno ambientato le loro storie, grandi scrittori “di provincia” come Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Davide Lajolo, Giovanni Arpino. Scrittori “di frontiera”, appartenenti a generazioni diverse, che alle Langhe – Pavese da profondo conoscitore dell’America, le definisce il suo Middle West - affidano le radici di una vita, individuandone il nocciolo duro dell’identità contadina, l’orgoglio testardo del lavorare la terra. In questa valle, oggi così diversa  poco è rimasto: qualche casa, il Belbo che ancora oggi divide le due colline di Gaminella e del Salto e Canelli, l’inizio di un mondo che nulla aveva a che fare con il calendario delle semine: il mondo della città. 

 
A differenza di Pavese, Beppe Fenoglio, rimane legato per tutta la vita ad Alba, la sua città. I  tetti rossi e quella luce livida che avvolgeva le cose poi Tanaro, Murazzano, San Benedetto Belbo, Bossolasco, costituiscono per Fenoglio i luoghi dell’infanzia, ma anche lo scenario in cui ambienta le sue storie. Le Langhe sono per lui il mito, le radici, la terra
Un itinerario, quello langarolo, che induce a pensare che i luoghi appartenenti alla geografia dell’anima di questi scrittori  costituiscano ancora oggi una memoria collettiva che  chiede di  essere trasmessa come in un viaggio di formazione che passa il testimone, da una generazione all’altra di lettori.








Lunedì la RUBRICA SU Ambiente e Paesaggi @ 3, IL F.A.I. E I LUOGHI DI FOGAZZARO

CARI LETTORI ECCOCI  ALL 'APPUNTAMENTO  DEL LUNEDI' CON LA  RUBRICA SULL'AMBIENTE...

HA RIAPERTO Villa Fogazzaro: riemerge dall’oblio il piccolo mondo antico

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A dire la verità, di Antonio Fogazzaro si ricorda poco e niente, si sa poco e niente. Io ricordo, come stretta da una morsa, gli anni del Liceo classico dove al quarto anno ecco entrare con i moti il romanzo Piccolo mondo antico ambientato sulle rive del lago di Lugano sullo sfondo dell’Italia risorgimentale, tra la prima e la seconda guerra di indipendenza, con il dissidio amoroso e ideale tra Franco Maironi, un giovane di idee liberali, e Luisa Rigey, una ragazza di modeste condizioni economiche. 
  
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La preparazione della lezione sul Fogazzaro ed il suo romanzo era impegnativa perchè prima si doveva analizzare il testo partendo dalla fabula intreccio poi collegare i fatti storici anche nel contesto gegrafico.
Ed ecco come la storia ti poneva di fronte Franco, il protagonista che viveva con la nonna, una marchesa che parteggiava per il governo austriaco, la quale si opponeva al suo matrimonio con Luisa sotto la minaccia di diseredarlo. Franco la sposa ugualmente e dopo il matrimonio i due vanno a vivere a Oria sul lago di Como, dallo zio di Luisa, Piero Ribera.
 


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 Presto emerge tra i due un profondo dissidio a causa della loro diversità di carattere. Neanche la nascita di  Maria, che lo zio ama chiamare Ombretta Pipì, riesce a salvare il loro rapporto. Tutto precipita quando si viene a conoscenza di un testamento che toglie denari alla nonna di Franco in favore dello stesso. Egli per carità cristiana, non vuole agire, mentre Luisa vorrebbe andare contro la marchesa. La morte della piccola Maria, che affoga nel lago di Lugano, segna tragicamente la fine del loro matrimonio.
Il carattere deciso e pratico di Luisa contrasta con l’animo contemplativo di Franco. I due si separano. Ma dopo tre anni, Franco e Luisa si rincontreranno sull’isola Bella, alla presenza dello zio, e alla vigilia della partenza di Franco per la guerra.
 
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Pubblicato a Milano nel 1895 — benché l’autore avesse cominciato a scriverlo dieci anni prima, nell’agosto del 1884 — Piccolo mondo antico divenne in breve tempo un grande successo come romanzo di impronta realista con evidenti richiami manzoniani. I protagonisti trovano serenità nel loro conflitto ideale grazie al contatto con la quotidianità delle persone semplici, portatrici di un modello autentico di valori spirituali e l'ambiente naturale circostante.
A questo punto entra in gioco il Fai, Fondo italiano per l’Ambiente, ente che si dedica alla tutela e valorizzazione del patrimonio nazionale e che ha come obiettivo proteggere, restituire alla collettività beni monumentali, ambientali e paesaggistici. 

 Il FAI mi ha offerto lo spunto in questa RUBRICA DEL LUNEDI' dedicata all'ambiente ed ai luoghi verdi, per ricordare lo scrittore in occasione della riapertura dei luoghi come villa Fogazzaro Roi, sulla sponda italiana del lago di Lugano - Oria di Valsolda (provincia di Como), non lontano da Milano. Villa donata al FAI dal pronipote dello scrittore, il marchese Giuseppe Roi,( QUI NOTIZIE SUL cammino Fogazzaro – Roi  dedicato anche al pronipote del famoso scrittore: il marchese Giuseppe, detto Boso, Roi (1924-2009), grande mecenate della cultura vicentina ed ultimo erede delle famiglie Fogazzaro e Roi). 
Trattare di questi luoghi e del romanzo oltre ad esercitare la memoria nazionale o rianimarla e rendere pubblico un bene che fu di uno scrittore trascurato, è un atto di consapevole attenzione per il nostro patrimonio culturale comune.
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Il visitare la villa e le località teatro delle vicende, ha una duplice valenza: scoprire un paesaggio tipico dell’Italia, e incuriosirsi di Fogazzaro. Anche perché c’è una piena corrispondenza tra i luoghi geografici e quelli letterari: il piccolo mondo antico davvero esiste, il paesaggio lombardo lacustre e montano, carico di suggestioni romantiche è lì come nelle pagine di Fogazzaro.
 Il vecchio viottolo che costeggia il lago. Le terrazze, che fecero da sfondo alla vita reale di Fogazzaro , luoghi del romanzo  ambientato nella fase del risorgimento lombardo, rimasti intatti da allora e ricordarli significa attenzione al paesaggio e alla sua storia.

 Rammentare è parte della nostra identità, nella complessità geografic0-ambientale che ci contraddistingue. Anche un piccolo mondo antico ha il suo perché. Non infeltrisce a qualunque latitudine si trovi. Anche nel profondo Nord.
E' un angolo appartato d’Italia, tanto appartato che molti pensano sia in Svizzera, ma la Valsolda, affacciata su quel tratto del lago di Lugano , appartiene alla provincia di Como e che qui si chiama preferibilmente Ceresiodove affascinanti sono le passeggiate in collina verso le riserve naturali(QUI NOTIZIE) oppure  particolari le tranquille gite in barca sulle acque del lago. 
Questo è il “Piccolo Mondo Antico”. Con Oria, Albogasio, San Mamete, Cressogno, legati alle atmosfere malinconiche e affettuose del romanzo di Fogazzaro qui sono ancora riconoscibili.


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