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RICETTE LIBRI FILM TRADIZIONI IN CUI LE RI-TROVIAMO 15

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TRA DIECI GIORNI TERMINA QUESTA RASSEGNA - RACCOLTA DI RICETTE CHE HA RIUNITO 
I CONTRIBUTI DI SIMPATICI/CHE CURATORI/TRICI DI BLOG


Questa settimana dapprima con Costanza ed il suo blog 


che mi fa ricordare il periodo bello e spensierato in cui si frequentavano le scuole elementari e si attendevano le festività natalizie con la preparazione , in casa, di dolci tradizionali
Nel suo caso il rammentare quel periodo è legato a dei biscotti...ma facciamolo raccontare a lei stessa......

Lebkuchen a modo mio


"Ero in prima elementare e in un giorno di dicembre, all' ora di ricreazione, tirai fuori dalla cartella il mio Lebkuchen al cioccolato. Era la prima volta che lo mangiavo in pubblico, il Lidl era ancora di là da venire e nessuno in classe mia aveva mai visto qualcosa che assomigliasse anche solo lontanamente a questi biscottoni natalizi.

Ovviamente attirai all'istante l'attenzione di tutti i bimbetti e siccome all'epoca abitavo a Firenze fu tutto un susseguirsi di "o icchè l'è?!!"......"ma icchè tu mangi??!"...... 
http://www.zingarate.com/network/amburgo/files/2013/12/spekulatius_0.jpgCosì mentre quelli addentavano le loro focacce io spiegai che avevo appena ricevuto il mio pacco di Natale da Norimberga,  me lo avevano spedito i miei nonni materni come tutti gli anni, e mica c'erano solo i Lebkuchen dentro, ma anche gli Spekulatius 
(i biscotti alla cannella),i Bratwurst 

http://us.cdn1.123rf.com/168nwm/tribalium123/tribalium1231210/tribalium123121000195/15867599-salsicce-salsiccia-segno-etichetta-simbolo-salsiccia-salsiccia-di-design.jpg

 http://www.baeckerei-tamke.de/bilder/christstollen_geschenk.gif
............. Da come fissavano il mio Lebkuchen capì che erano più interessati a scoprire che sapore avesse piuttosto che ad ascoltare il mio resoconto! Così mi allontanai prima che qualcuno si azzardasse a chiedere un assaggio, di certo non avrei scambiato il mio Lebkuchen con le loro focacce!"

"Oggi- ci ricorda Costanza- basta andare sul sito del produttore ufficiale e  con un click possiamo farceli spedire direttamente a casa in pochi giorni. Se poi si fa  la spesa al Lidl probabilmente vi sarà capitato di vederli durante il periodo natalizio, magari li avrete anche acquistati, ma sappiate che se anche vi sono piaciuti quella roba ha solo l'aspetto dei Lebkuchen, non certo il sapore e men che meno il profumo!! "
Ma per Costanza, anche se per antonomasia il vero Lebkuchen è quello di Norimberga, questi biscotti  da secoli vengono fatti in diverse regioni della Germania e ogni regione ha una sua ricetta particolare.

IL NOME...CHE ORIGINE HA ?

L'etimologia del nome è incerta, kuchen significa dolce, mentre leb potrebbe derivare dal latino libum (focaccia), oppure dalle parole tedesche laib (pagnotta)leb-honigh (il tipo di miele utilizzato), leben(vita).
Con sicurezza, ribadisce Costanza, "i Lebkuchen sono stati inventati nel 13° secolo dai monaci in Franconia. Ci sono documenti che attestano l'esistenza dei Lebkuchen a Ulm (Baviera)nel 1296 e a Norimberga nel 1395. Sebbene esistano molte varianti nella preparazione di questi biscotti, generalmente gli ingredienti più utilizzati sono miele,  nocciole,  mandorle,  noci,  frutta candita e un mix di spezie tra cui semi di anice, coriandolo, chiodi di garofano, zenzero, cardamomo, pimento, cannella, noce moscata...
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/69/Karlsbader-Oblate.jpgTradizionalmente viene usato come agente lievitante l'ammoniaca per dolci e l'impasto ottenuto viene messo su ostie chiamate Oblaten  che possono essere circolari o rettangolari. I Lebkuchen possono essere rivestiti da una glassa di cioccolato, di zucchero a velo oppure lasciati al naturale.
I Lebkuchen di Norimberga sono piuttosto grandi (quelli rotondi hanno un diametro di 10 cm) e sono morbidi all'interno. In altre zone della Germania sono invece dei veri e propri biscotti, più piccoli e croccanti.

Costanza, la nostra amica, Per fare i suoi Lebkuchen si è basata su una ricetta trovata tantissimi anni fa su una rivista tedesca e, a giudicare da quello che ha letto in rete, non è la ricetta per fare i classici Lebkuchen morbidi di Norimberga, ma quella per fare i Lebkuchen in versione biscotto.
Costanza riporta le modalità per preparare  quelli grandi e morbidi, quelli della sua  infanzia:"...ho ridotto il tempo di cottura indicato nella ricetta, ho steso l'impasto piuttosto alto e ho usato un coppapasta di 10 cm invece della classiche formine per biscotti. Non ho usato l'ammoniaca per dolci nè le ostie perché non le avevo, ma posso dire con soddisfazione che il risultato è stato comunque molto simile all'originale!!


BRAVA COSTANZA ....ED ECCO LA TUA RICETTA  
  
"Con queste quantità ho ottenuto 9 Lebkuchen da 10 cm (50 biscotti secondo la ricetta originale)

INGREDIENTI E MODALITA' SONO ALLA BASE DELLA PREPARAZIONE

1 uovo più  2 tuorli
220 g di zucchero di canna
75 g di burro
50 g di mandorle in polvere
30 g di cedro candito
330 g di farina bianca
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaino di zenzero grattugiato
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata
1 pizzico di noce moscata
1 pizzico di chiodi di garofano in polvere
Per la glassa: cioccolato fondente e zucchero a velo

Sciogliete il burro. Mescolatelo con lo zucchero, il cedro candito (tritato) e le spezie, l'uovo intero sbattuto con i tuorli. Mescolate la farina con il lievito e unite alla pastella, mescolando con una forchetta.Lavorate la pasta e stendete una sfoglia piuttosto alta, diciamo da 1/2 cm a 1 cm. Ritagliate i biscotti con un coppapasta di 10 cm. Se volete fare dei normali biscotti stendete la pasta più bassa e usate le formine per biscotti.Mettete i biscotti nella teglia coperta da carta da forno e cuocete a 160° per 10 minuti se volete fare i Lebkuchen morbidi come ho fatto io (in pratica vanno sfornati prima che comincino a dorare ed è indispensabile la prova stecchino) oppure a 170° per 12 minuti (o comunque fino a doratura) se volete fare i classici biscotti.In ogni caso tenete presente che induriranno raffreddando.
Quando sono freddi potete rivestirli con la glassa di zucchero a velo preparata mescolando 50 g di zucchero a velo con un cucchiaio di acqua. Oppure potete decorarli con la glassa di cioccolato facendo fondere il cioccolato fondente ( mi sono dimenticata di pesarlo!) con un po' di acqua.
Ho poi cercato tra vari blog e neIL FOGOLARho trovato altre notizie interessanti
http://ilfogolar.blogspot.it/2008/12/lebkuchen-di-alda.html
Lebkuchen è un termine generico che indica un impasto a base di miele e spezie, tradizionale nei paesi di lingua tedesca, ma non solo: si tratta di dolci di antiche origini, e sono stretti parenti dei nostri panforte o panpepati. Passati in America con l'immigrazione centroeuropa, sono anche chiamati gingerbread.
Nei paesi di lingua tedesca, i Lebkuchen sono  biscotti asciutti, da appendere sull'albero, ma anche impasti più morbidi, tipo iBaslerLeckerli (di Basilea) o quelli di Norimberga.
È un impasto morbido, che NON si stende per poi ritagliarlo con le formine, ma si mette a mucchietti sulle ostie, come del resto dice espressamente
 Fausto Fracalini nel suo blog




 Una storia antica nel tempo
 
http://www.torreggiani.com/news/intra/immagini/miele1.jpgIl Lebkuchen ci riporta alla preparazione di dolci simili già nell'antico Egitto con un valore religioso, per allontanare i demoni, come offerta. Ma Focacce al miele (DA DIETE STORICHE ,cosa mangiavano i popoli antichi?) ne avevano anche Greci e Romani.  Nell'alto Medioevo ne preparavano i monaci e vi attribuivano proprietà curative per via delle spezie, le consumavano anche in quaresima o nei periodi di digiuno. Ecco perché si consumavano proprio sotto Natale, visto che a quei tempi l'Avvento era tempo penitenziale! 
http://www.fondazionestoriaeconomicabergamo.it/images/tomi/122-5.jpg
CORPORAZIONI
Poi la preparazione fu affidata ad apposite corporazioni artigiane, e nel '500 si sviluppò molto il commercio dei Lebkuchen, soprattutto  in alcune città come Braunschweig e Norimberga, che anche oggi è la loro patria par excellence, sia perché questa città era un centro importante per l'apicoltura, per ragioni climatiche e territoriali; sia perché in quel periodo ebbe una forte ascesa economica come centro di scambio per il commercio delle spezie. Fu allora che senz'altro l'impasto semplice della focaccia speziata venne arricchito con altri ingredienti
(frutta secca,con  valore simbolico di  morte e resurrezione).

UNO DEI SEGNALIBRO IN PALIO



UNO DEI SEGNALIBRO IN PALIO


CON UN PIZZICO DI IDEE, RICETTA E TRADIZIONI 16

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ECCOMI A PRESENTARVI IL CONTRIBUTO DI 
 BLOG CURATO DA  CHIARA PER LA RASSEGNA ...  RICETTE   LIBRI  FILM  TRADIZIONI IN CUI LE RI-TROVIAMO



CHIARA  si presenta:"... passione, curiosità e voglia di sperimentare sono le cose che insegno ai miei figli condivise da mio marito. Amo tutte le arti manuali, sono affascinata da tutto ciò che mi circonda. Immagino, elaboro e creo con il cuore, con l'animo di una bambina scopro e mi stupisco delle mie piccole conquiste.  Amo la vita in tutte le sue sfacettature. Prima di assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per captarne le emozioni e per capire se riesco a trasmetterle ad altri!" 
E proprio l'espressione "Prima di assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per captarne le emozioni "mi ha colpito per la sua semplice immediatezza


Questo ortaggio ricco di proprietà Chiara lo usa   per ogni squisitezza di moltissimi piatti. Ottimi fritti, spadellato per un sugo veloce, ripieno... e chi più ne ha ne metta!
Ed ora  passo passo ci indica l'  appetitosa ricetta per la sua FOCACCIA AI FIORI DI ZUCCHINA 
Questa meravigliosa squisitezza si presta per moltissimi piatti.Ottimi fritti,spadellati per un sugo veloce,ripieni e chi più ne ha ne metta!
Come promesso tempo fa oggi vi posto la ricetta passo passo della focaccia. - See more at: http://unpizzicodiidee.blogspot.it/2013/07/focaccia-con-fiori-di-zucchina.html#sthash.9nRTinxp.dpuf

INGREDIENTI:

500gr di farina manitoba
50gr di lievito madre secco(alternativa 1 bustina di lievito mastrofornaio)
300gr circa di acqua a temperatura ambiente
1 cucchiaino raso di sale aromatico(nel blog trovate la ricetta)
2 cucchiaini rasi di zucchero
olio extra vergine di oliva
2 mozzarelle tagliate a cubetti

 MATERIALE NECESSARIO:

pirofila 28 per 36 circa
carta da forno
pellicola
tela o canovaccio

COME SI PROCEDE..

Mettere la farina,lo zucchero, il lievito nell'impastatrice (io ho il kitchen Aid ma penso che per gli altri modelli sia lo stesso) accendete e fate andare a bassa velocita (2),aggiungete l'acqua,poca alla volta, il sale, 2 cucchiai di olio. Per chi non usa l'impastatrice, mettere in una boulle nello stesso ordine gli ingredienti. L'impasto deve essere morbido e appiccicoso,raccogliete a palla e mettetela nella vostra pirofila rivestita con la carta da forno -
stendete un filo di olio sopra l'impasto
e iniziate a stenderla con le dita fino a coprire tutto il fondo della pirofila 

coprite con pellicola e canovaccio,lasciatela lievitare per circa 2 ore lontano dall'aria.Trascorso questo tempo  la nostra focaccia sarà bella alta,così -

togliete la pellicola,date una spolverata di sale(facoltativo)e infornate a 200°,con forno pre riscaldato per circa 20 minuti,trascorso questo tempo aprite il forno adagiate i fiori di zucchina e spolverate con la mozzarella
nfornate per altri 10/15 minuti
infornate per altri 10/15 minuti
ecco qua, pancia mia fatti capanna!
Chiara  termina così i suoi consigli per un piatto deliziosamente invitante:”In questa ricetta ho usato la  mozzarella ma si usa spesso il formaggio tipo asiago dolce e d'altronde va bene qualsiasi formaggio che avete in casa.Volevo provarla con il certosino ma i miei figli si sono stizziti e ho optato per la mozzarella se per caso qualcuna di voi la sperimenta me lo fa sapere? Poi, se ne avanzate,il giorno dopo si può tagliare a mo' di panino e “sbaffarcela” con un affettato!mmmm...ah....noi avevavo del lardo d'arnard..UN PARADISO DI SAPORE!!!!"""




http://orestecarlini.it/Myfilesin/storia%20animata.gifLa ricetta di CHIARA  mi riporta indietro di qualche anno quando ai miei giovani studenti cercavo di istillare le curiosità della ricerca storica  che intraprendevano con entusiasmo recandoci insieme nella Aula Computer e tramite Internet, guidati dall'esperienza di noi docenti, facevano a gara nel trovare riferimenti immagini storie particolari.

 Ecco allora  emergeva anche l’ origine del  nome di questo ortaggio -forse dal latino cocutia ,  testa- e con grande ilarità collegavano i vari modi di dire legati alla cucuzza, cocuzza,  termine  utilizzato nelle lingue dialettali di alcune regioni meridionali.

IL SEGNALIBRO DI SIMONETTA
https://plus.google.com/u/0/events/c3brri4mruqs88cf5d66ui6c260
SEGNALIBRO DI SIMONETTA
L’origine è controversa e un po’ incerta. Quest’ortaggio era conosciuto e coltivato, in varietà diverse, dai popoli più antichi, Egizi, Romani, Arabi e Greci; questi popoli la importarono con molta probabilità dall’Asia Meridionale, più precisamente dall’India. La sua coltivazione non era solo scopo alimentare, tanto che gli antichi Romani una volta svuotata la polpa e fatta essiccare la zucca , la utilizzavano come contenitore per il sale, latte o cereali o addirittura nericavavano piatti, ciotole, cucchiai, mentre i popoli più fantasiosi uno strumento musicale, le maracas sudamericane.
SEGNALIBRO DI SIMONETTA
La zucca fu conosciuta dagli europei solo dopo la conquista delle Americhe quando Cristoforo Colombo portò in Europa diverse varietà di zucca e di tutti i tipi: bislunga o rotonda, grande o piccola, verde, gialla, striata, rossa. Subito non godette affatto di ottimo prestigio e venne comunemente ritenuto un cibo della bassa plebe.
La zucca inizialmente fu usata per sfamare il popolo contadino che col passare del tempo ne ricavò  ricette prelibate.
 
http://i7.photobucket.com/albums/y266/luciap955/icone%20forum/gif_animate_cucina_0666.gif 

Le lunghe carestie fecero cadere i pregidizi sulle zucche e iniziarono a essere apprezzate anche dalle classi sociali più abbienti. Anche se inizialmente di quest’ortaggio colpì per la sua strana forma, finalmente aveva attirato l’attenzione del palato. Ci si accorse, infatti, che la sua polpa, diventava ottima se preparata con condimenti e aromi giusti. Tant'è che oggi si cucina in svariati modi, si può utilizzare per realizzare un primo o un secondo piatto e perché no anche per un dolce.

Fede, passione, curiosità e voglia di sperimentare sono le cose che insegno ai miei figli condivise da mio marito.
Amo tutte le arti manuali, sono affascinata da tutto ciò che mi circonda. Immagino, elaboro e creo con il cuore, con l'animo di una bambina scopro e mi stupisco delle mie piccole conquiste.
Amo la vita in tutte le sue sfacettature. Prima di assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per captarne le emozioni e per capire se riesco a trasmetterle ad altri. Benvuti nel mio piccolo mondo - See more at: http://unpizzicodiidee.blogspot.it/#sthash.MRAhjoVY.dpuf
Fede, passione, curiosità e voglia di sperimentare sono le cose che insegno ai miei figli condivise da mio marito.
Amo tutte le arti manuali, sono affascinata da tutto ciò che mi circonda. Immagino, elaboro e creo con il cuore, con l'animo di una bambina scopro e mi stupisco delle mie piccole conquiste.
Amo la vita in tutte le sue sfacettature. Prima di assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per captarne le emozioni e per capire se riesco a trasmetterle ad altri. Benvuti nel mio piccolo mondo - See more at: http://unpizzicodiidee.blogspot.it/#sthash.MRAhjoVY.dpuf
ede, passione, curiosità e voglia di sperimentare sono le cose che insegno ai miei figli condivise da mio marito.
Amo tutte le arti manuali, sono affascinata da tutto ciò che mi circonda. Immagino, elaboro e creo con il cuore, con l'animo di una bambina scopro e mi stupisco delle mie piccole conquiste.
Amo la vita in tutte le sue sfacettature. Prima di assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per captarne le emozioni e per capire se riesco a trasmetterle ad altri. Benvuti nel mio piccolo mondo - See more at: http://unpizzicodiidee.blogspot.it/#sthash.MRAhjoVY.dpuf

http://design-flute.com/wp-content/uploads/2009/01/thanks-final10.gif...CHIARA

DI NUOVO I VENERDI' DEL LIBRO...CON NATALIA GINZBUR ED IL SUO TEATRO

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Da I Venerdì del libro  25 ottobre  a I  Venerdì del libro 24 gennaio.....
Molto tempo per i 108 "seguaci che seguono, nel mio Blog, questa Rubrica settimanale  che oggi apre il post con un'affermazione intensa

"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi.  No, leggete per vivere."

Gustave Flaubert

...e fa proprio al caso mio !!!

La lunga assenza dall'organizzare un articoletto per i Venerdì, che vedono molta partecipazione, è dovuta al fatto che mi sono dedicata non solo alla lettura ( per me  la scelta del libro  non deve dimostrare prova di cultura ma deve attrarmi per le tematiche e per l'autore - non necessariamente attuale)  ma soprattutto a "turista-faccio-da-me"  alla riscoperta del centro storico di Roma con le fascinose architetture barocche(1) .
http://img4.libreriauniversitaria.it/BIT/240/538/9788837085384.jpg

 ....grazie al  notevole livello artistico di  Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona.

...e poi

Il libro che mi attrae deve avere personaggi che mi facciano venir voglia di conoscerli, deve avere una trama che non mi faccia pensare “maccheccavolodici “ ogni pochi minuti, deve essere sensato, credibile, emozionante …


Ho ripreso in mano  un libro sul Teatro  che comprende anche la prima commedia di NataliaGinzburg, Ti ho sposato per allegria, ( le altre si rifanno in parte ad essa) dai  temi e dalla  struttura, interessanti
Ginzburg ha cominciato a scrivere commedie in seguito alla domanda provocatoria di una rivista, rivolta a lei e ad altri scrittori contemporanei (“Perché non scrivete commedie?),anche se è sempre stata piuttosto perplessa a proposito delle proprie potenzialità teatrali. Per scrivere Ti ho sposato per allegria, Ginzburg dice di essersi ispirata alla prima opera a cui ha assistito in un teatro a Torino, quando aveva solo otto anni: Peg del mio cuore, la cui protagonista era una ragazzina “con un gran cappello di paglia” e di cui non ricorda, però, l’autore. Forse non è una coincidenza che il protagonista de Ti ho sposato per allegria esordisca proprio così: “Il mio cappello dov’è?”
Anche in una delle scene finali ritorna un cappello, quello della madre di Pietro: “PIETRO: Che lusso di cappello!
GINESTRA: La mamma appena ha  saputo che ti sposavi, è corsa subito a comprarsi quel cappello!”
Ginzburg aggiunge di aver scritto questa prima commedia in fretta, "senza piegarmi a respirare malinconie, o fermandomi a respirare solo per brevi istanti. La scrivevo in fretta nel timore di non riuscire a concluderla. In fretta e per noia. [...] Però via via che la scrivevo la noia spariva. L’ho finita in una settimana"

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Ginzburg non si è fatta influenzare dall’opinione negativa dell’amica e scrittrice Elsa Morante, a cui l’aveva fatta leggere e che la trovava “fatua, sciocca, zuccherata, leziosa e falsa,” e quindi l’opera è andata in scena, e interpretata dalla Asti, come previsto. In Ti ho sposato per allegria, come poi in altre commedie, Ginzburg raggiunge la comicità giocando sui valori cari alla nostra società. 
Infatti, per esempio, fa sposare subito Giuliana e Pietro, che si sono conosciuti ubriachi ad una festa, solo perché per lei era l’unica possibilità rimasta:
“GIULIANA: Ma ero disposta a sposare chiunque, hai capito, quando ti ho incontrato.”
Il titolo, come succede in altre commedie, in Ti ho sposato per allegria è ripreso più volte nelle battute di Pietro, quando spiega a Giuliana i motivi per cui l’ha sposata: “Ho sempre sentito, guardandoti, una grande allegria. E non ti ho sposato perché mi facevi pietà. [...] Ti ho sposato per allegria. Non lo sai, che ti ho sposato per allegria? Ma sì. Lo sai benissimo.”
Ginzburg inoltre banalizza il divorzio, non ancora legale in Italia (lo sarà infatti solo nel 1970), come facile soluzione a un eventuale matrimonio sbagliato: “PIETRO: In Italia il divorzio non c’è.



GIULIANA: Sarebbe andato all’estero” e più avanti: “GIULIANA:Meno male che hai un po’ di soldi, così almeno potremo andare all’estero a divorziare!”
E Ginzburg affronta con disinvoltura anche il tema dell’aborto, legalizzato in Italia più tardi, nel 1978: “GIULIANA: Io non mi sento di averlo questo bambino! Non ho casa, non ho lavoro, non ho soldi, non ho niente! [...] E mi ha portato da un medico ungherese, suo amico, e questo mi ha fatto abortire.”


Stile e tecniche narrative

La comicità delle commedie di Ginzburg, più che ai personaggi, si deve al linguaggio, alle parole con cui l’autrice muove in modo leggero i destini dei rapporti fra uomini e donne, fra individuo e individuo.
Questa attenzione linguistica e l’invenzione di un italiano parlato musicalmente, inconsueto nel nostro teatro, rendono Natalia Ginzburg un autore non troppo distante da maestri europei del dialogo come Beckett,Pinter, e Compton-Burnett. 
Come la lunga tradizione della commedia italiana insegna, anche Ginzburg ricorre spesso a giochi sull’identità, confusione di persona, creando nel pubblico, una certa ilarità. Leggiamo in Ti ho sposato per allegria:
“PIETRO: Quale? La tua Elena? O la mia Elena?
GIULIANA: Perché, qual è la tua Elena? Abbiamo anche una Elena per uno?
PIETRO: Mia cugina Elena? O la tua amica Elena?.”
Mettete un curioso matrimonio tra un avvocato di solida estrazione borghese ed una giovane e spiantata donna di bassa estrazione sociale la cui travagliata storia di vita costituisce la trama principale dell’intera vicenda. Mettete poi, tra i due protagonisti, un lungo ed interessante scambio di opinioni  su temi di importanza fondamentale: il rapporto con i genitori, il lavoro, la disoccupazione, la solitudine. E’ così che nasce “Ti ho sposato per allegria”, una pièce firmata Natalia Ginzburg
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La lingua del teatro di Natalia Ginzburg

Questa prima  commedia  Ti ho sposato per allegria (1964), nasce appena dopo l’uscita di Lessico famigliare, 
Lessico famigliare dove sono messi a fuoco la centralità del linguaggio e il dialogato abituale di una famiglia, spesso con sfumature umoristiche. Le abitudini linguistiche del clan familiare, salvate dal naufragio del tempo, insegnano all’autrice a stilizzare il discorso orale nella sua informalità ( ripetizioni e monotonie della presa di parola, qualche regionalismo, caratteristiche  del discorso informale). 
Nelle prime commedie (1964-1966) loquaci sono soprattutto le donne; nelle ultime (1968-1988) invece sono soprattutto gli uomini a discorrere incessantemente, per insicurezza o velleitarismo ???.

 http://www.megghy.com/gif_animate/categorie_varie/teatro/6.gif
Quasi prive di indicazioni sulla regia, queste commedie mettono in scena un “brulichio di dialoghi” sui  mutamenti della società, un parlato-scritto la cui modulazione usa mezzi semplici adatti per essere eseguiti oralmente. Il periodare ha frasi brevi,  punteggiatura adatta alle pause della recitazione, si imitano approssimazioni e incertezze del parlato. In conclusione, le scelte stilistiche dell’autrice si basano  sull’ascolto della realtà linguistica pragmaticamente intesa.
Il comico nasce dalla frizione tra una battuta e l’altra, dall’ambiguità e dal malinteso, dalla ripetizione di frasi-tipo,  dal gioco di parole.
Un commento fatto nel 1989 dalla stessa scrittrice, che ripensava a questo testo effettivamente anomalo per le sue inclinazioni, è molto interessante:
«In tutto ho scritto, fino a oggi, dieci commedie, e la prima, Ti ho sposato per allegria, dato il carattere della donna attorno a cui gira l'idea, è la più randagia, la più gaia. Come mai fosse allegra, non lo so. Io non ero allegra - confessò la Ginzburg - Ma forse veniva fuori allegra per quell'ilare stupore che uno prova quando fa una cosa che aveva comandato a se stesso di non fare mai. O forse aveva un'apparenza allegra perché la concepivo in fretta senza respirare malinconia. In fretta e per noia. Però via via che la buttavo giù la noia spariva. L'ho finita in una settimana». Grande, anche nell'autoironia,  rara scrittrice.
 http://www.francociccio.altervista.org/Immagini/Gifanimate/tende.gif
La cosa che più mi ha colpito  è la sua nota iniziale. In cui parla di come sia nata quasi per caso questa sua avventura nel teatro, di come  alla fine in un bilancio da scrittrice, la commedia abbia invece avuto un ruolo importante nella sua vita:
Your image is loading...“Pensavo ora alle commedie come pensavo ai romanzi, ai racconti. Il punto di partenza era uguale. Diverso era il dopo. Scrivi un romanzo e quando l’hai finito lo offri a un editore. Se l’editore lo pubblica tutto scorre abbastanza liscio. Non detesti nessuno. (…)I libri possono sgattaiolare via quieti e chiotti. Le commedie generano in chi le ha scritte forti ramificazioni di amore e di odio, e procedono in mezzo al rumore.”
Tra le parole che si scambiano i protagonisti  c’è un sottile filo di tristezza, di solitudine, di angoscia, tanta vita quotidiana. Personaggi che non sono a proprio agio, mariti e mogli che si odiano e continuano a stare insieme, donne disordinate e “randage”, come le descrive la stessa Natalia, uomini chiacchieroni e incapaci di portare avanti la vita. Immagini di vita quotidiana, sì. Ridicole, comiche spesso.Il nostro quotidiano pensare, i fatti e gli accadimenti di tutti noi. Tradotti in dialoghi che – quando ci si trova dalla parte del lettore – fanno pensare, e molto, alle nostre vite








1- Il Barocco a Roma si sviluppa intorno agli anni 30 del Seicento e in poco tempo diventa lo stile preferito della Chiesa Cattolica e delle monarchie per la necessità di progettare chiese barocche, monasteri e palazzi sontuosi. Questo stile  fa la sua prima comparsa dopo la fine del Manierismo, da cui eredita alcune delle tecniche e risulta semplice ma allo stesso tempo pieno di effetti. Le caratteristiche fondamentali dell'architettura barocca sono rappresentate da linee curve e sinuose - come ellissi e spirali che si intrecciano- .  Uno degli aspetti distintivi del barocco è senza dubbio la decorazione che, insieme con la pittura, la scultura e l'uso degli stucchi, ha dato vita ai monumenti e opere uniche e davvero suggestive.

Rubrica Verde del Lunedì, 27 gennaio con Fred Hageneder

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Cari Lettori di questa Rubrica settimanale su Verde e Ambiente, il libro che consiglio  è LO SPIRITO DEGLI ALBERI di Fred Hageneder  che fa una considerazione sul ruolo che gli alberi,  forma di vita terrestre più riuscita per l'evoluzione del pianeta Terra, molto tempo prima che arrivasse l'Homo sapiens.
http://www.ibs.it/code/9788871831121/hageneder-fred/spirito-degli-alberi.html

Hageneder considera l'intero ecosistema della Terra e le varie forme di vita che interagiscono con gli alberi, inclusa l'acqua che essi assorbono e reintroducono nel ciclo idrologico dopo averla arricchita. 
Il sottotitolo  "Science, Symbiosis, Inspiration",è  una vera ispirazione. Egli è uno scrittore, ma è anche arpista e pittore, per cui egli illustra con alcuni suoi dipinti. 
Egli parte dalla storia delle foreste d'Europa del periodo della glaciazione per passare poi al rapporto tra l'acqua e le foreste descritto da Viktor Schaubergerdi  nazionalità austriaca,  guardia forestale al servizio del principe Adolf Von Schaumburg-Lippe  responsabile di più di 21.000 ettari di foresta che passava ore ad osservare la natura, modello per eccellenza da capire e da copiare ("kapieren und kopieren"),dall'osservazione naturalistica elaborò delle peculiari teorie sull'energia dei fluidi

Riporto una mia libera  interpretazione di un'intervista rilasciata ad una rivista tedesca in cui l'autore ci illustra motivazioni e pensiero

-Come ha avuto inizio il suo rapporto con gli alberi?

- Fred Hageneder:
http://3.bp.blogspot.com/-lx7xhYhpamo/UDjGvfEeU-I/AAAAAAAAAgE/8HqCMmkDsjg/s1600/betulla.jpg
È una storia personale. Un giorno, da adolescente,  che mi sentivo molto abbattuto,  me ne andai nella brughiera. Volevo stare solo. Mi sedetti accanto a una betulla e lì inaspettatamente mi resi conto che mi stavo ritemprando. In qualche modo gli alberi che mi circondavano avevano qualcosa a che fare con questo. Fu allora che scoprii l'amore per la natura e in particolare la compassione per il benessere degli alberi che spesso non se la passano tanto bene nella nostra cultura, perché non li rispettiamo.

DAL LIBRO

 BETULLA 
D'ogni nuova vita graziosa nutrice,
d'ogni dispiacere indefessa protettrice,
Principessa di luce, che porti gioia dove vi è tristezza,
Grande Tessitrice sul telaio di madre natura,
mostraci il modo per ricominciare,
per camminare ancora, con cuore innocente,
per nutrire il bambino che è in noi ,ed estinguere la sua sete:
perchè saranno i bambini a essere i primi .



 - Come hai fatto a sentire l'energia degli alberi?

-Fred Hageneder:

Beh, gli alberi si muovevano al passaggio del vento e io venivo cullato dolcemente. Il risultato è stato che in qualche modo mi sono rilassato e allora ho incominciato a essere consapevole del fatto che l'albero era circondato da un campo di energia, parlo di un'energia di tipo spirituale, e io ne sono divenuto parte. C'era una tale pace e io vedevo i miei piccoli problemi personali sotto una nuova luce, inseriti in un quadro più grande e perciò meno importanti. Avevo 15 anni ed è così che è incominciato il mio percorso con gli alberi. La cosa interessante è che l'albero in questione era una betulla, e la Betulla viene spesso considerata l'albero della rinascita. La Betulla si addice al rinnovamento e protegge tutte le giovani vite. Ecco perché una volta le culle erano fatte con legno di betulla ed esiste anche la tradizione delle scope di betulla. Queste venivano usate ritualmente a capodanno per ripulire la casa dalla polvere e dalle energie del vecchio anno.

-  Come ci si avvicina a un albero per ricaricare le batterie, tenendo presente che i vecchi alberi saggi sono anche i più potenti?

- Fred Hageneder:
Quando ho incominciato a lavorare, anch'io ho scoperto che i vecchi alberi, quelli dall'aspetto imponente, hanno i campi energetici più forti, proprio per via delle loro dimensioni. Qui si tratta di elettromagnetismo, e non di fantasticherie romantiche. Il fatto che un campo energetico sia particolarmente forte ci aiuta a "sintonizzarci". Ma un albero comprende anche certe caratteristiche eterne, qualcosa che si manifesta nel tempo e nello spazio. Si può anche arrivare a questo livello del suo essere, al suo spirito archetipico, al suo angelo. Esiste in ogni albero. Se si ha familiarità con questo livello si può entrare in sintonia con lo spirito della Quercia anche attraverso una piantina di quercia non meno che con un possente albero vecchio di mille anni.Di  questi vecchi alberi e della loro saggezza, gli alberi più giovani delle foreste moderne hanno un disperato bisogno.

Meditare sotto gli alberi o vagare nei boschi per assorbire gli influssi degli alberi sono cose che fai spesso?

-Fred  Hagened
er:
Sì, il più possibile. E anche camminare è già di per sé una meditazione. In genere consiglio di camminare o correre per un bel po' oppure di fare qualche altra forma di esercizio fisico. Giusto per scaricare la tensione, e ovviamente bisognerebbe avere un po' di tempo a disposizione. Quando ci si sente più calmi si può cercare un posto per riposarsi e incominciare a osservare tutti i minimi movimenti.  osservare i disegni creati tutt'intorno dalla luce della luna e dalle ombre ed imbattersi in un albero davvero notevole, che esercita un fascino irresistibile. Ma prima di avvicinarsi all'albero glielo si può chiedere. Questa è una cosa molto interessante. Anche se non si è ancora entrati in comunicazione con gli alberi: «Va bene se mi avvicino, se entro nella tua aura e mi siedo vicino a te per un po'?» noi stessi cambiamo. Diventiamo qualcuno che ha imparato ad avere considerazione per gli altri. Il fatto è questo: noi non conosciamo l'albero in questione. 

 Ma l'albero nasconde in sé tanto di più! La Terra non va ammucchiando un sacco di strutture di carbonio mettendoci in cima del fogliame per niente. Qual è il segreto di questo essere? Cosa È un albero? Le domande possono portarci altrove. Oggi come oggi noi crediamo di conoscere tutte le risposte. Invece non sappiamo proprio niente.

Ottieni delle risposte?

- Fred Hageneder:
Beh, non nel senso intellettuale, ma comunque non è questo che mi interessa. Quando riesco davvero ad avere un dialogo con l'essere di un albero, ciò accade in uno stato di coscienza che va molto al di là del normale stato mentale quotidiano, uno stato in cui non c'è separazione tra me e l'albero. Ovvero: non sono più una persona che si preoccupa soprattutto del proprio destino, del proprio percorso di vita e del proprio diario, ma sono unito a un tutto più grande di me, a una coscienza che considera l'uomo e l'albero con la stessa neutralità. Su questo piano esiste anche una grande beatitudine, una gioia che ripaga di tutti gli anni difficili passati a cercare di arrivare a quel punto. E in questo stato è possibile, perché si è neutrali ma pieni di amore, capire di cosa gli alberi e gli esseri umani hanno veramente bisogno.
- Hai delle linee guida da suggerire per la meditazione?

- Fred  Hageneder:
Avvicinatevi all'albero con rispetto, fate il vuoto mentale e rimanete in attesa. E poi sicuramente: tenete sempre vivo il senso dell'umorismo, non prendetevi troppo sul serio.

- Tu parli con gli alberi?

- Fred Hageneder:
Sì, facciamo le nostre "chiacchierate", manon hanno niente a che fare con l'intelletto. Si capiscono con il cuore. Spesso ho l'impressione che gli alberi sappiano che il mondo attraversa un momento di crisi, e che è in gioco la sopravvivenza dell'intera biosfera. A causa di questa crisi globale, è importante che un numero sempre maggiore di persone cerchino di lavorare per la dimensione superiore invece che per la carriera e il benessere personale. Io lo vivo come qualcosa di molto significativo e terapeutico. Penso che vi siano importanti stimoli spirituali che ora possiamo indirizzare verso la natura.  Questo è assolutamente fondamentale.

-Sei  coinvolto in qualche gruppo ambientalista?

- Fred Hageneder:
Diciamo che mi ci sto riavvicinando. Per alcuni anni ho fatto una vita molto ritirata, dedicandomi alle ricerche per la preparazione del libro. Ho dovuto isolarmi e interrompere anche molte altre attività personali. Però adesso  sto ricominciando a uscire, sto contattando gruppi di ogni genere, gruppi ambientalisti; e poi sto preparando delle campagne e dei progetti come Alberi per la Pace, per il quale spero di riuscire a far sì che le città e quelle a loro gemellate in Inghilterra, Francia e Germania, piantino un Albero per la Pace contro la crescente ondata di intolleranza culturale e di sentimenti contrastanti . Io vedo in questo gesto una grande occasione per la cultura mondiale della tolleranza dato che gli alberi sono sempre stati simboli di pace. 


- Quale sarà il futuro degli alberi e come lo si può migliorare?
 
-Fred Hageneder:
Ho sempre sostenuto l'idea di una natura che si sviluppa liberamente in terreni boschivi appositamente designati e in altri biotopi, senza alcun tipo di interferenza umana. Questo, ovviamente, comporta che il bosco apparirà piuttosto caotico per diversi secoli. Dobbiamo limitare le nostre esigenze e aspettative, perché non si tratterà dell'ordinato paesaggio di un parco. Ma proprio qui sta il punto: dobbiamo di nuovo imparare a essere umili e lasciare alle altre forme di vita ciò che è loro. Ho molte speranze per il futuro, che i cambiamenti verranno.

- Perché ti sei trasferito in Inghilterra?
 

- Fred Hageneder:
Prima di tutto perché mi sono innamorato e poi ci sono gli alberi come parte del paesaggio. Molte persone che visitano le isole britanniche hanno questa sensazione. C'è una certa vibrazione nella Terra, in certe valli del Gallese della Scozia ci sono ancora dei segreti sospesi nell'aria e tra le rocce, e li si può quasi toccare.  la terra è molto più vibrante e viva che in quasi tutti i posti che conosco sul continente. C'è un lato selvaggio, soprattutto nelle regioni  vicino al mare, da cui mi sono sempre sentito ispirato, sia come artista sia dal punto di vista intellettuale. Non molto tempo dopo che mi ero trasferito a Cotswolds incominciai a scrivere Lo Spirito degli Alberi. In molte zone rurali della Germania, e anche dell'Inghilterra, la terra è troppo addomesticata dall'agricoltura, che l'ha privata della sua originaria magia.

- Si può rimediare agli errori commessi dagli esseri umani?

 
- Fred Hageneder:
Non c'è tempo per commiserarci, dobbiamo aggiustare quel che possiamo. E fare meglio quello che è possibile migliorare. E provare piacere nel farlo.
La natura ha risorse incredibili e ciò che si può recuperare è molto di più di quanto potremmo pensare nei momenti bui. In particolare il suolo forestale, che tra i vari tipi di suolo è il più vitale, è pieno di microrganismi in grado di neutralizzare tutta una serie di radiazioni e veleni chimici. Le microonde emesse dai ripetitori della telefonia mobile non solo cuociono il cervello della gente, ma creano disastri anche in natura. Alcune specie reagiscono direttamente con delle mutazioni, mentre altre sembrano non subire danni, dipendentemente dal tipo di frequenze in cui di norma funzionano. 
Qui nel Gloucestershire o nel Devon ho visto molti pini e larici con quel genere di deformazione. La diffusione delle trasmissioni televisive dà luogo a una quantità incredibile di energia elettrica, gran parte della quale colpisce la terra direttamente entro poche centinaia di metri dalle stazioni trasmittenti. Ed è il suolo delle foreste che assorbe tutto quanto. In natura esistono ancora miracoli che l'uomo non può prevedere. Io per niente al mondo rinuncerei a lottare! Quand'ero giovane temevo che avremmo dovuto vivere in un mondo senza alberi, perché ce li avrebbero tolti tutti. Oggi so che senza alberi non ci sarebbe vita sulla Terra. La biosfera ne ha bisogno, ed essi sono molto, molto di più che semplici "polmoni" verdi del pianeta. L'albero e l'essere umano vivono e cadono insieme. E rimangono in piedi!

- Perché componi musica per gli alberi?

 
- Fred Hageneder:
Perché mi piace e il mio cuore mi dice che è quello che voglio fare davvero. Spero inoltre di poter così contribuire a diffondere una certa consapevolezza relativa agli alberi e alle loro svariate caratteristiche e qualità.

- C'è una ragione particolare per cui suoni l'arpa?

-Fred Hageneder:
L'arpa viene tradizionalmente considerata lo strumento dell'anima. Di conseguenza è molto adatta per fare musica per gli alberi. E poi c'è tutta la tradizione deibardi. Il compito principale degli antichi bardi celtici che viaggiavano con la loro arpa era mantenere vivi i miti e le leggendetra la popolazione. Queste leggende presentano un aspetto religioso, perché ristabiliscono un legame con la fonte della creazione. I miti raccontano l'origine del mondo e quale sia la parte degli esseri umani nella Trama della Vita. Il dovere dei bardi era mantenere una comunicazione vitale tra la società e la natura. In ultima analisi, è proprio quello che intendo fare io: contribuire a creare un forte legame tra gli esseri umani, il Sé minore, e la natura, il Sé più grande.

http://www.oroboro.eu/blog/2013/03/26/Larpa-celtica-e-larte-dei-Bardi-.aspx 
 - Un bella chiacchierata.



SPUNTI DAL LIBRO


 Verde sorella che vivi sulla cima del mondo,
che porti la luce ai boschi di sotto
e respiri la profondità, l'altezza e la luce,
la tua vera maestà non la conosciamo.
Regina delle montagne, prendi su di te il peso
di difficili questioni e lo innalzi, senza piegarti,
compiacendo le fanciulle benedette,
Tu, ponte di fiducia, che ci colleghi al Mondo Invisibile


IL GINEPRO

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Guardiano di giovani terre spoglie
scegli il tuo tempo e il tuo posto!
Raccogli la forza vitale dal sole
e spargila abbondante sulla terra,
tessi le forze, trasmettile,
ricevi il nostro amore, possa tu vivere a lungo!
Quando t’incontriamo negli ampi acquitrini
vienici incontro anche tu dall'altra parte.

IL  TASSO


http://2.bp.blogspot.com/-bgRKbGvSKkE/UDjGrQPRB1I/AAAAAAAAAf0/td5MvXPlfgM/s1600/TASSO.jpg 

Eo, Eihwa, nave spaziale di legno,
Senti il mio amore e la mia gratitudine,
Prendimi a bordo e mostrami il sentiero
Dove le anime e le stelle avanzano.
Colonna di sapiente silenzio,
Che si ancora ai regni del tempo,
Tu dai mistica morte ai vivi
E porti la vita ai morti.

 IL PINO

 Ergiti al calore del giorno,
ergiti al freddo della notte,
ergiti sul terreno che non porta acqua,

ergiti sulla roccia in bilico,
ergiti sull'ampio e solitario acquitrino,
ergiti ai quattro venti
che portano il tuo seme, e va
ovunque la terra ti chiami.
 ABETE
 http://4.bp.blogspot.com/-h8t6iUxgEkc/UDjGPgRVUuI/AAAAAAAAAeE/p78zTM24W4Y/s1600/ABETE.jpg

 Tu che hai scaglie simili a pelle di serpente
e nasci sulle vette, dove l'aria è così sottile,
dove la montagna e la tempesta s’incontrano in un abbraccio possente,
cara ti è la tua fredda forma merlettata,
le montagne s’inchinano a te,
la tua chioma è nelle stelle,
Padre degli alberi!
Saturno, Giove e Marte.

TIGLIO
http://3.bp.blogspot.com/-hipQGwRKMms/UDjG8S2xe6I/AAAAAAAAAhE/xiAqOyT9Q9w/s1600/tiglio2.jpg
  
Il silenzio mi porta...Io porto un cuore
Il cuore porta amore...L'amore porta verità
La verità porta giustizia...La giustizia porta crescita
La crescita porta completezza...E la completezza porta il silenzio.

FRASSINO




Tu che leghi i raggi del sole e i riflessi delle acque
porta luce a ciò che cresce nel buio;
mostraci il nostro posto nel disegno cosmico
così che possiamo essere in armonia, come te ,con il tutto.
Fai discendere su di noi visioni e idee dall'alto,
 fai che si realizzino nella nostra vita, una vita piena      d'amore.
Insegnaci come dare quando ci viene dato;
insegnaci a vivere con la Terra e il Cielo.

Il frassino gioca un importante ruolo nell'interazione tra il Sole e l'acqua. Ma il suo segreto  è nel legame tra di loro. Lo spirito del frassino lega ,connette, crea ponti-tra il mondo esterno e quello interiore, tra l'aspetto maschile e quello femminile, tra i due margini di una ferita aperta. Questo è un compito molto importante nella biosfera del pianeta, e quando siamo disposti a sintonizzarci con lui ,il frassino ci fa capire come siamo parte di un grande tutto ,e come le nostre azioni, persino i nostri pensieri, hanno effetti a lungo termine.
CURIOSITA'

Per millenni il frassino fu visto come protettore della giovinezza. In Scozia il vigore del frassino era ampiamente riconosciuto, e si credeva che avesse una benefica influenza sui neonati. La linfa veniva fatta bere al neonato, e ramoscelli verdi di frassino venivano messi nel focolare della sua camera-in onore dell'albero e come preghiera per il bambino appena nato .

La presenza del frassino stimola l'immaginazione, genera idee ardite ed evoca sete d'azione. Se vi sentite vittime passive, svegliate il vostro mago attivo-tutto è possibile! L'unica cosa che non raccomando di fare sotto un frassino è il lavoro intellettuale: il frassino non favorisce la concentrazione mentale, stimola piuttosto le immagini e i colori (non avrei potuto scrivere questo capitolo sotto un frassino...avrei solo potuto dipingerlo).Traete le vostre idee da un sorbo e da un frassino, il coraggio per realizzarle da una quercia, e la disciplina per perseverare dalla betulla!
(F.Hageneder)

http://www.megghy.com/gif_animate/natura/alberi/15.gif 

CHI NE PARLA 

http://www.megghy.com/gif_animate/categorie_varie/alberi/12.gif


http://nonsoloorologi.myblog.it/media/02/00/897359768.gif


CON L'APPUNTAMENTO
Teaser Tuesday: prendere il libro che si sta leggendo, aprire una pagina a caso e scrivere un piccolo brano del testo.
 http://www.scuolamanzoni.it/pof0809/legalita2007-2010/Progetto_4_Centro_0809/immagini/images_gif_glitter_pine-fairy.GIF
informare e sensibilizzare sulle tematiche dell'ambientalismo 

 http://www.megghy.com/gif_animate/natura/alberi/26.gif


 

La natura è in grado di comunicare con chi la sa osservare

IL MIO PAESE DELLE MERAVIGLIE
considero questo libro alla stregua di una Bibbia Arborea


PER LA RUBRICA 30 SETTIMANE DI LIBRI, LA SAND CI ACCOMPAGNA NEI GIARDINI ITALIANI...LEGGERE CON IL SUO MANOSCRITTO

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GEORGE  SANDissuu.com/simofedelevernia/docs/i__giardini_in__italia-lezione_sand?e=5958169/6509464
(SE CLICCHI SUL NOME,  PUOI LEGGERE LA MIA LEZIONE TENUTA PRESSO UNITRE)     






LES  JARDINES  EN  ITALIE   I  GIARDINI IN ITALIA - è un  manoscritto (20 fogli  - 225 per 180 mm-  una plaquette rilegata in veline ed arricchita da disegni) intitolato I GIARDINI IN ITALIA,  ritrovato dalla professoressa Giovanna Romanelli (durante una delle sue ricerche,  nella Biblioteca Nazionale di Francia /Sito Richelieu 58, rue de Richelieu , 75804, Patis Cedex 02). Fu scritto da George Sand al rientro dal suo viaggio nel 1855:  è una  riflessione della società nel periodo dell' industrializzazione allorché ci si stava dimenticando del legame tra l’uomo la natura e l’ambiente nel quale si vive.   

UNA RICETTADELLE TRADIZIONI RI-TROVATA NEL BORGHETTO DEI PESCATORI E' IL 17° CONTRIBUTO

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PER QUESTA INTERESSANTE E ...SAPORITA INIZIATIVA, HO UN'OCCASIONE PARTICOLARE PER PRESENTARE UN  PIATTO GUSTOSO E DAL SAPORE DI MARE...

MA ANDIAMO PER ORDINE....



UNA BELLA TRADIZIONE DEL QUARTIERE MARINO DI ROMA: OSTIA LIDO


Ostia, Borghetto dei Pescatori: la 'sagra della tellina'  ha festeggiato 50 anni




                                      ...prima di andare ai fornelli....



Allo storico Borghetto 4 giorni dedicati al mollusco

Giovedì 29, venerdì 30, sabato 31 agosto e domenica I settembresono i giorni che ogni anno vengono dedicati nel Municipio di Ostia, quartiere di Roma, sul mare, alla festa culinaria più attesa del litorale romano: la Sagra della Tellina. La manifestazione è ricca di intrattenimenti, incontri con i pescatori e soprattutto di golosissimi spaghetti con le telline.
Circa 12 quintali di pasta conditi con olio, aglio, peperoncino e 10 quintali di tellinerigorosamente provenienti dal litorale romano, aspettano ritualmente di essere distribuiti dalle 13 fino a sera. Quest’anno come non succedeva da tempo il mare ha infatti regalato tanto prodotto locale.

Al Borghetto dei Pescatori padelle pronte per le telline

Chi abita nello storico Borghetto dei Pescatori, nel cuore di Ostia, giura che l’odore degli spaghetti arriva fino al mare e oltre.
        il gas, sotto le padelle giganti, si accende solitamente molto presto per la preparazione del piatto tipico e quest'anno soprattutto per festeggiare il cinquantesimo anniversario della sagra della tellina. Questo prelibato piatto che, mare permettendo, viene celebrato ogni anno in questo angolo di litorale, si gusta in questo periodo d fine estate: un vero e proprio rito per tutti i residenti e non solo.
Il mare quando dona una quantità di telline significa che le condizioni delle acque stanno migliorando. Il mollusco infatti si trova solo dove l’acqua è pulita e l’idea che la tellina sia tornata sul litorale di Ostia è il miglior incentivo alla pesca
Quest'anno, in occasione del mezzo secolo di storia, gli spaghetti sono stati cucinati da cuochi professionisti che hanno affiancato i cuochi tradizionali del Borghetto dei pescatori. Presenti anche chef dell’Aic , associazione celiaci, che hanno preparato piatti senza glutine.
Poi balli e intrattenimento per grandi e piccini anche con musica latinoamericana e imperdibile, domenica pomeriggio alle 16, la suggestiva processione di barche dei pescatori con la Madonna Stella Maris, loro protettrice. Le imbarcazioni, compresa quella piccola con i bambini della scuola velica della Lega Navale, hanno accompagnato la Madonna dal canale dei pescatori fino al Pontile di Ostia da dove hanno gettato la corona di fiori. Un rito con il quale si celebra il tradizionale «Matrimonio con il Mare», un’antica cerimonia religiosa attraverso la quale i marinai cercano di propiziarsi la benevolenza del mare attraverso un matrimonio simbolico tra il pescatore e la Madonna. Lo sposalizio del mare nasce daun’antica leggenda che narra la vicenda accaduta nel 1445 quando Pietro Barbo, Vescovo di Cervia, fu sorpreso da una terribile tempesta in mare al suo ritorno da Venezia: per placarla diede in pegno alle acque l’anello pastorale salvando così se stesso e l’equipaggio. Da allora la tradizione viene rispettata ed ogni anno si rinnova la benedizione delle acque ed il matrimonio con il mare. 
 
L'AMBIENTE



Il litorale romanoè un tratto di costa ancora ricco di biodiversità, con una vegetazione costiera che si è conservata in larga parte e numerose comunità di pescatori che praticano ancora la piccola pesca costiera e  ancora alcune tradizioni locali come la pesca della tellina.

IL MOLLUSCO

La tellina (Donax trunculus L. si trova comunemente sulle coste italiane ovunque ci siano fondali sabbiosi ma, nella zona da Passoscuro a Capo d'Anzio, parte della quale nella Riserva Naturale del Litorale Romano, la pesca è sempre stata abbondante e rinomata fin dai tempi romani, PER qualità e finezza della sabbia. Lo confermano documenti del '500 dove si parla di cessione dei terreni destinati a tale attività: "ai 18 di aprile del 1595 Andrea Cesi vendette a favore del cardinale Girolamo di Ciriaco e di Asdrubale fratelli Mattei, la peschiera delle telline esistente sulla spiaggia del mare del casale di Corteccia e Cesolina o Villa, per scudi 2000".
Recentemente da Minturno, nei pressi di Latina, le comunità di pescatori si sono spostati stagionalmente per pescare lungo la dove sfociano il Tevere e l'Arrone, fermandosi dove la pesca era più propizia e costruendo delle capanne sulla spiaggia per ripararsi.
Erano nomadi del mare, si fermavano ogni stagione in un punto della costa e, dove si fermavano, costruivano capanne che riutilizzavano anche negli anni successivi. Non pescavano solo telline ma anche altre specie che trovavano sotto costa. Quando questi gruppi di pescatori decisero, alla fine degli anni '50, di fermarsi stanzialmente nei luoghi di pesca, comparvero i primi villaggi dei pescatori fatti in muratura, costruiti dove un tempo sorgevano le capanne di legno. E' possibile ancora oggi osservare questi primi nuclei di insediamento a Fregene, a Ostia e in altre località lungo le poche decine di chilometri di questo litorale.Questo molluscoè ormai ricercato, nella forma bivalve più dolce e delicato di altri molluschi, più piccola e dal gusto inconfondibile, tanto che va condita poco per rispettarne le delicate qualità.
Oggi la gastronomia anche casalinga ne ha fatto un simbolo dedicandole il piatto più famoso: spaghetti con le telline ( e quando non si trovano in pescheria o presso i pescatori) con le vongole. Piatto che ha trovato il suo momento di massimo splendore negli anni '50, nel periodo della Dolce Vita, quando sulle spiagge del litorale arrivavano dalla vicina Cinecittà attori e registi, tra i quali Federico Fellini, a degustare le pregiate telline. Solo con il mare calmo è possibile pescarle ed è una attività - pesca che si pratica tutto l’anno, ad eccezione dei periodi di fermo biologico della pesca in aprile. I pescatori usano solo i rastrelli da natante o i rastrelli a mano e lo fanno con piccole imbarcazioni da pesca costiera.


MA VI E' UNA MODALITA' PARTICOLARE PER CUCINARE I

 MOLLUSCHI , QUESTA E' LA RICETTA DI MATTEO, IL 

“COCCOLOSO” FIGLIOLONE CHE CI CONSIGLIA COSI'


A VOI...

- una volta acquistato circa un kg (per quattro /cinque persone) di lupini o telline o vongole veraci o tartufi di mare (meglio i lupini perchè più saporiti anche se più piccoli, anche aw il top è fare un misto tra lupini e vongole veraci/telline) metteteli a bagno in acqua fredda per almeno 30 minuti
- prendete i molluschi levateli dall'acqua e metteteli dentro una padella con coperchio, su fiamma viva. Ogni tanto controllate che si aprano: man mano che si schiudono, levateli con un cucchiao o pinza
- fate raffreddare i molluschi e poi sgusciateli lasciandome magari qualcuna come guarnizione e immergete quelli sgusciati nel vino bianco.
- prendete l'acqua rimasta in padella dopo che si sono aperti e mettetela da parte (filtratela se ce ne fosse bisogno)
- simultaneamente avrete fatto soffriggere dell'olio con aglio e peperoncino in una padella dal fondo concavo (tipo wok).
- buttate spaghetti o vermicelli in acqua salata.
-  scolateli a metà cottura mantenendoli un pò bagnati e metteteli nella padella del soffritto. 
- aggiungete per gradi l'acqua dei molluschi in modo tale da far finire la cottura degli spaghettinella padella. Negli ultimi due minuti aggiungete le vongole/lupini/telline
- impiattate aggiungendo prezzemolo fresco e le vongole col guscio



              ED ECCO...







LE NOTIZIE STORICHE E LE IMMAGINI SONO PRESE DA INTERNET


























DA UN BLOG ALL' ALTRO, ECCO DOVE SI FERMA IL GUFETTO PORTAFORTUNA #8.

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QUESTA SETTIMANA, DOPO UNA PAUSA CHE MI HA VISTO COINVOLTA  NEL TERMINARE LA MIA INIZIATIVA "RICETTE DOVE LE ABBIAMO TROVATE "
ECCO QUALI BLOG HANNO INTERESSATO IL  MIO SAGGIO  GUFETTO  PORTAFORTUNA TANTO DA FERMARSI PRESSO DI  LORO ...

http://2.bp.blogspot.com/-8kWUJlWu954/UNpLtltkKII/AAAAAAAA7CM/dfFGUlAHjro/s1600/buhito.gif


MA ANDIAMO CON ORDINE E PRESENTIAMO QUESTO SIMPATICO ANIMALETTO

Perché il gufo porta fortuna?   CE LO DICE ANCHE RIGHOUSE

Amato dai collezionisti di tutto il mondo,  da sempre simbolo di fortuna e buon auspicio. La sua figura è associata anche alla saggezza: come non ricordare  il gufo della storica favola di Re Artù? Quella proposta da Disney non è la sola fiaba a investire questo animale del ruolo di “sapiente”. Nel mondo delle favole il gufo ricopre quasi sempre il ruolo del saggio del bosco, a cui si rivolgono gli altri animali per avere  consigli.
 

 STORIE STORIE STORIE 


Si può iniziare con INVENTANDO BLOG  che ci ricorda  una famosa filastrocca

“Gufo, gufo della notte scura, 
che porti via fame e paura.. 
veglia su tutte le nostre genti, 
vecchi, bimbi e sugli armenti.
 Col tuo canto, che può far paura,
 proteggi gli amici con madre natura… 
Fate, gnomi fastidiosi folletti, 
non potranno più farci dispetti.”

La leggenda ci tramanda che molto molto tempo fa il GUFO  era un uccello diurno dalla splendida voce. Ma dopo aver assistito alla morte di Gesù sul Golgota, odiò talmente la luce del sole che soffocò il suo canto soave, tramutandolo in singhiozzo per la morte del figlio di Dio.
http://www.partecipiamo.it/gif/gufi_civette/gufo.gifSecondo una tradizione, poi,  si usava anche cucire una piuma di civetta sul vestito delle spose come portafortuna, e in molte case c’era il cosiddetto “crepuscolo del mattino”, cioè un foro posto  sotto il tetto che serviva come nido per le civette, che  sarebbero state riconoscenti per l’ospitalità ed avrebbero tenuto lontano il male.
Infine narra una leggenda popolare che Dio creò il mondo con tutti gli animali, ma che poi, riguardando il gufo,  si pentì di averlo fatto  con occhi così grandi e abitudini strane e notturne. Così volle fargli un grande dono: sarebbe diventato l’animale della buona sorte e che avrebbe sempre portato buoni auspici per migliorare la vita di coloro che  lo avessero  tenuto vicino, senza temerlo.




Stefania, la curatrice del blog è una “ LOVER del bricolage creativo: "...faccio le cose che mi piacciono con passione, indipendentemente dal risultato finale. Provo a dare nuova vita agli oggetti prima di buttarli e ne creo di nuovi con i materiali che ho in casa. Mio marito e le mie bellissime bimbe, Coccolotta (5 anni) e Polpettina (5 mesi), illuminano le mie giornate e accendono la mia fantasia".

LA CREAZIONE DELLA SUA  PICCOLINA

QUESTO BLOG DAL LOGO PARTICOLARE, Protestaverde, CI VUOLE INFORMARE E SENSIBILIZZARE SUI TEMI RIGUARDANTI L'AMBIENTE E GLI ANIMALI


http://www.gifandgif.com/gif_animate/Uccelli/Animali%20-%20Uccelli%20(17).gif






E sabato 18 gennaio 2014 ci invita a ricordare un passo: "Mi capita qualche volta di scherzare affermando che la luna e le stelle sono bellissime da guardare, ma che se qualcuno di noi provasse a viverci sarebbe molto infelice. Il pianeta azzurro, in nostro pianeta, è un luogo meraviglioso.  La sua vita è la nostra vita, il suo futuro è il nostro. In verità, la terra è la madre di tutti noi. Dipendiamo da lei, come bambini."
Il quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso. 

 http://risorse.giovani.it/files/gallery/gif_varie/animali_e_fiori/animali/uccelli/notturni/tn_ucc174.gif
 
ENTRIAMO ORA NE LA STANZA DELLE SORPRESE.....QUI E' LA PORTA



... TROVIAMO UNA INGUARIBILE  sognatrice, persa nel pensiero che le persone mentano a fin di bene... ma è solo un'altra bugia.



 http://www.partecipiamo.it/gif/gufi_civette/3.gif
 ECCO....
http://labandedesfaineantes.blogspot.it/
LOGO

 

... Ilaria, la curatrice, presenta il  suo blog tutto colori e simpatia per le arti figurative e non solo...
ANZI... predilige giocare con la tecnica del Mixed Media e gli riesce molto bene.


http://trovaedai.altervista.org/IMMAGINI/gufo.gif
ED ECCO  UNA laureata in Letteratura inglese che ha  sempre amato creare:"Quand'ero piccola, dicevo a mia mamma:"Dai,  facciamo i lavoretti?"- All'epoca, non c'era molto oltre  al Das, le tempere e la carta. Ma mia mamma era molto stimolante e creativa!
Poi, al liceo nacque una vera passione per la maglia, il punto croce e il mezzo punto, tanto che volevo andare in Inghilterra per migliorare queste tecniche.Gli studi e il lavoro hanno fermato "per un attimo" le mani che -  prepotentemente -  da un po' di tempo hanno detto che volevano tornare a creare. Questa volta le voglio ascoltare.  Continuo ad amare stoffe, colori e carte. Ora, mi occupo di creare accessori per i piccoli e la loro cameretta."

 

 

UN VENERDI' DEL LIBRO ALL'INSEGNA DI UN ATELIER AUTOBIOGRAFICO

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Il testo che propongo prevede e auspica che i molteplici saperi e le pratiche  della tradizione narrativa, riescano ad incontrarsi con quelli educativi. Narrare ed educare non sono infatti soltanto parole dall’evidente senso pedagogico.


L'esperto prof. Duccio Demetrio ci proponeUN  ATELIER AUTOBIOGRAFICO: da genere letterario ad opportunità pedagogica - 
http://www.mimesisedizioni.it/Scienze-della-narrazione/Educare-e-narrare.html
   Mimesi edizioni- 2012
2009 Duccio Demetrio – da Atti Convegno Erickson poi edizioni Mimesi 2012

Ogni autobiografia, il racconto di una vita vissuta che un autore, allo stesso tempo protagonista della propria storia, scrive in prima persona, è un genere letterario: vi  hanno attinto psicologi,sociologici, storici. Ma solo da qualche anno  se ne sono evidenziate metodologicamente le implicazioni pedagogiche e didattiche. L'Esperto sottolinea che se nel corso dei secoli donne e uomini famosi hanno scritto autentici capolavori autobiografici,  e moltissimi quelli che pur con abilità alfabetiche semplici, hanno sentito la necessità  di raccontarsi per iscritto , solamente per testimoniare la propria vicenda umana. Importante per il solo fatto di averla vissuta, tra eventi e volontà di sopravvivere anche nelle situazioni più difficili. 
Molti che si sono dati a questa esperienza, hanno voluto mostrare a se stessi il cammino intrapreso, il riscatto sociale e morale raggiunto grazie allo scrivere. In questi casi, assai  diffusi, non sfugge che scrivere di sé, rievocare il passato spesso con coraggio e determinazione, esporsi al giudizio degli altri, rappresenta un evento auto-educativo.

COSA ACCADE...

 a) provare la sensazione di apprendere dalla propria vita passata, poiché lo scrivere ci “obbliga” a riflettere sul senso di quel che abbiamo fatto e andiamo facendo nel presente; 
b) prendere coscienza del significato morale di alcune esperienze; c) esercitarsi a ricollegare fra loro i fatti e a farsene una ragione; 
d) veder accrescersi il desiderio di leggere e la curiosità verso le storie altrui e il mondo circostante.
E, ancora, intingendo metaforicamente la penna nella propria vita :

e) si diventa creativi, pur con pochi mezzi e capacità a disposizione, dovendo tradurre in frasi sensate, in racconti accattivanti, quanto concretamente si sia vissuto. L’autobiografia è stata definita , rispetto ad altre tipologie narrative, una “scrittura della realtà”,un tentativo di riscoprire verità nacoste sotto le apparenze.
Ogni autobiografo  dovrebbe di conseguenza attenersi ad un patto di sincerità, con gli eventuali lettori. Senza dar troppo corso alla fantasia. 

  PERCHE' E' IMPORTANTE...


L’importanza psico-pedagogica del punto di vista autobiografico si basa nel viaggio imprevedibile che si intraprende per scriverla che fa maturare umanamente ed intellettualmente oltre che potenzia la condivisione di relazioni. 
Scriviamo per essere capiti, per svelare qualcosa che a voce non sapevamo, potevamo, volevamo dire, perché questo gesto, che può diventare quotidiano, ci fa sentire liberi, ci dà gioia, un senso più pieno della vita; ci consente di oltrepassare persino i peggiori momenti.  Proposta culturale in controtendenzama utilissima come arte di raccontarsi in pedagogia sia dell’infanzia, che dell’adolescenza e degli adulti.

 L’ autobiografia è un mezzo per avere maggiore conoscenza ad esempio degli studenti e delle loro storie  ed ogni scrittura personale, la più spontanea e modesta, è un indizio che  segnala qualcosa che non sempre l' insegnante riesce a vedere. Molto spesso il docente (io ne ho avuto esperienza) anche senza  l’aiuto di specialisti, puo' essere in grado di diagnosticare ed affrontare: scarsa autostima, problemi di adattamento ed affettivi, paure, sfiducia nelle proprie capacità, ecc. 
http://gitementali.files.wordpress.com/2022/11/diario.jpgRitengo che l’autobiografia sia uno strumento dell’educazione attiva come fare'liste' di propositi a cui si sono dati  anche personaggi famosi Le liste ci danno l'illusione di avere il polso della situazione e, secondo Umberto Eco, ci aiutano addirittura a superare la paura della morte. "Le liste sono all'origine della cultura. Sono parte integrante della storia dell'arte e della letteratura. Qual è l'obiettivo della cultura? Rendere l'infinito comprensibile... E come facciamo, in qualità di umani, ad affrontare l'infinito? 
Come si può tentare di comprendere l'incomprensibile? Attraverso le liste" e sono tanti i grandi cervelli del passato che sono ricorsi alle listegiornaliere per fare ordine mentale. Da quelle più meticolose di Benjamin Franklin che tentava di far convivere obiettivi spesso opposti o impossibili- come  la promessa fatta agli amici di passare la serata insieme con la regola "Vai fino in fondo al lavoro senza interromperti".  Alla lista più mondana del cantante statunitense Woody Gurthrie: "Lavati i denti. Cambia i calzini. Scrivi una canzone al giorno. Ama la mamma". Al monito per la vecchiaia di Jonhatan Swift intitolato: "Quando sarò vecchio, 1699"

Da Jonathan Swift a Mark Twain, Picasso, Thomas Jefferson, Charles Darwin, Ernest Hemingway e Thomas Edison che amavano tenere appunti sul da farsi. In realtà, l'inconscio in questo modo 'chiede' alla parte cosciente di "fare un piano d'azione",  le liste. 

Ed ancora Paul Valéry: Quaderni I - Quaderni II - Quaderni III - Quaderni IV - Quaderni V
Antoine de Saint-Exupéry: Taccuini
Cesare Pavese - Il mestiere di vivere 1935-39 - Il mestiere di vivere 1940-50
Giacomo Leopardi: Zibaldone 1817-1821 - Zibaldone 1822-1832
Ennio Flaiano: Diario degli errori - Diario notturno - Taccuino del marziano - Don't forget - Frasario essenziale

 


Giro d'Italia Letterario, sabato 1 febbraio... inside the 'soul con Cognetti

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Dopo aver letto Il ragazzo selvaticoQuaderno di montagnaambientato in Valle d' Aosta...inside the 'soul...

http://m2.paperblog.com/i/182/1824731/silenzi-amici-montagna-essere-in-cerca-di-qua-T-Swz_Fj.jpeg

"Non c'è modo di essere libero stando seduto.
Inginocchiato non c'è modo di essere libero
sollevando una tazza vuota, chiedo silenziosamente
che tutte le mie destinazioni accettino quello che sono io
così riesco a respirare...
"Conoscevo tutte le regole ma le regole non conoscevano me. Garantito".

Iniziava così Guaranteed di Eddie Vedder, dalla famosa colonna sonora del film Into the Wild.
Il libro Nelle terre estreme (Into the wild) in cui Jon Krakauer ricostruisce la storia vera di un ragazzo come tanti che ha saputo guardarsi dentro e rispettarsi, fino in fondo. Riscoprendo i valori della Natura più pura e selvaggia.Perché quella che l’alpinista e saggista Jon Krakauer ha saputo ricostruire in anni di ricerca e narra con tanta passione è la storia di un ragazzo speciale, Chris McCandless, che aveva tutto per inserirsi nel sistema, ma ha fatto la scelta più estrema quella di lasciare questo tutto artificiale, fatto di maschere e convenzioni, per assimilarsi al tutto della Natura raggiungendo l' Alaska. Su un pannello che copriva un finestrino rotto all’interno dell’autobus dove finì la sua giovane esistenza, Chris scrisse: «Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente piscina, niente animali, niente sigarette. Il massimo della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Scappato da Atlanta. Mai dovrai fare ritorno perché the west is the best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. L’apice della battaglia per uccidere l’essere falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno portato fino al grande bianco del Nord. Per non essere mai più avvelenato dalla civiltà, egli fugge, e solo cammina per smarrirsi nelle terre estreme (into the wild)». Alexander Supertramp ( il nuovo nome che si era dato), Maggio 1992.
Il Jon Krakauer nostrano è Paolo Cognetti, lo scrittore che un giorno si è rintanato in una baita al tempo del disgelo per mettersi in cammino, con calma ma con urgenza. Finché anche la baita diventerà una gabbia...Il ragazzo selvatico racchiude un'esperienza: insieme di cose udite all'ombra delle foglie, minuscole intuizioni, silenziose amicizie e citazioni, perché poi nessun compagno di viaggio è mai fedele come un libro Anche Chris nello zaino aveva portato con sé libri per farsi fare compagnia.
Nel Racconto-Quaderno-Il ragazzo selvatico “Avevo così tanti me tra i piedi" scrive l'autore "che a volte la sera uscivo, e andavo a fare un giro nel bosco per stare un po' da solo". L'Alaska di Paolo Cognetti sono le valli del Gran Paradiso che chiudono a sud la val d'Aosta. Angolo rassicurante, paesaggio dove lo scrittore passava le estati da ragazzo. 
I MIEI COLLAGE
Ma allora perché venire qui? Da cosa si scappa, sempre, quando si scappa da casa? Fuori dalla gabbia, via dal mondo globale. Scarponi ai piedi il ritmo delle stagioni il respiro degli alberi che avvolge l'orizzonte il cigolio delle assi nella vecchia stalla il topo che mangiucchia i resti della cena. I ghiri e i tassi, le lepri i fragili caprioli, i maestosi stambecchi, le timide volpi nelle radure. Tronchi sradicati, sorgenti. Sintonia fra cani e pastori. Andare fuori dai sentieri battuti. Leggere le storie scritte nel terreno.

Si scappa da quel sé che non ci appartiene più. Per vedere se nella solitudine della natura ci aspetta un altro io.
COMPORRE UN COLLAGE ---
Ed i riferimenti letterari che lo accompagnano nella stesura dei suoi appunti continuano:"Provo rispetto per l'abete rosso..." l'Arboreto salvatico di Mario Rigoni Stern, a cui fa omaggio insieme agli alberi dei duemila metri: pino silvestre, larice, pino cembro. In questa pagina di quaderno l'autore calibra le parole per renderci partecipi della maeatosità di quegli alberi, di "quel" tronco, di “quel” sentiero. 
 
Esplorato il limite, il ragazzo selvatico raccoglie le sue poche cose e fa dietro front, ritualizzando l'addio alla baita e agli amici immaginari. Lascia il suo "doppio", il temerario Chris McCandless, al destino crudele che ha raccontato Jon Krakauer. Perché proprio la fine è importante in tutte le cose: chi ha detto che il vero eroe è quello che cede all'autodistruzione?
Sul finale si sente il sibilo delle doppiette dei cacciatori che avranno come prede gli animaletti della montagna che il ragazzo ha avuto come amici per quei mesi vissuti in solitudine.

http://www.flaneri.com/fileblog/Paolo-Cognetti-Il-ragazzo-selvatico.jpgDopo aver letto Il ragazzo selvatico – Quaderno di montagna si potrebbe chiacchierare con lui della sua esperienza da “eremita” e della letteratura di genere – da lui esplorata- che vede tra i suoi capisaldi Walden di Thoreau, Primo Levi,Mario Rigoni Stern,Walter Bonatti, Reinhold Messner,Tesson, Thoreau . Infatti leggendo, soprattutto la prima pagina del suo Quaderno, subito torna in mente un racconto di Franzen (da lui stesso citato), contenuto in Più lontano ancora. Una raccolta di saggi in cui, stando alla critica, “ il fatto di scegliere di NON costruire un fil rouge da proporre al lettore comunica poca attenzione al piacere della lettura...una scrittura quella di Franzen come quella di Cognetti asciutta senza essere arida, offre emozioni con uno stile malleabile”

Franzen scrive “Alla fine dello scorso autunno sen­tivo il biso­gno di allon­ta­narmi da tutto. Ero impe­gnato da quat­tro mesi nella pro­mo­zione di un romanzo e pro­ce­devo nella mia tabella di mar­cia in modo mec­ca­nico, sen­ten­domi sem­pre più simile al pic­colo cur­sore che segna l’avanzamento di un fil­mato sul com­pu­ter. A forza di par­larne, ampie por­zioni della mia sto­ria per­so­nale si stavano con­sumando dall’interno. E ogni mat­tina la stessa dose di nico­tina e caf­feina; ogni sera lo stesso assalto all’email; ogni notte lo stesso ricorso all’alcol per quel lampo di pia­cere che intor­pi­di­sce il cer­vello. A un certo punto, dopo aver letto di Masa­fuera, comin­ciai a imma­gi­nare di andar­mene lag­giù da solo, come Selkirk, nell’entroterra dell’isola, che rimane disa­bi­tato tutto l’anno.”
 
È un caso o un riferimento voluto?  Credo che la sua volontà di allontanarsi, oltre il suo “inverno difficile”, sia legata come nel caso di Franzen anche alla volontà di estraniarsi dalla serie di comunicazioni “virtuali” e di vincoli per cercare un tempo più autentico.Perciò credo che il saggio di Franzen sia somigliante alla fuga di Cognetti. 
http://m2.paperblog.com/i/207/2076542/progetto-lampf-le-risposte-di-paolo-cognetti-L-QlG8h_.jpeg
COGNETTI
Altro parallelo con Nelle foreste siberiane di Sylvain Tesson.Forse gli anni che hanno visto il nostro autore ossessionato dalla popolarità (sono felice se ho tante persone intorno) hanno prodotto anche il bisogno opposto, quello dell’eremitaggio. In questo senso vi è un valore politico: la decisione di uscire dalla società, di rifiutarne le regole e i valori, un modo per contestarla, come insegnava Thoreau.  
Ma alcuni di noi con quella paura sentono il bisogno di fare i conti.

L'autore traccia una linea netta tra alpinista e montanaro. Da una parte l’alpinista, l’escursionista, lo sciatore, chi in montagna cerca un’esperienza intensa ma temporanea alla fine della quale si torna in superficie. Dall’altra chi in montagna ci abita e ci lavora. Sono modi diversi di vivere lo stesso luogo: il suo amico pastore non è mai stato su nessuna di queste cime, non sa nemmeno che cosa si veda dall’altra parte del crinale, ma riesce a vivere quassù per mesi in una specie di capanna e ha una conoscenza dell’ambiente di montagna come quella di un naturalista; al contrario, molti alpinisti sanno molto di cime, pareti, roccia e ghiaccio, e quasi nulla di bosco, torrenti, alberi, animali. E poi la prima neve in settembre , certe estati tardive d’ottobre, le piogge interminabili di primavera, il risveglio dal letargo in aprile. Lui voleva vivere l'esperienza del montanaro. 

  
Infine posso intuire perché “quaderno” e non “diario”. Perché, per uno scrittore di narrativa, un testo è sempre mediato da un’idea di scrittura, falsificato per diventare racconto. Anche gli autori che Cognetti ha letto hanno scritto nei loro romanzi di aver trascorso ad esempio due anni nel bosco, ma nel libro gli conveniva fingere che fosse un anno solo, così la storia veniva meglio. Ossia: guardate che quello che state per leggere non è del tutto vero, libertà di romanzare.
 Anche per Cognetti forse è stato così. Quando ha cominciato a lavorare al libro, e a sentire il bisogno di distaccarsi dalla cronaca quotidiana per librarsi verso la scrittura, la scelta decisiva è stata quella di prendere i testi che aveva già, un insieme di pensieri e osservazioni, modificarli dal tempo presente al passato remoto. Doveva trasformare il suo diario in racconto. E poi lo scrivere a mano, così il quaderno è la carta vera su cui è nato il libro.
L'autore mi ha fatto capire cosa intende per uomo di montagna: quello che deve saper fare tanti lavori, essere abile con le mani, costretto ad arrangiarsi ma anche quello che ha visto così poco mondo, letto così pochi libri che può diventare un intollerante pur se è capace di stare da solo. La solitudine, il buio, il silenzio, in montagna diventano quasi dei compagni di vita, forse una vita più desiderabile.
http://www.imieilibri.it/wp-content/uploads/2013/04/babel-2013.jpg
Percorrendo dunque un sentiero già battuto in precedenza dai mostri sacri che ha letto, Paolo Cognetti mi ha fatto da guida alla scoperta del suo lato eremita, parlando di sé e mettendo a nudo le sue debolezze e le sue risorse, proprio come ogni uomo, eremita sulla cima di una montagna o inghiottito dal traffico cittadino, dovrebbe essere in grado di fare.
http://www.oknotizia.com/wp-content/blogs.dir/10/files/sites/10/2013/07/libri-44.jpg“Ero andato in montagna con l’idea che a un certo punto, resistendo abbastanza a lungo, mi sarei trasformato in qualcun altro, e la trasformazione sarebbe stata irreversibile: invece il mio vecchio nemico spuntava fuori ogni volta più forte di prima.”
 
L’essenzialità che l'autore ha sperimentato in questa avventura in montagna è ricalcata da uno stile narrativo semplice, un linguaggio disadorno, la successione degli eventi lineare come in un diario a cui manca solo l’indicazione della data. Inoltre, Cognetti inserisce molte citazioni da altri scrittori piuttosto che “ complicare” la sua prosa, come se volesse preservare anche la sua scrittura da qualsiasi “artificialità “ e preferisse restare il più distante possibile da una certa pretesa letteraria: piuttosto che un libro destinato alla pubblicazione, sembra infatti di leggere, di sbirciare quasi, le intime confidenze del diario personale dell’autore. 

 

I Lunedi' dell'ambiente e dei Paesaggi, il 4° appuntamento visitando la Valle d'Aosta con Paolo Cognetti

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Che bella fuga nella natura  a duemila metri, tra abeti rossi, larici, pini cembri....con Il ragazzo selvatico di Paolo Cognetti.

Il-ragazzo-selvatico

 QUESTO  LUNEDI' Consigli di letture ....verdi,  opta per il  Quaderno- Diario che ha letto ed analizzato per IL GIRO D'ITALIA LETTERARIO ideato dal blog Se una notte d'inverno un lettore

Nella solitudine quasi totale, riscoprire insieme all'autore  una vita più essenziale e rapporti umani sinceri con i due vicini di casa e la natura , infatti nel capitoletto  Ritorno troviamo
una deliziosa raccolta di 
 bacche di ginepro 

http://img3.fotoalbum.virgilio.it/v/www1-4/161/161911/278979/Ginepro1-vi.jpg
BACCHE GINEPRO

mirtilli da mettere nella grappa 

 http://cdn.gingerandtomato.com/wp-content/uploads/2009/01/mirtilli2.jpg


qualche mazza di tamburo nelle radure,



 qualche amanita muscaria



i porcini


 Ma più che i funghi lo interessavano gli alberi. In quel periodo stava leggendo  

di Rigoni Stern 
https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/s403x403/1236535_10152205472512922_1346787095_n.jpg
 
e i suoi  veri amici, gli alberi dei duemila metri, Paolo  li celebra così 

 
Provo rispetto per l’abete rosso,come per l’abitante di un paese buio. Vive nei versanti umidi e nelle valli in ombra. L’umidità lo fa crescere in fretta: è un legno leggero, spugnoso, adatto a isolare le case dal freddo. È un rispetto formale il mio, per un albero che non capirò mai fino in fondo. Mi turba la sua indifferenza alle stagioni, perché una pianta sempreverde è come un volto che non cambia espressione.  Le grandi distese di abete rosso mi fanno pensare alle foreste del nord, ai laghi e ai fiordi, alla neve. Ma una volta, in luglio, mi sono arrampicato su un sasso e ho visto qualcosa che non dimenticherò più: la punta di un abete, solo gli ultimi rametti esposti al sole, coperta di fiori azzurri, spettacolo privato degli uccelli del cielo”.



Ammiro il pino silvestrecome un pioniere. È il primo albero ad alto fusto a colonizzare le pietraie, i canaloni spazzati dalle valanghe. Affonda le radici tra le rocce tessendo una rete che le tiene insieme.  albero dalla forma irregolare e bizzarra, un esemplare diverso dall’altro, tutti ricurvi e contorti come le ossa dei vecchi montanari. Impossibile ricavarne legname da costruzione. Non è adatto nemmeno alla stufa, perché la sua resina incendia le canne fumarie. Ma la stessa resina è il primo profumo del bosco che si sveglia dal letargo. Quell’odore mi ricorda il sud e il mare: forse perché altri pini profumano la macchia mediterranea. Così il pino silvestre è un sogno di sole nel bosco sotto la neve”.


 
“Amo illarice come un fratello. Il larice è l’odore di casa e il fuoco del mio camino. Una fila di larici è ciò che vedo quando alzo gli occhi dal foglio e guardo fuori. Nei giorni di vento ondeggiano come spighe. Il larice trascorre lunghi mesi di sonno, prima di mettere le gemme in aprile, e poi cambia colore con l’avanzare dell’estate: dal verde pieno di giugno a quello sbiadito d’agosto, fino al giallo e al rosso di ottobre. Ama il sole, i versanti sud delle montagne, i terreni secchi. Cerca la luce spingendosi in alto, sopra i compagni che ha accanto: per questo i rami più bassi si seccano progressivamente, un po’ come succede alle foglie delle palme, e basta poco a quel punto a spezzarli. Ma la fragilità dei rami garantisce la solidità del tronco: di larice sono le travi dei ponti e dei tetti. Su quella di colmo i montanari usano incidere la data di costruzione: le case più imponenti di questa valle risalgono tutte all’inizio del ‘700. Io osservandole penso a quei larici vecchi di quattro secoli, uno passato nel bosco e altri tre a sostenere una casa, e mi sembra il servizio più nobile che un albero possa rendere a un uomo”.



Venero il pino cembro come un dio. Il bastone con cui cammino viene da lui: ha un legno bianco che non ingiallisce con il tempo, forte ed elastico nelle corse sui sentieri. Altrove vive in foreste, da queste parti invece è un albero solitario dalla crescita lentissima. Ha semi che gli uccelli nascondono nelle loro dispense segrete, le crepe dei massi ad alta quota. Poi basta un po’ di terra, una vena d’acqua piovana: gli arbusti di pino cembro crescono lassù, sul ciglio dei dirupi, tra gli spuntoni di roccia, in luoghi inaccessibili all’uomo. A volte assumono forme tormentate per le acrobazie che devono fare crescendo, per la neve che li torce e li flette, per il fulmine che li spezza. Ho trovato il più coraggioso degli alberi a 2500 metri, un arbusto di pino cembro cresciuto in una minuscola cengia, che lo proteggeva dal vento e gli raccoglieva un po’ d’acqua dal cielo. Mi è sembrato di avere scoperto un tempio segreto, e devo aver detto qualcosa di simile a una preghiera”.

da  Il ragazzo selvatico - Paolo Cognetti

 

IN PIENO PERIODO CARNEVALESCO...UN SIMPATICO LINKY PARTY

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BOOK LINKY PARTY #1 del 2014: benvenuti!!!!

Benvenuti al primo Book Linky Party del blog dedicato a chiunque gestisca un blog letterario :)


Per chi non lo sapesse, unlinky party (in questo caso rinominato Book Linky Party) consiste in uno scambio di link, grazie ai quali non soltanto potrete pubblicizzare il vostro blog ma ne conoscerete di nuovi! non so voi, ma io amo curiosare tra i blog dedicati ai libri ed è soltanto grazie ad essi che ho conososciuto libri ed autori sempre nuovi :)
- See more at: http://www.ilprofumodellepaginestampate.it/2014/01/book-linky-party-2014.html#sthash.0eLe8Wrc.dpuf
BOOK LINKY PARTY #1 del 2014: benvenuti!!!!
BOOK LINKY PARTY #1 del 2014

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IL  BLOG Il profumo delle pagine stampate nasce da un'idea di Ilaria curatrice del Blog, come luogo in cui poter sfogare la sua passione per la lettura.
ECCO ci offre il Benvenuto al primo Book Linky Party del blog dedicato a chiunque gestisca un blog letterario 
 
it's Linky Party time ! allarghiamo i nostri orizzonti con questo Linky Party
 Anche a me piace curiosare tra i blog dedicati ai libri e grazie ad essi si possono conoscere  libri ed autori classici o emergenti e quindi aderisco anche se il tempo è ormai agli sgoccioli...ma non importa....riuscirò a conoscere altri blog e fare conoscere il mio
 http://1.bp.blogspot.com/-7-Uqx2mq-fM/Utam-i3pIdI/AAAAAAAAEgY/n2p-Xanef68/s1600/SIMO%2BRETE.jpg
io amo curiosare tra i blog dedicati ai libri ed è soltanto grazie ad essi che ho conososciuto libri ed autori sempre nuovi :) - See more at: http://www.ilprofumodellepaginestampate.it/2014/01/book-linky-party-2014.html#sthash.0eLe8Wrc.dpuf
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30 SETTIMANE....DI LIBRI, LEGGERE DA TIFFANY ... #19,

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CARI LETTORI, QUESTA SETTIMANA IL LIBRO TRA LE MANI  E'Colazione da Tiffany di Truman Capote.


Capote , letto da me anni fa,  si serve della scrittura  come una vecchia amica, dipinge il suo romanzo di un forte contrasto di colori, da cui spunta, come in un quadro di Monét, la figura di Holly Golightly.
La storia di Holly, moglie-bambina fuggita dalla campagna,  una ragazza che si vanta della superficialità nella speranza che nel fiume delle sue parole si perda la tristezza di una vita trascinata da un letto all’altro, da un provino come starlette, ad una relazione con un ricco omosessuale fermo ad un’intelligenza di quinta elementare.
Il linguaggio di Capote , secondo me, sporca di tinte dolci-amare il racconto, nei dialoghi tra personaggi fuori dagli schemi, nelle descrizioni dei party in una New York anni ’40, in cui l’acool si mescola alla vita in un  vortice di ambizioni e bugie.
Ma, soprattutto, di  Truman Capote mi ha affascinato la sensibilità ed un certo cinismo, con cui  descrive  la solitudine e la fragilità della sua protagonista.
Nascondendosi dietro lo sguardo di uno scrittore di cui non viene mai fatto il nome, tratteggia  le caretteristiche a volte sfuggevoli, di una ragazza che affoga la sua disperazione nelle luci rassicuranti di una gioielleria. Incapace di dare un nome a quel senso di vuoto, Holly descriverà i suoi attacchi di panico come “paturnie”, per riportare la malinconia della sua esistenza, ad un gioco facilmente risolvibile,
“Ho una paura terribile, brutto” dirà allo scrittore-narratore, “Si perché non può continuare così per sempre. A non sapere cos’è tuo finché non lo butti via”


http://ic.pics.livejournal.com/anatnat/1850630/346825/346825_original.jpgBrillante, sintetico nelle descrizioni sempre acute e precise, Truman Capote crea un personaggio leggero e disperatamente malinconico. Egli ha raccontato una storia di disagio e soffice disaddattamento nelle sue diverse forme: quello di Holly, attrice di secondo piano eppure viva e intensa e folle come le luci della ribalta a volte non permettono di essere; e quello di uno scrittore capace di amare e capire l'imprevedibilità come solo uno scrittore può fare. Un libro fresco, vivo, immancabile.


Quando Colazione da Tiffany venne pubblicato per la prima volta nel 1958, il Time definì la sua eroina Holly Golightly  "la gattina più eccitante che la macchina per scrivere di Truman Capote abbia mai creato. È un incrocio fra una Lolita un po’ cresciuta e una giovanissimaAuntie mame (l’eccentrica protagonista dell’omonimo romanzo di Edward E. Tanner del 1955)…sola, ingenua e un po’ impaurita." 
Di tutti i suoi personaggi, disse Capote più tardi, Holly è stata la sua preferita, ‘Holly Golightly’, scrisse The Atlantic ‘è bizzarra, simpaticissima, commovente…e reale.’


Truman Capote e il patto sul personaggio

L'autore fa il ritratto di una ragazza così volitiva e indipendente da apparire incomprensibile, se non pazza, agli uomini che vengono a contatto con lei. O peggio, viene considerata una poco di buono. Invece Capote, con la sua sensibilità di scrittore riesce a intuirne la vera natura, restandone affascinato. La vede  non ingabbiata dalla società. Tanto che la protagonista del romanzo detesta gli zoo, non le piacciono gli animali dietro le sbarre.
A New York, durante la seconda guerra mondiale, Holly Golightly tratta gli uomini con un misto di ingenuità e seduzione che ricorda Marilyn Monroe. Capote la incontra sul pianerottolo del suo condominio, mentre litiga con un inquilino che lei ha svegliato in piena notte non avendo la chiave del portone. Dopodichè la ragazza prende l’abitudine di suonare il campanello dello scrittore, alle ore più impensate.
Tra i due nasce un’amicizia a fasi alterne. Capote è stupito dalla disinvoltura con la quale Holly invita uomini in casa e coltiva con loro relazioni equivoche. Viene perfino sfruttata da un gangster in galera per trasmettere messaggi alla sua banda di spacciatori.
Alla fine Holly è arrestata e abortisce. Ma lo scrittore l’aiuta a fuggire, senza chiederle niente in cambio. Lui spera solo che la ragazza trovi una sua via.
Fin dall’inizio Capote deve stabilire un’intesa con i lettori: non sta raccontando di qualcuno che ha segnato la sua vita in termini emotivi. Holly non è stato un grande amore. Però nello stesso tempo gli interessa sottolineare le caratteristiche molto particolari del personaggio.

Il  patto narrativo che Capote stringe con i lettori si basa su tre elementi:
1) la casualità del personaggio
2) le circostanze del suo rapporto con Holly
3) la forte influenza che la ragazza esercita anche su altri personaggi della vicenda

Con grande abilità il personaggio della protagonista viene introdotto nella storia sulla base di una telefonata del tutto estemporanea. Ai fini del patto narrativo questo è essenziale.
Apparentemente la parte del leone spetta a Joe Bell, il barista. E’ lui che telefona allo scrittore per parlargli di Holly. E’ su di lui che Capote si dilunga in fatto di carattere. Solo che più avanti, nel corso del romanzo, Joe Bell sarà poco più di una comparsa. Perchè? La presenza del terzo personaggio serve a introdurre un testimone che rafforzi il patto narrativo. Volendo evidenziare ancora di più gli effetti di Holly sugli uomini, Capote mostra quanto sia più forte l’attaccamento del vecchio barista per la ragazza. Joe è una prima prova di quanto verrà raccontato nel libro e suggella il patto con i lettori.
http://www.spietati.it/speciali/truman/warhol.jpg« (…) Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com’è.» Sorrise e lasciò cadere il gatto sul pavimento. «È come da Tiffany,» disse. «Non che me ne freghi niente dei gioielli. I brillanti, sì. Ma è cafone portare brillanti prima dei quaranta, ed è anche pericoloso. (…) Ma non è per questo che vado pazza per Tiffany. Sapete quei giorni, quando vi prendono le paturnie?» (…) « (…) le paturnie sono orribili. Si ha paura, si suda maledettamente, ma non si sa di cosa si ha paura. (…) Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell’aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro, non con quei cortesi signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d’argento e di portafogli di coccodrillo. Se riuscissi a trovare un posto vero e concreto dove abitare che mi desse le medesime sensazioni di Tiffany, allora comprerei un po’ di mobili e darei un nome al gatto.»
«Benissimo. Non morde. Ride. Che altro?» (…)

 LE IMMAGINI SONO TRATTE DAL WEB

Lunedì appuntamento con l'ambiente @paesaggi 5

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IN QUESTA RUBRICA OGGI VOGLIO SORPRENDERE CHI AMA IL VERDE L'AMBIENTE ED I GIARDINI, PARTENDO DAL GRANDE GIARDINIERE  Paolo Pejrone, e dal suo Diario, In giardino non si è mai soli 

http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/262/cafelib.htm
In giardino non si è mai soli. Diario di un giardiniere curioso, di Paolo Pejrone- Edizioni Feltrinelli (Varia)
Paolo Pejrone è stato allievo di Russell Page 

 
l'architetto paesaggista più  influente che abbia lavorato in Italia nel Novecento (i suoi progetti per  il giardino Agnelli di Villar Perosa, La Landriana di Tor San Lorenzo, La Mortella ad Ischia) e di questo rapporto fondamentale spesso parla nel libro,  intraprende un viaggio tra piante e fiori guardandoli con i suoi occhi, scoprendone aspetti e piaceri differenti dal modo abituale
 Pejrone  racconta le sue impressioni "di viaggio" con la curiosità di un esploratore che scopre angoli verdi e nuovi, inaspettati giardini. Tratta delle piante  che lo hanno accompagnato nella sua vita più di altre, raccontandone caratteristiche della coltura, dei pregi e difetti, del rapporto che con esse ha instaurato nel tempo. Ci indica  come si vive il giardino, l'orto (parte non superflua di molte sue realizzazioni) con spirito propositivo. Suggerisce come mantenerne la struttura originaria e non snaturare l'anima della casa dei nonni che ha intorno una zona adibita a giardino. Se si è  piantumato un terreno "nuovo" consiglia  come renderlo  personale e vivo facendolo diventare il nostro  angolino verde. E se un giardino  non l'abbiamo, con curiosità racconta sulle piante e si sofferma ad osservare i giardini pubblici: dai parchi più grandi alle rotonde in mezzo al traffico. 

"Certi giardini hanno un'anima viva, forte e facile da individuare. In altri l'anima è più nascosta" ma comunque visibile, sapendola cercare.

Tra le righe Pejrone denuncia e sottolinea gli  scempi naturalistici,  le offese al gusto e alla logica attuate con povere piante mal potate, messe insiene  senza senso estetico,  in luoghi inadeguati per clima e per esigenze colturali ed estetiche. Saper scegliere e accostare le essenze è un modo per renderle "felici": "gli alberi felici sono generosi, sani e forti, non danno problemi e procurano tante, tantissime gioie!".
 
Old Herbaceous. A Novel of the Garden
Traduzione dall’inglese di Franca Pece
I edizione novembre 2011
© 2011 Elliot Edizioni


 RACCONTARE ORA DI UN ALTRO "GIARDINIERE", Herbert Pinnegar: un giardino e il suo giardiniere sono complici e in qualche modo amici. Avranno sempre qualcosa di interessante e vivo da raccontarsi, trasmettere e discutere. Il mondo del giardino, i suoi orizzonti e l’  essenza dei suoi componenti immediatamente percepibili di quanto si pensi. Sostenuti da una  necessaria dose di fatalismo e di pazienza, i giardinieri, quelli veri, combattono con le loro piante nel segno del giardino ideale.  Per conquistarsi un giardino in pace e di pace, c’è bisogno di tantissime guerre.



 
Storia di un trovatello, Herbert Pinnegar,  timido e impacciato. Sul finire dell' era vittoriana, adottato da una donna di buon cuore e aiutato da una dolce insegnante, riesce a diventare capo giardiniere della tenuta della vedova Charteris, dalla quale apprende i nomi latini delle piante. Testardo e meticoloso, con le sue innovative composizioni vince numerosi premi alle mostre floreali. Lui, il «Vecchio Gramigna»,era capace di presentarsi, a metà aprile, sbalordendo tutti, con un cesto di fragole precoci nelle mani, ora deve affrontare la parte più dolorosa della sua vita, nella grande villa che ha cambiato proprietà. 
È tempo di bilanci, e nel ricordare ecco i suoi ottant' anni, gli insegnamenti di vita che ha ricavato dal suo lavoro. Molto presto dovrà andarsene anche lui.

«Che cosa strana! Uno pianta un albero, lo vede crescere, ne raccoglie i frutti e da vecchio siede all' ombra dei suoi rami. Poi muore e ci si dimentica completamente di lui, come se non fosse mai esistito... mentre l' albero continua a crescere e nessuno se ne meraviglia: è sempre stato lì, in quel posto, e sempre ci sarà. Tutti, prima o poi, dovrebbero piantare un albero, fosse solo per conservarsi umili agli occhi del Signore». 

Un libro lieve come una foglia che offre  pagine di struggente tenerezza, che fanno amare il giardinaggio com' era una volta, con le regole dettate dal ritmo delle stagioni, con i limiti imposti dal rispetto dovuto alla natura, con l' amore che il giardiniere nutre per il suo giardino. Che è suo e di nessun altro.


"Che peccato che le persone non la smettessero di litigare e passassero invece più tempo nel proprio giardino... ripete spesso la Signora
Charteris  - e padrona del grande giardino della villa in cui Pinnegar lavorerà tutta la vita.
 I due, col  comune progetto del giardino, hanno trascorso sessant'anni di rispetto e scambio. Ed alla  fine la villa verrà venduta e la vecchia signora Charteris, arrivata a quell'età in cui, forse, si è in grado di vedere meglio da lontano che da vicino, partirà per la sua nuova casa, più semplice da gestire di una grande dimora con un grande giardino. 

«Sapete, Pinnegar, la gente non ama veramente i giardini altrui; fingono che sia così e dicono ciò che è conveniente dire, ma si capisce, eccome! Per questo voglio che rimaniate qui il più a lungo possibile e che ogni tanto mi scriviate, per sapere come vi trovate e cosa fate. Siete stato molto gentile con me, Pinnegar, e vi ho sempre voluto bene... anche quando eravate un po' testardo. Non ho dimenticato quelle fragole precoci. Forse vi consentiranno di mandarmene un po' ogni anno... E le campanelle blu non me le potete mandare, naturalmente, ma fatemi sapere quando sbocciano e io farò di tutto per ricordare come mi apparvero la mattina in cui mi faceste quella deliziosa sorpresa. E non dimenticate, Pinnegar: comportatevi sempre da bravo ragazzo, ubbidite al signor Addis e ogni giorno imparate un nuovo nome latino...».

 Ma il Signor Addis, capo giardiniere prima di Pinnegar, non c'è più e Pinnegar è un ragazzo di settant'anni che, di fronte alla possibilità di perdere il suo giardino, si chiede come poter rinunciare a tutto dopo sessant'anni, e cosa ne sarebbe stato di lui, se l'avesse fatto? Non era per i soldi: nella vecchia teiera sulla mensola del caminetto ce n'erano abbastanza da durargli fino alla fine, se solo gli avessero permesso di lavorare gratis...

In mezzo ai fiori, ai ricci pungenti del castagno e i piccoli pennacchi rossi sui cespugli di nocciolo, a parole scorrevoli e fresche come l'acqua per annaffiarli, ricche le  considerazioni sull' epoca e sui giardini .


#30 SETTIMANE....DI LIBRI..LEGGERE PER...UN LIBRO TRA LE MANI #20

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CARI LETTORI DELLA RUBRICA PERIODICA...


.....PERCHE' CONSIGLIARE  IL ROMANZO "DAVIDE COPPERFIELD" DI DICKENS?





Lo stile di Dickens, le atmosfere dei suoi romanzi, sono inconfondibili e personaggi come Oliver Twist e David Copperfield sono talmente conosciuti da vivere di vita propria fuori dai suoi libri. E oltre a creare personaggi e romanzi indimenticabili che hanno resistito al cambiamento dei tempi, Dickens fu anche un grande  promotore delle proprie opere oltre ad essere tra i primi a pubblicare i romanzi a ‘capitoli’ sulle riviste dell’epoca e compì diversi viaggi, anche negli Usa, proprio per far conoscere  il suo lavoro, un SELFMADEMAN


Il “Copperfield” di Dickens: energia vitale ed emozioni, tutte bagnate di lacrime
David, una storia meravigliosa

http://www.panorama.it/images/m/a/marie-aude-murail-picnic-al-cimitero-e-altre-stranezze/4420815-1/marie-aude-murail-picnic-al-cimitero-e-altre-stranezze_h_partb.jpgQuesto romanzo, di cui ho una vecchia edizione, traspira energia vitale in ogni riga:  la cattiveria dei cattivi, la bontà dei buoni, la varietà di emozioni, spesso bagnate di lacrime; il cambiare continuo delle situazioni. 
Ad un tratto  una lunga digressione  ci fa trovare addirittura in una casa-barca sulle rive del mare e ci introduce in una specie di  romanzo nel romanzo, pur se Dickens tiene  ben strette in pugno le redini del racconto e rende tutto questo perfettamente plausibile agli occhi incantati di lettore/lettrice, sempre più smaniosi di sapere come andrà a finire....verso l’universo inglese ottocentesco  sempre affascinante che si spalanca di fronte ai nostri occhi insieme all’energia con cui il protagonista, pur attraverso mille traversie, non smette mai di mirare all’approdo di un  decoro borghese, fatto di amore, di ordine, di serenità, di istruzione e di perbenismo. E' evidente la fede che l’autore nutre nel lieto fine, che infatti arriverà puntualmente al termine della storia: ecco, tutto questo, almeno mentre lo  leggiamo, non può che renderci  più inclini alla gioia.

http://www.charlesdickens.it/images/charlesdickens.jpgECCO ALLORA Dickens scrivere  David Copperfield in due anni (fra il 1848 e 1850), a puntate pubblicato su Riviste, come uso in quell' epoca,  con  il crescente entusiasmo dei lettori, misurabile in proporzione con le  copie del giornale su cui era edito. Aveva circa quarant’anni,  ormai uno scrittore famoso: dopo un’infanzia e un’adolescenza travagliata simile a quella dello stesso David Copperfield, era diventato celebre a 26 anni con Il circolo Pickwick.


Conosceva trucchi e raffinatezze dell’arte dello scrivere, malgrado qualche critico accademico  storcesse  il naso!!  
IL MOTIVO??? Dickens fu un autodidatta e uno scrittore vicino al popolo, dal quale in fin dei conti  veniva. E' stato un autore  prolifico. Eppure, come ricordaFrancesco Garnero,  predilesse sempre David Copperfield fra tutti i suoi libri. Lo confessò ancora un anno prima di morire (1870): «Di tutti i miei libri amo soprattutto David Copperfield. Mi crederete certamente se dico che sono l’appassionato genitore di ogni figlio della mia immaginazione, e che nessuno potrà mai amare quella famigliola così come la amo io. Ma, come molti appassionati genitori, custodisco nel profondo del mio cuore un figlio prediletto. E il suo nome è David Copperfield».

Fra le innumerevoli ragioni per il MIO CONSIGLIO DI LETTURA DI QUESTA SETTIMANA, mia  preferenza dell’autore,  una è fondamentale per me: David Copperfieldè l’autobiografia — romanzata quanto si vuole — di Charles Dickens. Alcuni critici ritengono che la vita degli scrittori non abbia importanza per capirne e apprezzarne la scrittura. Nel caso di Charles Dickens non è così. Non si può capire la forza del libro, né il fatto che questo (come d’altronde gli altri) si muova in un orizzonte sociale intermedio fra le alte classi sociali inglesi e quelle basse, con una forte inclinazione verso il basso (tanto basso che all’orizzonte c’è sempre la prigione), se non si conoscono almeno alcuni fatti della biografia di Dickens.



UNO DEI PASSI CHE PREDILIGO

“I primi oggetti che assumono davanti a me un aspetto distinto  mentre guardo lontano nel vuoto della mia infanzia, sono mia madre coi suoi bei capelli e la figura giovanile, e Peggotty che non aveva affatto figura, e gli occhi così scuri che parevano annerirle sul viso tutti i loro dintorni, e guance e braccia così sode e rosse che mi chiedevo come mai gli uccelli non le beccassero a preferenza delle mele.
Credo di ricordarmele tutte e due separate, a qualche distanza, impicciolite ai miei occhi perché chine o inginocchiate sul pavimento, e io che cammino malcerto dall’una all’altra.
http://image.nanopress.it/apollodoro/fotogallery/625X0/1157/charles-dickens-oliver-twist.jpgHo in mente un’impressione, che non so distinguere da un vero ricordo, del contatto dell’indice di Peggotty com’essa soleva tendermelo, e so ch’era reso scabro dall’ago, come una minuscola grattugia da noce moscata…
E ora vedo l’esterno della nostra casa, con le finestre ingraticciate delle camere da letto, spalancate perché entri l’aria odorosa, e i vecchi nidi di cornacchia sbrindellati ancor dondolanti sugli olmi in fondo al giardino davanti alla casa.”









PER SAN VALENTINO....UN OMAGGIO IN IMMAGINI

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My Little Inspirations
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UN SAN VALENTINO SINGOLARE...


"Vagando New York City la scorsa settimana, ho trovato numerosi richiami che il  14 Febbraio  è San Valentino. Il mio amore, R., ha acquistato un regalo per me solo una volta nella nostra lunga storia insieme, appositamente per San Valentino. (Lui mi compra cose belle tutto l'anno, quindi questa non è una critica.)  Il delizioso regalo è stato acquistato quando abbiamo vissuto a P. C'è un negozio affascinante, vecchio stile chiamato Shane LE CARAMELLE ARTIGIANALI a  Market Street lungo il fiume Delaware. Risale al 1876. La facciata è verde con finestre curve che mostrano meravigliosi dolci. I miei preferiti , i fruttini. Questi sono paffute  caramelle di soffice gomma nelle forme e nei colori della frutta. Seguono una ricetta originale,ora non più utilizzato.
Per un San Valentino di allora, R.  è andato a Shane e ha scelto una grande scatola a forma di cuore, vuoto. Poi ha diretto personalmente la scelta e il posizionamento di ogni pezzo di caramelle. La commessa era scettica - ma quando fu competata, dovette ammettere che sembrava bellissimo. Ero entusiasta di riceverlo.

Al giorno d'oggi, il nostro negozio di caramelle preferito a New York è Lilac. Risalente al 1923, si trova sulla 8th Avenue vicino a Jane Street. Ma ouoi andare anche a Grand Central Terminal, che è utile quando si ha bisogno di un regalo veloce  per quei viaggi a Katonah a vedere mia sorella, Jeanne. Lilac è stata fondata da George Demetrious, un greco, che ha imparato il cioccolato-making in Francia,certamente.
 
http://4.bp.blogspot.com/-Q9xx45A3DXQ/TzLRvafaVAI/AAAAAAAABIQ/jikazqoo6Lw/s1600/hearbox.jpg
 


....ecco i fiori che R. mi regalerà...
...come allora

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...e  libri di cucina a tema da  Bonnie Slotnick.


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...ma un vestito di Valentino, farebbe al mio  caso !!!

Infine, una visita al  Leonard Fox Gallery al 790 di  Madison Avenue. Negli ultimi tre anni, Leonard Fox ha cercato eccellenti esempi di illustrazioni costume-design.
Il risultato, "Costumi, Fantasia in moda", una mostra di lavori originali"












 OGGI C'E' DI PIU' A N.Y.


Gourmet - cioccolato è di tendenza di New York City. Destinazioni più dolci di New York: prelibatezze uniche  al cioccolato;  sorseggiare una cioccolata calda in un elegante caffè, degustare tartufi di cioccolato olistici durante seduta yoga Un morso di ricco, dolce cioccolato fondente in bocca è una esperienza dei sensi,  come nessun altro. Scopri questi luoghi dolci..... a New York City.

1. Vosges

Cioccolato può davvero essere un bene per noi? Vosges si sforza di offrire l'esperienza un approccio olistico 'haut-chocolat'. Infusi di spezie rare e fiori in combinazione con cioccolato ,  sapori unici e memorabili - Per completare l'esperienza olistica, ci possiamo iscrivere  a uno dei Vosges "Yoga + cioccolato" laboratori.
Vosges Haut-Chocolat Boutique, 132 Spring St. a Greene St., 212-625-2929

2. Chocolate Bar

Chocolate Bar è un negozio di caramelle per adulti, dove si può scegliere tra un emozionante caleidoscopio di prelibatezze dai migliori produttori di cioccolato di New York. Troverete bon bons, barrette di cioccolato (nuovi e retro), biscotti, brownies, e molto altro ("The Elvis" per una delizia al cioccolato / banane che il Re avrebbe amato). Il tutto con una crema all'uovo  di New York classica o una bevanda al cioccolato gourmet (caldo o freddo).
Barretta di cioccolato, 48 8th Avenue.Jane St., 212-367-7181

3. Candy Bar di Dylan

Appassionati di Candy, il  Candy Bar di Dylan è un negozio di caramelle fresco che piace a bambini e adulti. Da Dylan,  5.000 diversi tipi di caramelle - di chicche retrò come Charleston Chew e marshmallow Peeps di cioccolato in ogni varietà. La colorata  atmosfera  di divertimento ci farà  sentire come un bambino scatenato in un negozio di caramelle.
Candy Bar di Dylan, 1011 3rd Avenue a 60th St., 646-735-0078

4. Jacques Torres Chocolate Haven

Da Jacques Torres, le chicche sono fatte a mano e l'atmosfera è uscita da un film francese. Vedere la cura amorevole che opera da Torres in questo caffè / fabbrica. Godere di un trattamento presso il caffè mentre si guarda creare la caramella  a mano dall'altra parte  della vetrata. Con un vasto assortimento di tartufi, tavolette di cioccolato...
Jacques Torres, 350 Hudson St. vicino a Houston, 212-414-2462



 IL MIO OMAGGIO A SAN VALENTINO LO TROVI... CLICCANDO QUI






LA FIABA DEL PRINCIPE RANOCCHIO….. “12 fiabe in cerca d’autore”, contest di Bogomilla Hopp Kids

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Rubrica Verde con "250 quesiti di giardinaggio risolti" a quattro mani,dai Calvino

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 APRO QUESTA SETTIMANA LA MIA RUBRICA DEDICATA ALL'AMBIENTE  CON UN  INCIPIT...
 
«...forse non tutti sanno che...» Italo Calvino ...fiorì in un giardino " ma  la società moderna ha optato per la notorietà senza badare alla sua consistenza o al modo in cui viene ottenuta. A danno della fama, la discreta gloria che, in un ambiente più o meno ristretto, toccava a chi, dal medico al maestro, dall'artigiano al coltivatore, eccelleva nel proprio campo. Una gloria fatta più di sussurri che di grida, ormai in via d'estinzione",  sosteneva Evelyn Waugh.
Questo il contesto in cui sono vissuti i genitori di Italo Calvino e solo grazie al loro legame con lui siamo venuti a  sapere della loro vita dedicata alla scienza. 
Quale occasione migliore se non un  curioso e interessante volume scritto dai genitori di Italo Calvino, suggerimenti per aiutare la crescita di rose, azalee, orchidee, ortensie, specie ornamentali, da appartamento e tante altre ancora, "250 quesiti di giardinaggio risolti", ristampato dopo più di  70 anni?

Insomma, Casa, balcone o giardino: 250 consigli per piante sempre... verdi

 http://www.orticola.org/orticola/wp-content/uploads/2011/04/i-giardini-giornale.jpgUna parte di questa domande  trova  soluzione grazie a questo volume di Eva Mameli e Mario Calvino, genitori di   Italo. Lui agronomo, lei naturalista scrissero a quattro mani questi «250 quesiti di giardinaggio risolti» (Donzelli) che ora risolve molti dubbi botanici.  Questa raccolta di quesiti di giardinaggio è stata pubblicata per la prima volta nel 1940 da Mario Calvino e dalla moglie Eva Mameli, 250 domande poste dai lettori della rivista "Giardino fiorito",diretta dai Calvino e a cui loro stessi rispondono con estrema precisione. Sono forniti, in questo libretto, consigli e soluzioni ancora attuali e utili 

"Vogliamo sperare che questa raccolta torni utile a quanti coltivano fiori e piante ornamentali  e contribuisca, risolvendo le difficoltà, a rafforzare l’amore per la loro coltivazione, godimento puro dei sensi e dell’intelletto”...

 


...sono le parole introduttive degli autori di questo manuale, pubblicato nel 1940 e ritrovato dall’editore Donzelli, che lo ha riproposto in una elegante veste editoriale, corredata da una serie di immagini che riproducono 24 tavole  tratte dall’opera grafica di Ellen Willmott (Gardener and Plantswoman- The genus rosa, John Murray, Londra 1914). 



Preziosa  la prefazione, firmata da Tito Schiva, che presenta il libro come un testo dedicato agli appassionati di giardinaggio, ai quali vengono forniti consigli apparentemente semplici ma in realtà frutto di una cultura alta e raffinata; i due Calvino infatti erano due scienziati, botanici esperti; Eva Mameliè stata la prima donna italiana a laurearsi in Scienze naturali nel 1907. Mario Calvino, agronomo, lavorava a Cuba dove nacque Italo, il loro figlio primogenito. Tornati in Italia si stabilirono a Sanremo dove diressero la Stazione sperimentale di floricoltura “Orazio Raimondo”; convinti della centralità dell’uomo nei confronti della natura, i 250 quesiti contenuti nel libro danno consigli pratici, concreti, facili, ma pieni di una grande saggezza frutto di un’esperienza non solo teorica.
In sostanza perchè consultare questo Manuale: è l'eco di un mondo riservato e onesto, in cui persisteva l'eco dell'insegnamento di   Voltaire nel suo Candide: «Il faut cultiver notre jardin», Bisogna coltivare il proprio giardino.

Giro d'Italia Letterario con Levi e Cristo si è fermato ad Eboli.

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LA TAPPA DEL GIRO D'ITALIA LETTERARIO, MI  PORTA IN LUCANIA,  CON CARLO LEVI ED IL SUO ROMANZO "CRISTO SI E'  FERMATO AD EBOLI"


https://www.facebook.com/events/200783236774468/?source=1

http://2.bp.blogspot.com/-hyClBCYfbL8/Tru6W9LekHI/AAAAAAAABLg/bTcS2egIEUQ/s1600/g456cristo-si-fermato-ad-eboli.jpgE' un romanzo che ho letto in più fasi della mia vita: da studentessa universitaria, da Insegnante  Precaria  di Lettere alle prese con Concorsi a Cattedre, da Docente di Ruolo dedita a facilitare l'analisi e la comprensione di testi di narrativa connessi alla nostra storia e sempre ho voluto mettere in evidenza il ruolo della  donna e quella di  artista,  aspetto interessante della descrizione dell’ambiente nel romanzo legato con l’operato di Levi come pittore. Devo premettere che l'edizione che ho ri-letto è datatissima, un libro che  mio padre prediligeva  poiché anche lui aveva vissuto, se pur per pochi anni, in  quelle zone.
Posso dire che  i personaggi introdotti da Levi nel romanzo sono stati scelti attentamente: egli  racconta la scoperta di una civiltà diversa ma non nella forma di un diario. Non si può parlare di un documento immediato perché dall’esperienza diretta alla stesura del romanzo sono passati quasi otto anni. (1)Levi scrive i fatti e le vicende realmente vissuti  nel modo che ogni fatto, ogni  personaggio descritto nel racconto, viene raccontato con lo scopo di presentare al lettore  l’ambiente- cultura della Lucania.
L’autore riesce a descrivere la maggioranza dei temi  mediante  le figure femminili del romanzo: le classi sociali, la qualità della loro vita, i problemi sociali del paese, la magia e le credenze della gente.
Ecco la  prima donna che Carlo incontra,  la vedova dalla  quale gli viene offerto l’alloggio:

"[...], entrai dalla vedova, per una delle porte a lutto,[...] Migliaia di mosche anneravano l’aria e coprivano le pareti:[...] La stessa noia, e un’aria di disgusto, di ingiustizia subita e di orrore, stavano sul viso pallido della vedova, [...] Il marito era morto tre anni prima, di una brutta morte. Era stato attratto da una strega contadina con dei filtri d’amore, ed era diventato il suo amante. [...] e poiché egli[...], aveva voluto troncare la relazione peccaminosa, la strega gli aveva dato un filtro per farlo morire.[...] La moglie, una signora, era rimasta sola con un ragazzo di dieci anni [...]."2

La descrizione della casa povera e del destino della vedova e di suo marito, morto solo qualche tempo fa, introduce perfettamente il lettore nel mondo della miseria, dei tristi destini degli abitanti di Eboli. Per la prima volta viene presentata al lettore la magia che può causare anche la morte. E al lettore viene rivelata la misteriosità del luogo. L’incontro con la vedova come se servisse per introdurre il lettore nella situazione in cui Carlo si trova. E tramite la vicenda della vedova, Eboli viene definita con tre parole che la specificano precisamente: morte, magia e miseria.
La vedova rappresenta anche un tipo di "classe media" della società di Eboli. Da signora è diventata vedova e per mantenersi affitta la sua stanza. 
"La sua condizione era cosí intermedia tra quella dei galantuomini e quella dei contadini; aveva insieme, degli uni e degli altri, le maniere e la povertà."3
http://digilander.libero.it/trombealvento/indicecuriosi/levifossa.jpg

Un’altra figura femminile che appare nel romanzo in modo più significativo è Giulia, la donna che lavora per Carlo e che si occupa della casa. Così  possiamo conoscere un’altra tipologia  della donna del paese:

"Avrebbero potuto entrare a casa mia, per farmi i servizi, soltanto quelle donne che fossero, in qualche modo, esentate dal seguire la regola comune; quelle che avessero avuto molti figli di padre incerto, che senza poter essere chiamate prostitute (ché tale mestiere non esiste in paese), facessero tuttavia mostra di una certa libertà di costumi, e si dedicassero insieme alle cose dell’amore e alle pratiche magiche per procacciarlo: le streghe"  4
http://www.indire.it/immagini/immag/gamsecondo/levi_1394.jpg
Attraverso la conoscenza della strega Giulia al lettore vengono presentati magia, erotismo, e animalità del luogo. Giulia Venere detta Giulia la Santarcangelese è una donna di quarantun anni che ha avuto diciassette gravidanze. Ha una forza animalesca. Sa cucinare molto bene; anche da quel poco che si trova nel paese prepara i cibi deliziosi.

 Già il modo di cucinare di Giulia fa pensare a qualcosa di magico:

"Faceva il fuoco alla maniera paesana, che si adopera poca legna, con i ceppi accesi da un capo, e avvicinati a mano a mano che si consumano. Su quel fuoco cuoceva, con scarse risorse del paese, dei piatti saporiti." 

 Ma la sua bravura nel cucinare viene evidenziata anche per la sua capacità di preparare diversi filtri e la sua profonda conoscenza di magia:

"Nella cucina più misteriosa dei filtri, Giulia era maestra: le ragazze ricorrevano a lei per consiglio per preparare i loro intrugli amorosi. Conosceva le erbe e il potere degli oggetti magici. Sapeva curare le malattie con gli incantesimi, e perfino poteva far morire chi volesse, con la sola virtù di terribili formule."
 
Carlo si interessa di magia fino a imparare alcuni incanti. L’eroticità del personaggio di Giulia viene espressa tramite la storia del suo rapporto amoroso con il parroco da cui Giulia ha avuto due figli. In più nel racconto viene descritto il rapporto tra Carlo e Giulia che non è facile da accettare da parte di Giulia:

"La strega si stupiva anche che io non le chiedessi di fare all’amore"  5

La sua misteriosità e animalità sono espresse tramite la libertà che Giulia vive anche se lavora come serva: "Giulia andava, veniva, ricompariva a suo piacere: [...] Fredda, impassibile e animalesca, la strega contadina era una serva fedele"6


Giulia fa parte del paese come tutte le streghe presenti. Tramite le sue caratteristiche l’autore riesce a descrivere il paese come un luogo misterioso. L’atmosfera di Gagliano dove le donne-maghe non sono rare, si rivela a Levi attraverso la Giulia, espertissima in ogni forma di magia  7 
La sua vicenda contribuisce alla descrizione del luogo dove la credenza nella magia attribuisce a Eboli le qualità del posto pagano: "Non per niente Levi ha definito «pagani» i suoi contadini. In loro il mondo è vivo e attuale, costituisce una caratteristica della realtà in cui vivono, cui sono abituati a credere". 8

 
La terza donna messa in rilevo serve per la descrizione della piccola borghesia di Gagliano:

"Il mondo di Gagliano si configura come un universo spaccato: da una parte i contadini, i poveri, gli umiliati; dall’altra i «signori» ovvero i rappresentanti di una piccola borghesia intristita, marcia, che vive dei propri rancori e soprattutto è caratterizzata da una meschina, repellente disumanità che si contrapone alla silenziosa pazienza dei contadini, alla loro dignitosa accettazione della sofferenza.
 
Donna Caterina Magalone Cusciana è la sorella del podestà. Essendo suo marito volontario in Africa, Caterina svolge le sue funzioni di segretario del Fascio. Sta cercando di approfittare della presenza di Levi – medico – per poter eliminare il dottor Gibilisco da lei odiato
 
"Donna Caterina odiava [...] il dottor Gibilisco, odiava tutto il partito di parenti e di compari di San Giovanni che faceva capo a lui, odiava quelli che a Matera lo proteggevano. Io ero mandato dalla Provvidenza, e non importava quale fosse il pretesto politico del mio arrivo unicamente perché potessi servire di strumento al suo odio".9
  
Cosí il lettore viene informato sull’odio reciproco dei «galantuomini» il quale guida le loro azioni. Caterina vuole che Levi svolga l’attività di medico non perché i contadini abbiano una cura sanitaria migliore ma perché sia neutralizzato il suo nemico. L’odio tradizionale fra i due gruppi di famiglie dominanti nel paese sembra che sia elemento essenziale della vita della piccola borghesia10  insieme alla indifferenza per il popolo miserabile e sofferente dei contadini. 
La visita della sorella di Carlo che arriva per quattro giorni a Gagliano conferma il contrasto tra la povertà e arretratezza del Sud e la ricchezza del Nord. "Una signora del nord, cosí alla mano, e per di più una medichessa: non ne avevano mai viste"


Il fatto che Carlo ha una sorella stupisce gli abitanti del paese e suscita gli sguardi beati dei contadini nel confronto della coppia formata dall’autore e sua sorella. Levi usa questa occasione per poter spiegare il forte sentimento della consanguineità dei contadini e insieme ad essa il loro non sentirsi membri di uno Stato:

"Il vedermi con una sorella muoveva uno dei loro più profondi sentimenti: quello della consanguineità, che, dove non c’è senso di Stato né di religione, tiene, con tanta maggiore intensità, il posto di quelli. Non è l’istinto famigliare, vincolo sociale, giuridico e sentimentale; ma il senso sacro, arcano e magico di una comunanza"
 
Per mezzo delle vicende delle diverse donne raccontate nel romanzo possiamo scoprire molti elementi sociali e culturali che riguardano il meridione:

" Ogni elemento del racconto di Levi, il lettore se ne avvede procedendo di pagina in pagina, contiene una informazione dalla quale è possibile ricostruire, come dalle tessere di un mosaico, la condizione della vita della gente tra la quale l’autore si trova a trascorrere il tempo della sua condanna"11

 
Carlo Levi scrittore e pittore Meridione ed esperienza del confino dal punto di vista di Carlo Levi pittore

Un altro aspetto interessante della descrizione dell’ambiente nel romanzo è connesso con l’opera di Levi come pittore. Nel romanzo  possiamo trovare i riferimenti al tempo che Carlo Levi dedica alla pittura nel suo soggiorno in Lucania. Per poter dare al lettore un’immagine ancora più complessa del luogo del confino, Levi descrive l’ambiente di Gagliano anche dal punto di vista del pittore. Uno dei primi aspetti di Gagliano che Levi descrive nel romanzo è il carattere cupo del luogo dove si percepisce a prima vista la forte presenza della morte e per lui  pittore, il cimitero di Gagliano diventa il luogo più adatto per cominciare a dipingere: 
 
"Nei dintorni del cimitero non andavo soltanto per ozio, in cerca di solitudine e di racconti. Era quello l’unico luogo, nello spazio consentito, dove non ci fossero case, e qualche albero variasse la geometria dei tuguri. Perciò lo scelsi come primo soggetto dei miei quadri: uscivo, quando il sole cominciava a declinare, con la tela e i colori, piantavo il mio cavalletto all’ombra di un tronco d’ulivo o dietro il muro del cimitero, e mi mettevo a dipingere"

Tramite la descrizione dell’attività della pittura,  Levi arricchisce la trama con la sua visione poetica del luogo. Nel linguaggio della descrizione  usa,  per esprimere meglio la poeticità della sua visione, i colori e le sfumature. I colori cambiano e si smorzano con il crepuscolo e Levi evidenzia le qualità misteriose del luogo descrivendo la luna:

"Le ore passavano, il sole calava, le cose prendevano l’incanto del crepuscolo quando gli oggetti pare risplendano la luce propria, interna, non comunicata. Una grande luna esile, trasparente, irreale stava sopra gli ulivi grigi e le case, nell’aria rosata, come un osso di seppia corroso dal sale sulla riva del mare.[...] Perciò la dipinsi, in segno di saluto e di omaggio, rotonda e leggera in mezzo al cielo"

La pittura per l’autore rappresenta anche un simbolo della libertà. Quando descrive la luna l’autore si rende conto della sua libertà riconquistata rispetto ai mesi passati da Levi in una cella:

 "Ero in quel tempo, molto amico della luna, perché molti mesi, chiuso in una cella, non avevo veduto la sua faccia, e il ritrovarla era per me un piacere nuovo". 

Grazie alla capacità di dipingere Levi veramente riesce a conquistare anche il diritto di allontanarsi al di là delle case per poter ritrarre meglio le belezze del luogo:

"Il podestà e il brigadiere non volevano impegnarsi esplicitamente a questa infrazione ai regolamenti: ma a poco a poco, nelle settimane seguenti, si venne a una specie di tacito accordo, per cui avrei potuto, e soltanto per dipingere, dilungarmi di un due o trecento metri al di là delle case"

Possiamo seguire l’autore allorché si serve di un qualsiasi motivo per poter descrivere la cultura e la vita nel Meridione e nello scrivere il suo libro Levi ha avuto sempre presente l’intento di far trasparire dalla narrazione, per semplice che essa appaia, la sua particolare visione della civiltà contadina lucana, egli dipinge tante nature morte perché la gente non è disponibile per posare:

"Uscivo spesso, nelle belle giornate, a dipingere: ma lavoravo soprattutto in casa, nello studio e sulla terrazza. Dipingevo molte nature morte [...] Avrei voluto dipingere anche ritratti dei contadini: ma gli uomini avevano da fare nei campi, e le donne se ne schermivano, per quanto lusingate dalle mie richieste"
 
Ma  Carlo scopre il vero motivo del loro continuo rifiuto di lasciarsi dipingere. I contadini credono che il pittore facendo il ritratto della persona, ottenga il potere assoluto su questa persona:

"Capii allora che la ripugnanza aveva un ragione magica,[...] Un ritratto sottrae qualcosa alla persona ritratta, un’immagine: e, per questa sottrazione, il pittore aquista un potere assoluto su chi ha posato per lui".


 Il concetto di pittura e scrittura è per Levi la realtà che passa dalla tela alla pagina scritta. E l’autore stesso  aveva più volte espresso il concetto dell’importanza della forma espressiva grafica nella sua opera. E Zevelechi Wells 12 sottolinea l’importanza dell’aspetto che Levi era oltre a uno scrittore anche un pittore molto attivo:
 
"Non fu uno scrittore che fu anche occasionalmente pittore [...], ma un pittore che eccelse nella sua parte anche quando usava la parola invece del pennello.

Perciò anche gli argomenti trattati nel romanzo sono stati espressi  anche nei quadri  13    :

"Un profilo della personalità culturale e artistica di Carlo Levi può essere tracciato partendo da diversi punti di vista. Si può considerare prevalente, o comunque centrale, l’esperienza pittorica: fin dalla giovinezza e per tutta la vita Levi fu infatti pittore, e nei suoi quadri si ritrovano gli stessi soggetti della sua scrittura. Può anche essere altrettanto legittimamente posta al centro dell’attenzione la sua attività di scrittore.





1- LEVI, Carlo: Cristo si è fermato a Eboli.Torino: Einaudi, 1945, p. 93. 
Cfr.MICCINESI, Mario: Come leggere Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Milano: Mursia, 1985, p. 50.
2- LEVI, Carlo: Cristo si è fermato a Eboli.Torino: Einaudi, 1945, p. 8.
 3-  "  "
4- "" p. 90
5 -LEVI, Carlo: Cristo si è fermato a Eboli.Torino: Einaudi, 1945, p. 136.
6  -Ivi, p. 94.
7- Cfr. MICCINESI, Mario: Come leggere Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Milano: Mursia, 1985, p. 69.
8- MICCINESI, Mario: Come leggere Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Milano: Mursia, 1985, p. 68.
 9- LEVI, Carlo: Cristo si è fermato a Eboli.Torino: Einaudi, 1945, p. 49.
 10-  p. 78.
 11-  MICCINESI, Mario: Come leggere Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Milano: Mursia, 1985, p. 36.
12 - EVELECHI WELLS, Maria Xenia: La parola e l’immagine. Un’esame dei quadri di Lucania e del manoscritto di "Cristo si è fermato a Eboli"in:DE DONATO, Gigliola: Carlo Levi - il "tempo" e la "durata" in "Cristo si è fermato a Eboli". Roma:Ed. Fahrenheit 451, 1999, p. 243.
13- cfr. DE SANCTIS, Felice: Clic su Lucania ’61 affresco del mondo negato in «La Gazzetta del Mezzogiorno»
 http://www.felicedesanctis.it/News-Dett.aspx?Id_News=168.- pubblicato: 5 giugno 2006,

PER I VENERDI' DEL LIBRO, DUE CONSIGLI DI LETTURA

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http://www.homemademamma.com/2014/02/21/venerdi-del-libro-parli-sempre-di-corsa/
UN CURIOSO VENERDI' DEL LIBRO 
dedicato a due PARTICOLARI consigli di lettura ...

Tempo fa l’Huffington Postcelebrava, in un articolo, i personaggi "datati"  della letteratura. Perché se è appassionante per i lettori seguire la crescita dei loro protagonisti preferiti ( da Harry Potter a Twilight),  immaginandone il futuro, nulla osta  di trovare spunti di riflessione anche in quelle figure letterarie la cui storia  narrativa si è svolta -prima di trovare spazio tra le pagine di un libro-  in un passato per noi lontano ma solo fino ad un certo punto, perché è ciò che ne ha plasmato il carattere e che poi ritroviamo nei romanzi che li accolgono:

«Qualcosa da dire circa i personaggi più vecchi. Le loro personalità sono state scolpite da infanzie facili o difficili? Hanno imparato qualche lezione? Come reagiscono al deterioramento fisico dell’età? Sono felici o amareggiati? Hanno forse un’ultima possibilità per essere felici?»

L’articolo cita alcuni esempi notevoli come  Ursula Iguaran di Cent’anni di Solitudine di Gabriel Garcia Marquez, o Santiago de Il Vecchio e il mare di HemingwayGoriot di Balzac, ma anche Gandalf de Il Signore degli Anelli....Ma cita anche  Half Broken Things di Morag Joss, The Bulgari Connection di Fay Weldon e L’assassino cieco di Margaret Atwood, ammettendo che è stata proprio la lettura di questi tre romanzi, che mostrano  eroine,  donne non più giovani ma  sorprendentemente energiche, a spingere a pensare che  anche personaggi non più nel fiore dell’età possono costituire un irresistibile fulcro narrativo. 
Ed ecco allora che ho trovato  un  articolo pubblicato pochi giorni prima dal The Guardian in cui si descriveva la parabola di una ultrasessantenne scrittrice emergente, Hilary Boyd, autrice di Thursdays in the Park,storia di una nonna che incontra finalmente  l’uomo dei suoi sogni, romanzo dapprima snobbato dalla critica e dai lettori e poi inaspettatamente balzato, dal cartaceo al digitale, in cima alle classifiche di vendite per Kindle, superando addirittura Ken Follett

Mi sono sentita euforica ed ho plaudito a questo inaspettato successo, una  scrittrice ultrasessantenne...mi sento a casa !!!
 La stessa autrice ammette: «Il sesso nel parco batte quello nel seminterrato». Proprio così.
Di più, Hilary Boyd crede di avere trovato una nuova categoria di lettori (e di conseguenza una nuova fetta di mercato editoriale) fatta di: «Anziani che si innamorano e hanno relazioni appassionate», il “grey market” o  la “gran-lit” .
E allora come dobbiamo concepire gli “anta” in letteratura? esempi – positivi,  negativi, sinceri, imperfetti – di una vita che scorre modellando il carattere secondo il proprio corso, o come l’ultima frontiera delle etichette commercial-editoriali? 
Ma soprattutto, ci si può chiedere:«Quali sono i personaggi in là con gli anni che preferiamo? E in che modo la loro età contribuisce a renderli memorabili?»



 

La mente è un tesoro da salvaguardare: pratici metodi per esercitare la memoria divertendoci

Da Sperling & Kupfer, una raccolta di simpatiche filastrocche capaci di riportarci all’infanzia e allenare il  cervello...a tutte le età !!! 

La facoltà di ricordare è per l’uomo una  risorsa e le celebri parole di Proust,  da Alla ricerca del tempo perduto, poeticamente lo sottolineano: «Quando più niente sussiste d’un passato antico [...] l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano [...] sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo». 

La memoria, dunque, una meravigliosa “arma segreta” dell’uomo: come allenarla se si rivela così essenziale nel nostro percorso? In che modo possiamo ricordare nomi, posti, luoghi, formule e stratagemmi? E quali sono le magiche regole per non dimenticare? Tutto ciò è nel libro di Pinuccia Ferrari Dossena, consulente editoriale e scrittrice, intitolato, non a caso, Su qui e su qua l’accento non va ,raccolta di filastrocche, metodi, astuzie e scioglilingua della nostra infanzia. 
http://www.sorasecondo.it/x%20sito%20nuovo/gif/gif_animate_scuola_03.gifE’ chiaro fin dal titolo che questo è un simpaticissimo libretto dedicato soprattutto a quelli che, come me, adorano le filastrocche e le rime.  L' ho scovato in BIBLIOTECA  e mi ha colpito il sottotitolo:“Le magiche regole per non dimenticare quello che abbiamo imparato a scuola”. Nel volumetto, divise per materie, vengono riportate e spiegate tantissime di quelle rime, quelle frasette, quelle parole astruse che da scolari imparavamo nella speranza di riuscire a ricordare le cime dei monti, i fiumi, le regole di grammatica… ne ho ri-trovate tantissime!
Ne esistono infatti anche per imparare la chimica, la biologia, i logaritmi, il latino, il greco ...
http://www.andromedafree.it/gifanimate/archivi/scuola/pagine/05/gif_animate_scuola_08.gif
Sfogliando le pagine sono ritornata sui  banchi, ai pomeriggi di studio “matto e disperatissimo” (solo perché si arrivava sempre all’ultimo minuto, almeno nel mio caso!). Mi ha fatto ricordare i compiti in classe, le interrogazioni (e tanti strafalcioni miei e dei compagni che diventavano i tormentoni in aula per settimane!),  la paura prima degli esami…
Un libro godibilissimo   che può essere ancora molto utile a chi si trova a scuola di questi tempi. Perché è vero che oramai il nozionismo non esiste quasi più nelle aule, ma ci son cose che proprio non si possono ignorare. E con l’aiuto di una rima o una parola stramba o un non sense, ricordare diventa più semplice!
 
http://www.megghy.com/gif_animate/categorie_varie/scuola/82.gifAlzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha recitato a mente la filastrocca per ricordarsi l'ultimo giorno del mese: ... Trenta giorni ha novembre con april, giugno e settembre, di ventotto ce n'è uno, tutti gli altri ne han trentuno... Pinuccia FerrariDossena, giallista, "gattara", consulente editoriale dunque, ha raccolto "le magiche regole per non dimenticare" che hanno  aiutato generazioni di scolari nel difficile compito di districarsi tra accenti, doppie, formule matematiche e fisiche. 
Scrive Stefano Bartezzaghi nella prefazione: "Anche i sistemi coatti con cui una volta si era costretti a mandare a memoria sciocchezze come i nomi delle catene delle Alpi ("Ma con gran pena le reca giù") rivelano così il loro senso: ora che nessuno ci obbliga ad adottarli (tanto, se non sono su Google vuol dire che non sono poi così importanti) diventano giochi". 
http://3.bp.blogspot.com/_lKVdVVfmqxk/S7RpMzAka9I/AAAAAAAAAYc/VFpPRPoIX7Y/s200/maestra.gif....sarebbe utile avere ancora a mente la poesiola che recitava: Su qui e qua l'accento non va su lì e su là l'accento ci sta, su me e su te l'accento non c'è e non lo vuol su ma lo vuol giù e lo vogliono pure lì, là, più,e anche se si tratta di vecchie filastrocche, il libro può essere un regalo utile e insieme divertente per uno scolaro di oggi! Ma pure per un insegnante o una maestra, fosse anche solo per strappare un sorriso agli alunni intenti a sgobbare sui libri!


CON I CONTRIBUTI DI MOLTI, ECCO IL NOTIZIARIO SU RICETTE LIBRI FILM TRADIZIONI IN CUI LE ABBIAMO RI-TROVATE

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IL CONTEST-EVENTO DA ME IDEATO, "RICETTE ... DOVE LE ABBIAMO RI-TROVATE" , E' TERMINATO DA QUALCHE SETTIMANA


IL  BANNER
http://letturesenzatempo.blogspot.it/p/blog-page_30.html 
 

I contributi si sono indirizzati su Libri, Romanzi, Film, Tradizioni, Fiabe.... che "ci hanno  parlato " di cucina.L'iniziativa da me organizzata  ha avuto la finalità di ri-trovare e raccogliere appunti di cucina.
 IL SUO INCIPIT    QUI .
 
I contributi hanno spaziato dal testo della ricetta/riferimento al romanzo/libro, a foto/collage, disegni, film, creazioni personali ispirate dalle ricette.
...E COME   PREMIO? 

UN SEGNALIBRO. DA ME IDEATO,  PLASTIFICATO...
 
 UNO SCAMBIO A SUON DI...PIATTI !!! 
 





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